Se vi va di “optare” per una visita a un bel borgo medievale del Cilento, non potete perdervi Ottati. Il suo nome deriva proprio dalla “scelta” che fecero molti pastori, i quali, provenendo dai comuni limitrofi, “decisero”, “optarono” (dal latino “optatus”) di fermarsi qui, in questo luogo ricco di pascoli verdi adatti a nutrire il proprio bestiame.
Vi è anche un’altra possibile etimologia, meno attendibile, che farebbe risalire il nome ai “primi fichi”, famosi, infatti, sono i fichi “dottati” cilentani.
Le tracce dell’anno Mille
La storia di Ottati risale all’anno Mille. Questi territori non solo furono scelti da pastori e mandriani, ma anche dai primi monaci basiliani che, grazie alla complicità di una rupe che ancora oggi sovrasta l’abitato, costruirono le prime “celle” tra le grotte naturali di quest’area.
Elaborata è la sua architettura medievale a grappolo, dove tra viuzze in pietra e “pendini” è possibile attraversare il borgo che si sviluppa in altezza, partendo dalla base della sua rupe e scendendo verso il Calore. Nel XIII secolo il borgo fu distrutto da Federico II di Svevia. Il tempo ha restituito a Ottati la sua antica bellezza, con queste sue caratteristiche medievali che non sono andate perdute neppure quando il borgo passò ai possedimenti di famiglie nobiliari, quali Caraguso e Mariconda.
Un borgo tra i borghi
La posizione di Ottati è davvero invidiabile. Non solo si trova tra Castelcivita e Sant’Angelo a Fasanella, ma con i suoi oltre 500 metri sul livello del mare gode di un panorama invidiabile sui Monti Alburni e la rupe che lo sovrasta mitiga il freddo invernale e la calura estiva.
Circondato da ettari e ettari di verde, Ottati offre all’occhio del visitatore un “riparo” per l’anima all’ombra dei lecci, gli alberi che durante il Medioevo furono piantati per la loro peculiarità di difendere gli edifici dal rotolamento dei sassi, al punto da punire chi veniva sorpreso a tagliarli.
La bellezza di questo luogo, però, è anche legata alla sorgente Auso, un vecchio “abisso”, una caverna da cui nasce il fiume Fasanella, dove poter ammirare un ponte romano, un vecchio mulino con la macina in pietra, un antico lavatoio per la lana e una splendida cascata.
Gli uffici comunali in un antico Convento
Il bello dei piccoli centri è dato dall’attaccamento dei propri abitanti al territorio, dall’importanza della “comunità”. È per questo che il Comune, per evitare l’abbandono di un luogo di culto e per “unire” meglio un borgo che si sviluppa in altezza, ha pensato di spostare i propri uffici in un affascinante Convento Domenicano risalente al 1480, mentre nel convento dei Cappuccini, ad oggi inaccessibile, è conservata una Sacra Spina della Corona di Cristo.
Visitare questo luogo, vissuto fino alla soppressione degli ordini monastici voluta da Napoleone, lascia davvero a bocca aperta: c’è il chiostro rettangolare, dotato di una cisterna per la raccolta dell’acqua e ben due porticati, il primo composto da diciannove colonne (in origine ne erano ventidue) con capitelli di eccezionale fattura e tutti diversi, mentre il secondo ne conta tredici, anche se un tempo ne erano ben diciotto.
Di grande interesse è anche la Chiesa di San Biagio, edificata intorno al 1200 e dedicata al patrono di Ottati, la cui statua di argento fu acquistata a metà Settecento, per 2800 ducati, da Francesco Ansalone, importante orafo napoletano.
Curiosità e luoghi da visitare a Ottati
La bellezza del Cilento, ancora tutta da scoprire e riscoprire, sta tutta qui, in questi piccoli borghi interni che possono assicurare serenità e frescura d’estate e raccontare una storia davvero millenaria, fatta di monumenti e bellezze naturali.
Basti pensare al Monte Civita, un sito archeologico dove è possibile ancora visitare i resti di un insediamento rurale risalente all’anno Mille; il rifugio Panormo (la cui vetta dell’omonimo monte si staglia a 1742 m.s.l.m. ed appartiene alla catena appenninica dei Monti Alburni che qui prende il nome di “Dolomiti del Sud”) – ricco di boschi di faggio, di cavità carsiche e inghiottitoi come grave e doline. Meta preferita dagli escursionisti perché proprio da qui è possibile intraprendere vari sentieri, districandosi tra le spelonche di Campo Farina, le sorgenti del fiume Fasanella e la Grotta di Santa Croce, quella che un tempo fu rifugio di briganti e dove è ancora conservata la pietra su cui preparavano la polvere da sparo.
Il borgo è arricchito di vari itinerari dove è possibile ammirare ottanta “murales” realizzati da vari artisti italiani; inoltre, negli ambienti ipogei della chiesa, è attualmente sistemato il piccolo e grazioso teatro comunale che consente di svolgere attività culturali per i bambini del luogo e di ospitare importanti eventi teatrali.
Sono questi i veri luoghi da (ri)scoprire, dove umanità e comunità si fondono e dove è possibile ancora apprezzare due valori fondamentali che stiamo perdendo: il tempo e il silenzio.
Sitografia
https://www.comune.ottati.sa.it/
http://www.cilentoediano.it/it/comuni/ottati-0
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