Camminando per piazza San Domenico Maggiore è facile notare Palazzo Petrucci, una imponente costruzione del ‘400.
Il palazzo fu casa degli incontri segreti dei congiurati che presero parte alla famosa “Congiura dei Baroni”, in cui i baroni provarono ad uccidere il Re Ferrante. Il destino dei congiurati è degno della legge del contrappasso di Dante: non solo il re scoprì il tradimento e riuscì a fermarlo, ma la leggenda vuole che le teste dei baroni furono murate tra le colonne dello stesso palazzo.
Lo strapotere dei Baroni e l’ascesa degli Aragonesi
Durante il XV secolo a Napoli erano al potere gli Angioini, che, di fatto, erano poco apprezzati dal popolo e non esercitavano un gran potere. In questo contesto poco favorevole per i reali, vediamo i baroni salire sempre più al potere.
Infatti, le grandi famiglie baronali avevano ormai raggiunto le massime cariche del potere nel regno, governando al posto del Re stesso, il quale ormai non esercitava più alcun potere. Come ogni regno senza un vero Re, anche quello di Napoli non ebbe vita lunga.
Con l’ascesa degli Aragonesi e di Re Ferrante, l’equilibrio mantenuto fino ad allora tra il Re e i baroni iniziò a collassare.
Innanzitutto, Re Ferrante voleva modernizzare l’intero apparato statale e pensò che il primo passo per far ciò fosse un’imponente riforma economico-statale che mirava ad eliminare lo strapotere dei Baroni. I baroni, perdendo in un colpo tutti i loro privilegi, cercarono più volte di uccidere il Re, fino alla congiura che non ebbe l’esito desiderato.
Palazzo Petrucci e la mancata vendetta dei Baroni
Nella faida tra il re e la classe di baroni fu coinvolto anche Antonello Petrucci, un potente e fidato segretario del re e, precedentemente, segretario di re Ferrante I, il quale gli conferì il titolo di barone ed altri privilegi feudali. Lo stesso Petrucci era il proprietario di Palazzo Petrucci, che fu acquistato dalla famiglia nel ‘400 circa, ma la cui costruzione risaliva al secolo precedente.
Petrucci, timoroso di perdere i numerosi privilegi di palazzo, si alleò con i baroni e nel 1485 rimase coinvolto nella congiura ai danni di re Ferrante, diventando uno dei principali protagonisti dell’attacco alla dinastia reale. Da lì, il palazzo divenne sede degli incontri clandestini dei congiurati.
Il tradimento fu eseguito nella Sala dei Baroni nel Maschio Angioino, ma Ferrante riuscì a salvarsi, debellando la congiura e punendo severamente i baroni coinvolti. Il 15 maggio 1487 tutti i baroni furono decapitati nel Maschio Angioino, tra cui lo stesso Petrucci. Ma la crudeltà del Re non finì lì e, secondo la leggenda, le teste dei Baroni furono portate nel Palazzo e murate tra le colonne.
In seguito alla morte di Petrucci, la famiglia fu costretta a vendere il palazzo, che passò ai d’Aquino dei principi di Castiglione.
E così, ancora oggi, i fantasmi dei baroni girano nel palazzo Petrucci cercando una nuova vendetta verso un re che tolse loro tutti i privilegi e anche la vita.
-Chiara Sarracino
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