Amedeo Modigliani a Napoli. Non fu un viaggio fugace, ma un’esperienza che segnò l’inizio della vita dell’artista livornese. E fu grazie a una malattia che Livorno, Napoli e Parigi si unirono in un triangolo artistico, un incrocio magico di arte e cultura, tre città unite dal destino, da qualche Dio o da un caso fortunatissimo.
Si può dire che, in questo caso, l’aria di Napoli sia stata davvero miracolosa.
Amedeo Modigliani a Napoli: una malattia grave
Per scoprire questa storia, però, bisogna viaggiare indietro di poco più di un secolo: mentre Umberto I moriva per mano dell’ultimo dei suoi attentatori, 200 chilometri più in basso, a Livorno, un ragazzino di 14 anni, tale Amedeo Modigliani, lottava fra la vita e la morte, alle prese con una gravissima forma di polmonite ed un fisico così debole da sembrare destinato ad una vita buttata fra stenti e dolori.
Quella di Modigliani sembrava l’ennesima vita troncata dal destino, una breve attesa di una morte insignificante. Uno che, cresciuto in una famiglia poverissima, sarebbe diventato giusto il fastidio di uno scribacchino nell’annotare un nome nel registro del cimitero ed il dolore della madre per un figlio perduto.
Ma la madre volle comunque fare un ultimo tentativo per salvare Amedeo, perché non c’è nulla di più innaturale di un genitore che piange sulla tomba del figlio: l’ultima sentenza dei medici fu “fategli respirare l’aria miracolosa di Napoli“.
Non servirono altre parole: l’amore della madre guidò il figlio sedicenne in un viaggio che pareva quasi una estrema unzione sulla riva del mare: portò Modigliani a Napoli, Capri, Amalfi, Torre del Greco, Pompei.
Modigliani conosce Domenico Morelli e Tino da Camaino
Ad ogni tappa Modigliani a Napoli riprendeva vigore, anzi, sempre più appassionato, domandava curiosità, cercava informazioni, studiava l’arte dei Romani, degli Egizi e dei Greci, desiderava gettarsi a capofitto nel caotico mondo di una città che, triste e decadente, passava i suoi ultimi anni da capitale della cultura europea: si fermò per un giorno intero a guardare le opere del Museo di San Martino, si commosse dinanzi ai quadri di Capodimonte.
Proprio a Napoli incontrò il pittore Domenico Morelli, ormai vecchio e malato, che dalla vita aveva ottenuto onori e glorie grazie ai suoi quadri ed i suoi studi: Morelli e Modigliani erano rappresentanti di due generazioni oppposte. Un ragazzino di 16 anni che nulla sapeva degli sconvolgimenti della Storia ed un uomo di 75 anni che nella sua vita vide morire sei re, vide conquiste, generali, eroi e guerre.
Morelli non fu colto dalla paura degli anziani verso l’entusiasmo dei giovani: accolse l’ospite e lo caricò di amore verso la pittura ed il disegno, tanto che lo stesso Modigliani aprì un vero e proprio studio improvvisato all’interno della sua camera d’albergo a Torre del Greco.
Il suo animo era sedotto, stregato dal maestro Morelli e da Tino da Camaino: Modigliani provava ad imitare le sue guide in ogni modo, ma i risultati erano frustranti, un fallimento. Dipinse il volto di un mendicante della zona e dedicò l’opera alla madre, ma, in uno scatto d’ira, distrusse l’opera tempo dopo.
Dopo il fatidico incontro del 1901 con lo scultore partenopeo, però, rimase in lui la voglia di realizzare sculture.
Modigliani lascia Napoli
L’orologio della sua breve vita nel frattempo correva e l’arte troppo vasta da esplorare: Modigliani decise di studiare a Firenze per trovare la sua dimensione artistica. Era cominciato un lungo percorso costellato da amori impossibili e dolorosi eccessi, lettere nervose e tristi ai parenti, un viaggio a Parigi fra stenti e vino rancido: un cocktail di tormento, alcol ed arte.
Taciturno, irascibile, melanconico, perennemente insoddisfatto della sua vita e delle sue opere: le creava e le distruggeva, le disegnava e le strappava. Cent’anni fa Modì vendeva disegni e poesie in cambio di un bicchiere di vino, oggi un suo bozzetto vale quanto tutte le osterie di Montmartre messe assieme.
Una vita bohémien passata nei vizi delle peggiori osterie di Parigi che, con la puntualità di una predizione di Cassandra, fu stroncata a 35 anni proprio da quel corpo troppo debole che, come previdero i medici, trovò sollievo all’ombra del Vesuvio.
A Napoli la vita di Modigliani imboccò per la prima volta una strada che avrebbe fatto le sue fortune, i suoi dolori, la sua meravigliosa pagina di Storia dell’Arte.
Morelli morì proprio pochi mesi dopo la partenza di Modigliani da Napoli, quasi come se l’anziano pittore abbia vissuto fino a quel momento per passare un testimone, trasmettere l’amore verso l’arte ad un suo successore.
-Federico Quagliuolo
Per approfondire:
http://www.modigliani1909.com/la_storia_di_modigliani.html
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