Quando si parla della canzone napoletana, non si può non citare “Era de Maggio“, una poesia d’amore struggente, profonda, delicata, un capolavoro senza tempo di cui ogni napoletano conserva un prezioso ricordo. Nata come poesia, scritta nel 1885 dal poeta Salvatore di Giacomo, fu musicata dal maestro Mario Pasquale Costa e, nello stesso anno, fu presentata al Festival di Piedigrotta, la più importante manifestazione musicale dell’epoca. Il successo fu immediato, divenne in poco tempo un classico intramontabile, un inno d’amore interpretato negli anni dai più grandi della musica napoletana e nazionale, da Murolo a Battiato da Mina a Lucio Dalla, con quest’ultimo che arrivò a paragonare il testo di questa canzone alla perfezione delle poesie di Petrarca.

Una sublime mattinata che addora ‘e rose

Era de Maggio, stele in piazza Salvatore di Giacomo

Rispetto alle più note serenate, le appassionate canzoni suonate sotto il balcone dell’amata alla sera, la canzone rientra nel genere meno conosciuto delle “mattinate: delle composizioni più delicate e leggere, tali da ricordare la grazia di un saluto mattutino sussurrato all’amata. L’amore, in tutte le sue sfaccettature, è infatti protagonista assoluto di questa poesia, nella quale Di Giacomo ci racconta dell’evoluzione dei sentimenti di una coppia di innamorati. Il testo è suddivisibile idealmente in due parti: nella prima parte, assistiamo alle dolci promesse e all’ultimo addio prima di una partenza, intriso di amore e pathos. Nella seconda parte c’è il ritorno ed un nuovo incontro, a distanza di un anno tra i due. Sarà però per l’uomo un rientro amaro, farà infatti una terribile scoperta. Il tutto è ambientato e contornato dai profumi e colori della primavera a maggio.

Era de maggio, il ricordo nostalgico di un dolce saluto

Era de Maggio rientra nel genere “matenate”

Nella prima parte veniamo proiettati in un momento intimo e delicato. Due innamorati si ritrovano in un giardino per darsi un ultimo saluto prima della partenza, probabilmente per la leva militare, di lui. La poesia, con grande efficacia, ci trasmette la magia di quel momento immergendo l’ascoltatore nella sinestesia di sensazioni che in quel momento pervadono quel luogo : dall’aria fresca sulla pelle al rosso delle ciliegie, al profumo di rose tipico di maggio, il tutto scandito da un’armonia di sentimenti che suonano all’unisono come i cuori dei due amanti (“na canzone cantàveme a doje voce“). I due si promettono un amore che superi ogni distanza e difficoltà, con la ragazza che disperatamente si chiede quando potrà rivedere il suo amato (“Core, core! Core mio, luntano vaje, tu mme lasse e io conto ll’ore… chi sa quanno turnarraje?“) il quale la consola facendole una promessa: così come a maggio, dopo il freddo dell’inverno, tornano le rose, così dopo un anno sarebbe tornato lui, dandole appuntamento nello stesso luogo il maggio successivo (“Turnarraggio quanno tornano lli rrose. Si stu sciore torna a maggio, pure a maggio io stóngo ccá“).

Da maggio a maggio, la struggente volubilità dei sentimenti

Nella seconda parte un anno è ormai passato. Dopo il freddo dell’inverno, la primavera è tornata, cosi come l’uomo che fa ritorno a casa, più innamorato di prima e alla ricerca dell’amata che con tanto dolore aveva dovuto salutare il maggio precedente. Quello che doveva essere un momento di gioia, agognato per un anno, diviene però un’amara scoperta. I toni ed i versi si fanno struggenti e drammatici: l’uomo scopre che il tempo ha mutato i sentimenti della donna che non è più lì ad aspettarlo e non corrisponde più i sentimenti verso di lui; i ricordi lo sommergono ed una insanabile ferita solca il suo cuore(“De te, bellezza mia, mme ‘nnammuraje, si t’allicuorde, ‘nnanze a la funtana: ll’acqua llà dinto, nun se sécca maje, e ferita d’ammore nun se sana“). La distanza ha spezzato e preso il sopravvento su quell’amore che sembrava essere indissolubile ma che si è in realtà rivelato volubile come il cambiare delle stagioni. Anche in questo caso la canzone riesce perfettamente a veicolare le sensazioni descritte, dallo sgomento al dolore provato dal giovane che si strugge per quell’amore che ancora desidera

Era de Maggio è molto più di una poesia, è molto più che una canzone: è un affresco sui sentimenti, sull’amore, sul tempo. E’ un gioiello di rara bellezza che Di Giacomo e Costa hanno regalato agli ascoltatori e ai sognatori di ogni generazione ed epoca, un capolavoro che ci riempie il cuore ogni volta che l’ascoltiamo.

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