La Tomba di Agrippina si trova a Bacoli?
Da queste parti aleggia ormai da millenni una vicenda che raccoglie in sé realtà e leggenda: l’omicidio della donna più potente dell’Impero Romano ai tempi di Nerone.

Chi era Agrippina?

Giulia Agrippina Augusta nacque nel 15 d.C. da Germanico, un condottiero romano fratello di Claudio, il quale di lì a decenni sarebbe diventato l’imperatore che noi tutti conosciamo.
Caratterizzata dal suo forte carisma, Agrippina fu insignita del titolo di Augusta dal senato, e fu l’unica donna a riuscire ad assumere un potere paragonabile a quello di un imperatore romano.

Il suo carattere forte e impetuoso convinse Claudio, al tempo imperatore, a sposarla nel 49.
Fu il primo passo di una lunga serie di complotti e trame complicatissime: Agrippina convinse suo marito a far sposare suo figlio Nerone con Claudia Ottavia, facendone così l’erede dell’Impero.

Dopo la morte di Claudio nel 54 (alcuni autori latini ritengono sia stata proprio Agrippina in persona ad ucciderlo), la donna ebbe la strada spianata per ultimare il suo progetto: Nerone venne proclamato Imperatore ma, essendo ancora giovane, fu la madre ad occuparsi con gran fermezza delle faccende più importanti.

Nerone e Agrippina
Nerone e Agrippina

Nerone odiava la madre e volle ucciderla

Col tempo tuttavia Nerone cominciò a sentirsi oppresso dalla figura materna. Cominciò ad attorniarsi di consiglieri, tra i quali Seneca, e tradì Ottavia, provando così ad alleggerirsi dall’ombra di Agrippina. Inoltre comandò l’uccisione Britannico, figlio di Claudio a cui la Augusta si era avvicinata nel frattempo.

Le nozze con Poppea furono un altro passo importante nella vicenda: la nuova moglie persuase Nerone a comandare gli omicidi di Ottavia e della madre.

Qui giungiamo al dunque, ovvero alla storia del matricidio: Nerone fece affondare la nave dove si trovava Agrippina dopo una festa a Baia; nella stessa nave si trovava una compagna di Agrippina che, per farsi salvare – inconscia del fatto che l’affondamento della nave era di fatto un tentato omicidio dell’Augusta – sostenne di essere Agrippina mentre gridava aiuto. Il risultato fu la sua uccisione colpita in testa dai remi dei complici di Nerone.

La vera Agrippina fu testimone dell’accaduto, e nuotò fino alla riva. Fu poi salvata da dei pescatori che la trasportarono in una villa nei pressi di Lucrino.

La sua fortuna però si esaurì, e Nerone inviò dei sicari ad ucciderla una volta e per tutte. Il corpo venne poi sepolto frettolosamente fra Miseno e Baia, ma non sappiamo precisamente dove. Nel tempo venne attribuita come suo luogo di sepoltura la “Tomba di Agrippina“, sita nella Marina Grande di Bacoli.

Tomba di Agrippina Bacoli

Ma è davvero la tomba di Agrippina?

In realtà la suddetta altro non è che un odeion, ovvero un piccolo teatro di una villa marittima. Questo venne nel tempo trasformato in un ninfeo, le cui decorazioni (figure femminili, mostri marini, cigni, delfini) richiamano il tema dell’acqua; in effetti in questa struttura si svolsero spettacoli con annessi giochi acquatici. Attualmente il monumento non è purtroppo visitabile, ma è possibile osservarlo dall’esterno.

Era una meta di turismo sin dai tempi del Grand Tour del ‘700, ma fu solamente l’archeologo Amedeo Maiuri nel 1941 a risolvere il mistero una volta e per tutte, spiegando quale fosse l’origine reale della “tomba di Agrippina”.

E infine, la leggenda: alcuni abitanti di Bacoli sostengono di aver visto il fantasma di Agrippina vagare nei pressi della tomba nelle notti estive di luna piena, presumibilmente in cerca del suo amante; è stata vista pettinarsi i suoi lunghi capelli, usando come specchio le onde del mare, ma non appena ci si avvicina lei fugge via, lasciando dietro di sé una scia di inebriante profumo.

Insomma, Agrippina fu una donna eccezionale e unica, non solo per la dinastia Giulio-Claudia, ma anche e soprattutto per la storia dell’Impero romano, e la sua storia non ha potuto che fondersi con una Leggenda che la vede seducente e ammaliante, ma allo stesso tempo forte e maestosa.

-Guido Daniele Villani

Link al sito del museo.

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