Cappella di Sant’Ignazio

La chiesa del Gesù Nuovo di Napoli custodisce opere d’arte uniche nel suo genere, ammirate dai turisti e dai visitatori, ma una in particolare è oggetto di grande emozione da parte dei turisti: la Cappella di Sant’Ignazio di Cosimo Fanzago.

Cappella di Sant'Ignazio

Cappella di di Sant’Ignazio nel Gesù Nuovo

È un’opera monumentale: impegna la testata del transetto sinistro ed è sviluppata su due registri. Su quello inferiore si trova l’altare, invece su quello superiore sono riportate le porticine laterali e due nicchie, inglobate da colonne di marmo rosso e profilate in marmo giallo di Siena che ospitano le statue del David a sinistra e di Geremia a destra.

L’eredità per la costruzione della Cappella di Sant’Ignazio

Il principe di Venosa Carlo Gesualdo, deceduto nel 1613, donò una copiosa somma di denaro tramite testamento per la costruzione di una grande cappella. La motivazione che spinse Gesualdo alla donazione era l’omicidio della prima moglie Anna d’Avalos e del suo amante Fabrizio Carafa. Sperava di purificare il suo peccato in questo modo.

La commissione della Cappella di Sant’Ignazio

Abbiamo letto moltissimi i documenti inediti ed editi che mostrano i passaggi della commissione della Cappella.

Nel 1637, Cosimo Fanzago ebbe l’incarico di edificare la Cappella di Sant’Ignazio dal prefetto generale dei gesuiti Flaminio Magnati per 17 mila ducati per la decorazione della cappella. Cosimo Fanzago segui anche il modello di legno di padre Magnati.

scritture bancarie

Tra il 1638 e il 1640 risultano una lunga serie di pagamenti dei banchi pubblici napoletani a Cosimo Fanzago insieme a Marasi e a Lazzari per la compravendita dei marmi. Marasi e Lazzari fornivano i marmi a Fanzago per la costruzione della cappella.

Nel mese di febbraio 1639, invece, Cosimo Fanzago stipulò un contratto con due marmorari, una società che si affidava a Giuseppe Pelliccia per ottenere dei colonne di breccia di Francia, due per la Cappella di Sant’Ignazio. Le statue erano già pronte nel 1646. Tuttavia il David e Geremia furono collocati nelle nicchie nel 1654 per un rallentamento per un soggiorno romano dello scultore di Clusone.

Cosimo Fanzago e il paragone col Bernini

Cosimo Fanzago soggiornò a Roma nel 1638, dove come attestano i critici dell’arte, apprese lo stile di Bernini uscendo dai canoni tardo cinquecenteschi. Infatti, il David è impostato specularmente, ma al movimento a spirale del corrucciato Geremia fa riscontro un più pausato contrapposto: il braccio lungo il fianco lascia ben visibile il torso nudo definito nei muscoli, traversati da una striscia di pelle che regge la pelliccia rivoltata, stretta intorno ai fianchi.

Cappella di Sant'Ignazio

Particolare del David di Cosimo Fanzago

Il manto copre la spalla destra ed è drappeggiato sulla lapide posta di fianco alla figura, quasi nascondendola. Con pari abilità tecnica, Cosimo Fanzago indaga i solchi delle rughe di Geremia e la piena giovinezza del volto assorto di David, incorniciato da una voluminosa calotta di riccioli sfioccati, dove lo scalpello è sostituito dal trapano che fora, pettina e arriccia le ciocche, così come intreccia la rete della fionda tesa dall’ultimo sasso e avvolta intorno alla mano destra, e definisce i riccioli giganti della terribile testa di Golia, con la ferita del sasso visibile sulla fronte, oltre la cornice della base.

Geremia è rappresentato di tre quarti. A chi guarda la cappella dalla navata centrale, il profeta appare girato, il volto sdegnoso con le sopracciglia aggrottate, il naso adunco e le vene rigonfie del collo, che dovevano invece essere in parte schermate dalla visione frontale, per sorprendere chi poi si accostava al transetto dalla navata minore.

Cappella di Sant'Ignazio

Cosimo Fanzago raggiunge un apice virtuosistico nel lavorio di scalpello del panneggio, purtroppo scheggiato e danneggiato nei bombardamenti del secondo conflitto mondiale. Il manto si ammassa in pieghe che accentuano la rotazione verso l’esterno della spalla destra; la falda sinistra risvolta sulla lapide con pieghe dai profondi sottosquadri, creando zone d’ombra in cui si confondono le dita nodose, mentre il bordo frangiato che fascia il ginocchio avanzato s’increspa in rivoli di pieghe angolose.

Il muscoloso braccio destro è piegato in avanti a chiudere l’accentuata rotazione delle spalle ed è poggiato sulla lapide quasi a reggere il volto in un gesto di chiusa malinconia di ascendenza michelangiolesca. Una dimostrazione di unire il vecchio con il nuovo stile e unire il barocco napoletano a quello romano.

Fonti

D’Agostino Paola, Cosimo Fanzago Scultore, Paparo Edizioni S.R.L., 2011

https://www.treccani.it/enciclopedia/cosimo-fanzago_(Dizionario-Biografico)/

https://www.treccani.it/enciclopedia/david_%28Dizionario-di-Storia%29/

https://www.treccani.it/enciclopedia/geremia_%28Enciclopedia-Italiana%29/

https://www.treccani.it/vocabolario/ricerca/bernini/

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