L’Università di Napoli non è solo la più antica istituzione pubblica del mondo, ma ha anche un’altra medaglia: ha infatti ospitato la prima facoltà d’Ingegneria in Italia.

Il merito è tutto francese. Nel breve periodo storico in cui i francesi dominarono l’intera Europa, Gioacchino Murat era re di Napoli. In quegli anni esportarono innovazioni che, ancora oggi, hanno fatto la storia del diritto, delle scienze e delle arti.

Il 4 marzo 1811 fu infatti fondata la “Scuola di Applicazione in Ponti e Strade” con real decreto firmato personalmente da Murat (tuttora presente negli archivi di Stato, siglato “Gioacchino Bonaparte“, dato che il Re amava firmarsi con il cognome della moglie)

L’Università fu un’innovazione storica in Italia: si ispirava al modello della École nationale des ponts et chaussées di Parigi (la più antica facoltà d’ingegneria del mondo, fondata nel 1747) e, per la prima volta, formava gli ingegneri anche in ambito civile.
In Italia, infatti, esistevano già da tempo scuole d’ingegneria, ma erano istituzioni legate esclusivamente alle carriere militari.

Il cartello della Facoltà di Ingegneria nella sede antica di Via Mezzocannone

Il XIX secolo portava infatti arie di cambiamento, progresso e innovazione. La rivoluzione industriale incombeva e, proprio in quel periodo, cominciò l’irrefrenabile ascesa degli ingegneri nel mercato del lavoro: i macchinari di produzione cominciavano ad essere sempre più raffinati e necessitavano continuamente di revisioni, perfezionamenti e innovazioni. Così come ponti, strade e infrastrutture cominciavano a diventare sempre più complessi e vicini al mondo moderno e lo Stato aveva bisogno di formare tecnici proprio come, sei secoli prima, Federico II aveva capito che le Università avrebbero prodotto le classi dirigenti delle società del futuro. La Facoltà d’Ingegneria era quindi l’espressione necessaria dei secoli futuri.

I difficilissimi test d’ingresso

La Facoltà di Ingegneria di Napoli era un’università per pochi. Il primo corso si tenne proprio nel 1811 e furono ammessi solo 12 allievi.
Erano infatti necessari dei test di ammissione severissimi, che richiedevano “la conoscenza di tutte le matematiche pure e de la statica applicata all’equilibrio delle macchine“.
Ma erano fondamentali anche conoscenze classiche: gli Ingegneri del Regno di Napoli dovevano avere “perfetta conoscenza di Latino e Francese, oltre all’Italiano“.

E non finiva qui. Superata la prima prova del test, era necessario anche realizzare una prova di disegno tecnico.

Il corso durava 4 anni e i primi laureati arrivarono nel 1814. Fra questi spicca il nome di un diciannovenne Luigi Giura, l’autore del rivoluzionario Ponte del Garigliano e, successivamente, del Ponte Maria Cristina dalle parti di Solopaca, oggi distrutto. Opere che, per l’epoca, erano considerate inimmaginabili.
I risultati di studi così intensi e serrati non si fecero attendere e i benefici furono tutti a favore della rinnovata monarchia borbonica.

In modo abbastanza sorprendente, in realtà, Ferdinando I decise inizialmentedi chiudere la Scuola di Ingegneria subito dopo la restaurazione.

ponte sul Garigliano
Il ponte sul Garigliano, opera di Luigi Giura, il primo laureato d’Ingegneria

Poi ci ripensò e, nel 1818, la affidò al fedelissimo ufficiale Carlo Afan de Rivera, che diede grandissimo lustro all’istituzione, preparando in modo eccellente gli studenti in tutti i campi dell’ingegneria civile, idraulica e meccanica.

Ironicamente, fino all’inizio del XX secolo, si stima che gli ingegneri napoletani fossero i più poveri d’Italia.

Fu calcolato che nel 1889 gli ingegneri civili napoletani avessero un reddito di 1183 lire annue (comunque molto alto per la media dell’epoca), poco più della metà di un collega milanese. Per fare un paragone paradossale per i nostri tempi, la scuola umanistica contava laureati con redditi quadruplicati rispetto a quelli di un ingegnere.

Un dipartimento di uomini illustri

La classe ingegneristica napoletana, in tutto il XIX secolo, si coprì di onori e primati. Basta immaginare la prima ferrovia d’Italia, la Napoli-Portici, così come le opere di personaggi memorabili come Alfonso e Camillo Guerra, pionieri del calcestruzzo armato in Italia e autori del colossale Mausoleo Schilizzi o del Palazzo della Borsa di Napoli. Senza dimenticare le eccellenze tecniche di San Leucio e Pietrarsa, tutte progettate dai migliori ingegneri del regno.
L’Università, dopo l’Unità, continuò a formare menti meravigliose, da Renato Caccioppoli a Umberto Nobile, arrivando al recentissimo Scipione Bobbio, giusto per citare alcuni. Sarebbe impossibile elencare tutti i nomi!

Il busto in onore di Umberto Nobile all’interno della Facoltà di Ingegneria

Come ci è arrivata Ingegneria a Fuorigrotta?

L’attuale sede centrale del Dipartimento di Ingegneria fu progettato nel 1955 da Luigi Cosenza, che fu anche docente dell’Università, oltre ad essere erede di una famiglia di ingegneri sin dai tempi della fondazione.
La scelta ricadde sul quartiere di Fuorigrotta perché, negli anni del dopoguerra, fu immaginata come cittadella universitaria dagli urbanisti dell’epoca.

In realtà la sede della nuova facoltà di Ingegneria, secondo i progetti fascisti del 1937, si sarebbe dovuta costruire nei pressi dello Scudillo, nella zona collinare di Napoli, dove già erano in costruzione gli ospedali della città.

In precedenza le sedi d’ingegneria furono due: sono documentati diversi corsi tenuti nelle aule dell’Accademia di Belle Arti. Poi l’insegnamento trovò sede a Palazzo Gravina, dove oggi è presente la facoltà di Architettura. Infine fu spostata a Via Mezzocannone nel 1863. Ancora oggi c’è una targa arrugginita che ricorda l’ingresso della “Regia Facoltà di Ingegneria“.

Da quando si laurearono i primi ingegneri sono trascorsi due secoli e, ancora oggi, l’Università di Napoli forma le eccellenze del futuro.

-Federico Quagliuolo

Riferimenti:
http://www.cittadellascienza.it/centrostudi/2016/08/la-scuola-di-ingegneria-napoletana-nello-sviluppo-scientifico-del-mezzogiorno
https://books.google.it/books?id=5yF2I0lN28QC&pg=PA129&lpg=PA129&dq=ingegneri+napoletani+storia&source=bl&ots=PTGOp9tnLv&sig=ACfU3U3f85Ta-zwhdsk1uLYmy-dz6ovPGQ&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwiYqKeS26fpAhVlBhAIHe0qB2cQ6AEwBXoECAkQAQ#v=onepage&q=ingegneri%20napoletani%20storia&f=false
https://www.storiacity.it/guide/906-edificio-facolta-di-ingegneria-napoli
https://www.storiacity.it/guide/1200-sedi-universitarie-di-napoli#2
http://www.unina.it/-/1324956-la-facolta-di-ingegneria-compie-196-anni

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