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“Cappella Pappacoda” è un nome che non risulta familiare a tutti i frequentatori del Largo Giusso, nonostante l’edificio si trovi proprio in mezzo ai palazzi gialli, incastrato in un angolino della piazza quasi come il pezzo di un tetris caduto nel posto sbagliato.

Si chiama più correttamente “Chiesa dei Pappacoda”, voluta da Artusio Pappacoda, consigliere del potentissimo Re Ladislao I, personaggio al quale dedicheremo una storia a parte.

Nata per accogliere le tombe di tutta la famiglia Pappacoda, fu edificata in una piazza vuota, quando non esisteva ancora la chiesa di San Giovanni Maggiore come la conosciamo oggi.
Se poi non fosse morto prima, probabilmente al nostro Artusio Pappacoda sarebbe venuto un infarto guardando l’alluvione che cent’anni dopo rase al suolo l’intera zona dei Banchi Nuovi e che, di conseguenza, colpì anche la zona in cui sorgeva la chiesa, salvatasi per miracolo.
Ci penseranno nel ‘700 gli eredi dei Pappacoda ad imbiancare tutte le pareti e distruggere le opere d’arte che vi erano all’interno, sostituendole con dei dipinti nuovi

Ed oggi?
E’ di proprietà dell’Orientale e si svolgono al suo interno le sedute di laurea, sopravvissuta per altrettanti miracoli al Risanamento, alle costruzioni degli anni ’30 ed alla speculazione degli anni ’60.

La chiesa ha spento poco più di 600 candeline ed è ancora lì, buttata in un angolo fra bottiglie di birra, panini e cartacce di un sabato sera; spaesata, recintata, strappata alla vita napoletana e ridotta ad un museo in una piazza che sembra infastidita nell’ospitarla.
Poi, durante le feste di laurea, la chiesetta dimentica le mortificazioni e si veste elegante, diventando il teatro più bello per le celebrazioni.

-Federico Quagliuolo

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