La piccola Piazza Francese, che oggi si trova schiacciata fra Piazza Municipio, Via Depretis e il porto, un tempo era ben più grande della malconcia e sporca stradina che oggi fa da ingresso posteriore del Teatro Mercadante.
In realtà un tempo questa era una zona dalle due facce: di giorno era il pubblico lavatoio, di notte diventava uno dei più famosi luoghi dove si esercitava la prostituzione di basso livello a Napoli. Tutto nacque da un piccolo gruppo di mercanti che si stabilirono qui in epoca angioina.
Alle origini di Piazza Francese
Chiediamoci però perché questa zona è dedicata ai Francesi. In realtà l’origine è la stessa di Rua Francesca, che si trova al Borgo degli Orefici: fu infatti dedicata ai francesi perché, ai tempi degli Angioini, si stabilì qui una vivace comunità di mercanti provenienti dal paese transalpino. Stiamo parlando di tempi abbastanza antichi, intorno al XIV secolo, e sul trono del Maschio Angioino c’erano i discendenti di Carlo d’Angiò, provenienti proprio dalla Francia.
Non servì molto tempo per vederla lentamente finire nel degrado, soprattutto nei tempi incerti del Viceregno, in cui l’intera popolazione di Napoli, dopo il viceregno dell’accorto Don Pedro di Toledo, si impoverì sempre di più, flagellata da invasioni, guerre civili, malgoverno, rivolte ed epidemie drammatiche. Con questo crollo arrivò anche l’imbastardimento di tutta la popolazione e la sparizione di quei gruppi di mercanti che caratterizzavano i tanti quartieri di Napoli, che oggi sono ricordati nei nomi delle strade. Piazza Francese diventò nota in quel periodo per diventare un luogo di prostituzione per il popolo, malfamato e spesso caratterizzato da episodi di cronaca nera: spesso questa zona del Porto è citata anche da Ferdinando Russo che, in modo un po’ bohémien, si divertiva spesso a frequentare le zone malfamate della città.
C’è però anche un aneddoto simpatico: quando nel XIX secolo i francesi provarono a cambiare il nome di Boulevard des Italiens, una delle strade più famose di Parigi, i napoletani risposero proprio citando Piazza Francese:
Per odio dell’Italia, il Boulevard
epigramma del Duca di Maddaloni
des Italiens in Boulevard Riviere
il popol di Parigi vuol mutar
Noi di Napoli non l’imiteremo
e, generosi ognor, Piazza Francese
sempre Piazza Francese chiameremo!
Un lavatoio pubblico
I tempi passarono in fretta e, nonostante la riforma di Carlo di Borbone, che diede finalmente la scossa alla città di Napoli dopo la cancrena sociale ed economica dell’ultimo secolo di viceregno, Piazza Francese rimase sempre la stessa. L’unica aggiunta fu la ricostruzione del lavatoio pubblico, dove le donne dell’intero quartiere Porto si recavano per pulire a mano i panni nelle larghe vasche. Rimase in funzione fino all’ultima Guerra: racconta una signora di 90 anni che spesso, da bambina, si recava con la madre a lavare i panni degli americani, dopo l’arrivo dei militari alleati in città.
A vederla oggi non riusciremmo nemmeno ad immaginare la presenza di una fontana o di un lavatoio: la piazza è stata distrutta non tanto dopo il Risanamento, ma dopo la II Guerra Mondiale, con la ricostruzione completa di Via Marina e Via Cristoforo Colombo, che erano state completamente distrutte dai bombardamenti alleati. Anche qui quindi fecero capolino i nuovi edifici degli anni ’60 che distrussero buona parte degli edifici e dei fondaci antichi (o ciò che ne rimaneva).
Oggi c’è un edificio che ha l’ingresso bizzarramente tagliato a metà proprio a causa delle costruzioni del dopoguerra. Ricorda come Piazza Francese sia ormai rimasto solo il ricordo di una strada irregolare e stretta alle spalle del palcoscenico di Piazza Municipio, che stupisce i visitatori quando arrivano a Napoli.
-Federico Quagliuolo
Riferimenti:
Gino Doria, Le strade di Napoli, Ricciardi Editore, Milano, 1982
Romualdo Marrone, Le strade di Napoli, Newton Compton, Roma, 1994
Giancarlo Alisio, Napoli e il Risanamento, Edizioni Scientifiche Italiane, 1988
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