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Il primo disco inciso in Italia fu il frutto di una felice collaborazione fra Napoli, gli Stati Uniti e Milano. Nel 1895, infatti, fu messo in commercio “‘A risa”, una canzone del cantautore napoletano Berardo Cantalamessa, un pioniere della tecnologia del futuro. Questa canzone fu poi ripresa da Aurelio Fierro cent’anni dopo.

All’epoca la musica napoletana era apprezzata e seguita in tutta Italia grazie alla sua tradizione secolare e al momento storico che, fra fine ‘800 e inizio ‘900, produsse alcuni dei più famosi capolavori di musica leggera.
Non deve meravigliare quindi se fu proprio un napoletano ad incidere il primo disco musicale del Bel Paese. Allo stesso modo, anche la prima casa discografica italiana fu fondata a Napoli nel 1901.

Chi era Berardo Cantalamessa?

Fu un incontro casuale quello di Berardo Cantalamessa con la musica registrata. A casa di amici, a Napoli, gli capitò per la prima volta di ascoltare il suono di un grammofono importato dagli Stati Uniti e ne rimase affascinato: era la canzone “The Laughing Song” dell’afroamericano George W. Johnson, all’epoca uno dei tanti figli minori di questa Terra, che negli Stati Uniti spopolò grazie alla sua canzoncina, contro ogni pronostico imprenditoriale.

Proprio come il buon Johnson, anche Cantalamessa non era un cantante vero e proprio: era un macchiettista, un comico e un abilissimo imitatore che diventò famoso per i suoi giochi di parole e le canzoni cantate fischiettando. Il cantante italiano decise quindi di far sua la canzone di Johnson, riscrivendola in napoletano.

Si tratta di una canzone allegra, in cui il protagonista, proprio in perfetto spirito napoletano, ride anche davanti ai fatti più tragici perché “mi sembra che ridendo ogni tormento passi”,

E fu proprio per questa ragione che fu notato, durante uno dei suoi spettacoli, dai rappresentanti della International Zonophone Company di Jersey City, che aveva la sua sede italiana a Milano.

Berardo Cantalamessa e le sue canzoni. Fotografia di ildiscobolo.net

Il primo disco inciso in Italia

Non si sa bene come nacque l’intesa fra l’impresa musicale e Cantalamessa, ma quel che è certo è che il cantante napoletano fu scelto per la pubblicazione del primo disco inciso in Italia, che era proprio la versione napoletana del successo di Johnson. Era il 1895 e all’epoca le registrazioni non erano ancora elettriche (arriveranno negli anni 20!) e non esisteva nemmeno un modo per duplicare meccanicamente i dischi.
In pratica, ogni brano musicale doveva essere cantato e inciso sul disco, con un lavoro notevolissimo per l’autore, che limitava moltissimo la distribuzione.

La musica incisa su disco non ebbe inizialmente un successo travolgente fra gli addetti ai lavori, soprattutto in una Europa molto conservatrice nelle tradizioni e nelle abitudini: i tenori e i grandi artisti di teatro inorridivano pensando di sentire la propria voce gracchiante e rovinata dagli scoppiettii della polvere. Decisero così in gran parte di boicottare la nuova tecnologia. Ma Cantalamessa non era schifiltoso nei confronti del disco. E questo decretò il suo successo, che viaggiò ancor prima di lui in tutta Europa e poi in tutto il mondo sui supporti neri di gommalacca.

Cantalamessa morì nel 1917 a Buenos Aires, dove si era trasferito, probabilmente per un banale incidente domestico. Lasciò al mondo una famiglia di artisti e la sua voce, la prima incisa in Italia.
Nello stesso continente, nel Nord, stava nel frattempo spopolando un altro napoletano straordinario: Enrico Caruso. Proprio come il conterraneo, anche lui era un pioniere delle nuove tecnologie: fu il primo cantante a incidere un disco. Ma il successo di Caruso fu di ben altra portata, complice anche il pubblico americano che seppe amarlo e valorizzarlo.

Caruso Grammofono
Caruso con un Grammofono Victrola

L’invenzione del disco

I grammofoni, ai tempi di Cantalamessa, erano un ritrovato tecnologico recentissimo, un po’ come gli smartphone moderni. Ci troviamo sul finire del XIX secolo e il mondo conosce un’inondazione di invenzioni che segneranno la storia dei secoli futuri, dal primo video dei fratelli Lumiere al primo disco musicale, che era alto mezzo centimetro, largo circa 10 pollici e girava a 78 giri al minuto, una velocità doppia rispetto ai più moderni 33 giri.
Questo disco fu inventato dal tedesco Emile Berner, che lo commercializzò in America e pensionò in fretta i vecchi fonografi di Edison grazie alla qualità e alla praticità del nuovo mezzo, che in Europa rimase comunque un prodotto di nicchia e molto costoso. Negli Stati Uniti, invece, già cominciava a spopolare.

I dischi a 78 giri, per giunta, garantivano circa 4 minuti di ascolto ed è anche per questa ragione che la durata canonica della musica leggera è stabilita in questi tempi.
La prossima innovazione arriverà negli anni ’60 con la diffusione del 33 giri, poi del 45 giri, passando con la musicassetta degli anni ’80, il CD e, oggi, i servizi di streaming che sono stati definiti da un anziano dirigente della Universal come “musica registrata in una lattina“: le premesse per una rivoluzione.

Primo disco inciso in Italia
il primo disco inciso in Italia: “La risata” di Berardo Cantalamessa

Testo: “‘a risa”

Io tengo, ‘a che só’ nato,
nu vizio gruosso assaje…
nun ll’aggio perzo maje…
va’ trova lu ppecché!
Mm’è sempe piaciuto
di stare in allegria
io, la malinconia,
nun saccio che rrobb’è!

De tutto rido…e che nce pòzzo fá!?
Ah – ah – ah – ah…..
Nun mme ne ‘mporta si stóngo a sbaglià…
Ah – ah – ah – ah….

Io rido si uno chiagne,
si stóngo disperato,
si nun aggio magnato,
rido senza penzá…
Mme pare che redenno,
ogne turmiento passa…
nce se recréa e spassa…
cchiù allero se pò stá…

Sarrá difetto gruosso chistu ccá…
Ah – ah – ah – ah…
Ma ‘o tengo e nun mm”o pòzzo cchiù levá…
Ah – ah – ah – ah…

Lu nonno mio diceva
ca tutte li ffacenne
faceva isso redenno…
E accussí i’ voglio fá…
Chist’è ‘o difetto mio,
vuje giá mo lu ssapite…
‘nzieme cu me redite
ca bene ve farrá!

Redite e ghiammo ja’:
Ah – ah – ah – ah
Ca bene ve farrá:
Ah – ah – ah – ah
Ah – ah – ah – ah

Ed oggi, se possiamo ascoltare la musica mentre leggiamo questa storia, fra un avvenimento e l’altro della nostra vita, dobbiamo ringraziare proprio i tanti pionieri della Storia che investirono le proprie vite nella tecnologia.

-Federico Quagliuolo

Perché 33, 45 e 78 giri?
http://cylinders.library.ucsb.edu/search.php?queryType=@attr+1=1020&num=1&start=1&query=cylinder2381
http://www.ildiscobolo.net/CANTALAMESSA%20BERNARDO%20HOME.htm

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