Una canzone dei Queen, it’s a hard Life, legata a una questione tutta meridionale: un ponte che collega il lontano 1892 con il 1984; l’Inghilterra con Napoli; Milano con Cosenza. Tempi, epoche, luoghi che in nessun modo si sarebbero incontrati se non attraverso la musica.
C’è infatti una profonda e tragica storia napoletana in It’s a Hard Life dei Queen, che, nel suo incipit, vuole omaggiare Vesti la Giubba di Ruggero Leoncavallo.
Fu Freddie Mercury in persona, nel suo geniale estro e nel suo profondo amore per i classici dell’opera e dell’arte, a voler omaggiare personalmente una delle arie italiane più famose al mondo, nonostante gli altri componenti della banda fossero assai contrariati: “nel video della canzone siamo più stupidi di chiunque altro, i pagliacci eravamo noi” disse Roger Taylor qualche anno dopo la pubblicazione del video.
It’s a hard life in Calabria
L’opera citata dai Queen è infatti Pagliacci e racconta un episodio al quale il padre di Leoncavallo, magistrato della Corte Criminale di Napoli durante il regno borbonico, assistette quando fu trasferito in Calabria dopo l’Unità: a Montalto Uffugo in provincia di Cosenza, dinanzi ad un giovanissimo Ruggero, fu infatti consumato un omicidio per una vendetta d’amore ed il padre fu chiamato a giudicarlo.
Il momento fu tanto crudo ed atroce che segnò la fantasia di un bambino che, ad appena cinque anni, non fu preparato ad affrontare emozioni tanto forti e violente: nella sua fantasia l’omicida divenne un pagliaccio e le vittime i traditori.
In Vesti la Giubba, infatti, il commediante si sta preparando ad affrontare uno spettacolo in cui, straziato nel cuore, dovrà far ridere i paganti nonostante abbia appena scoperto il tradimento della moglie.
Inquietudine e tormento nell’animo sono però i genitori di ogni artista: anche Ruggero Leoncavallo dedicò la sua vita all’arte ed è quest’ultima ciò che lo spinse a muoversi tra le città più disparate, portando nel proprio bagaglio esclusivamente pane e musica: era infatti un cittadino del mondo, che aveva in realtà profonde radici. Infatti il suo genio eclettico e l’indistinta passione per l’arte erano fortemente legati alla sua terra d’origine.
Chi era Ruggero Leoncavallo?
Leoncavallo nacque a Napoli il 23 aprile 1857 da una ricca famiglia di magistrati. Napoli è il luogo in cui, secondo Leoncavallo, la sua inclinazione artistica poteva esprimersi libera, alimentandosi della bellezza e della gioia che la città partenopea riesce a trasmettergli: una volta cresciuto, chiese esplicitamente ai genitori di tornare a Napoli per proseguire gli studi musicali.
Sarà proprio a Napoli che Ruggero conseguirà il diploma al Conservatorio . È questo il primo approccio alla musica, unico filo conduttore di una vita intera.
Un pianoforte come compagno di viaggio, lontano nelle terre d’Egitto fino ai più sofisticati salotti parigini. Affermato compositore, Leoncavallo decisee di dare eco anche ad un’altra passione, la letteratura. Frequentò infatti la Scuola di Carducci all’Università di Bologna. Il connubio perfetto tra musica e parole gli permise di diventare il principale librettista delle proprie opere.
Partendo da Napoli e tornando a Napoli, nel 1892 pubblicò quindi “Pagliacci” in cui raccontò il terribile episodio al quale aveva assistito da bambino e, dieci anni dopo la pubblicazione, il successo passò per le corde vocali di Enrico Caruso, che stabilì un record mondiale: nel 1904 la sua versione di Vesti la Giubba fu la prima canzone a vendere oltre un milione di copie, un risultato paragonabile ad uno dei massimi successi planetari della Storia musicale.
Proprio l’amore, lo stesso che mosse i feroci rivolgimenti dell’animo di uno sconosciuto assassino innamorato di 124 anni fa, si trovò ad accendere la fantasia di un bambino napoletano che, dietro il palco illuminato del Dal Verme di Milano, avrebbe poi raccontato per un secolo intero una triste e cupa storia di passioni.
Ed i Queen, in una canzone di cent’anni dopo sui tormenti di un cuore senza amore, portarono una goccia di tragica passione mediterranea.
Federico Quagliuolo e Roberta Ibello
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