Lo struscio è una tradizione ormai persa, tipica del Giovedì Santo durante le festività pasquali.
Ma veniamo al dunque: il giovedì santo, si era soliti, per tradizione, visitare diversi sepolcri della città. Tutti i sepolcri, infatti, in occasione della settimana santa, erano allestiti con magnifiche e solenni esposizioni. La tradizione, inoltre, prevedeva che se ne visitasse un numero dispari, mai inferiore a tre.
A questo punto, ci si potrebbe chiedere: “Perché il nome struscio?”. Letteralmente, tale termine significa “trascinare, strofinare”, ma lo stesso può anche assumere diversi significati come quello di “adulare i santi”, maggiormente consono alla situazione.
L’origine del termine, però, viene solitamente fatta risalire ad un determinato episodio ed ad una determinata epoca: ci troviamo nella Napoli settecentesca, all’epoca di Ferdinando IV di Borbone. Come vedremo, in realtà, il termine ebbe origine da una pratica che di religioso ha ben poco !
Nel 1704, infatti, il vicerè spagnolo, emanò un bando con l’intento di vietare la circolazione di carrozze e carri dal giovedì santo fino alla messa del sabato. Mentre all’inizio tale divieto colpiva l’intera città, successivamente venne circoscritto alla sola Via Toledo.
Questa via, infatti, era sempre presa d’assalto dalle carrozze che sfilavano, immaginate l’immensa confusione: una via interamente occupata di carrozze che si fanno strada fra la folla di napoletani, genti costrette in miseri spazi a causa di quest’ultime. L’ingente numero di carrozze che sfilavano, infatti, costringeva le persone a passeggio a procedere con lentezza ed a trascinarsi lungo i bordi della strada, provocando un rumore detto, appunto, “struscio”.
Altri, invece, sostengono che un tale rumore fosse da attribuire agli abiti che si strofinavano fra di loro nella calca delle persone che affollava Via Toledo.
I napoletani, infatti, ad un certo punto, iniziarono a considerare questo periodo come una “festa di primavera” e non come una festa religiosa, tanto che fu ben presto trasformata in una vera e propria gara di sfarzo: non erano solamente i nobili, ma anche i borghesi ed i popolani a vestirsi in maniera sempre più pomposa per una passeggiata per le vie di Napoli.
Ovviamente, coloro che volevano farsi maggiormente notare durante queste passeggiate erano le donne, come racconta Florio:
“Le Dame poi adornate con somma gala, portate dentro ricche sedie indorate a mano (essendo vietate le carrozze) giravano quasi tutte le chiese della città con volanti, servi, paggi, e tutta la loro corte, vestiti con le più ricche livree, con estremo lusso, e con le teste artificiosamente accomodate. Ed in tal maniera camminavano la città e visitavano i sepolcri in giorni cotanto sacrosanti, dando qualche scandalo piuttosto che edificazione. Fu dunque sovranamente ordinato che andassero semplicemente ornate di veli, e senza scandalo e fu così eseguito.”
Ricordiamo anche la testimonianza di Matilde Serao:
“Ha un’origine tutta musicale, perché viene dal fruscìo che fanno i piedi mollemente smossi e le gonne seriche delle donne”
Mano a mano, però, col passare del tempo, nonostante la sopravvivenza di questo rito, esso divenne sempre meno sfarzoso e sempre più solenne, riacquistando quella connotazione religiosa originaria.
Dopo i Borbone, inoltre, si operò una sorta di : il giovedì santo, infatti, era aperto alle passeggiate del popolo per via Toledo, mentre il venerdì era riservato ai nobili ed alle personalità più influenti della città.
Ancor’oggi possiamo parlare di “struscio”, ma oramai non facciamo più riferimento ad una grande tradizione del passato, ma semplicemente al passeggio lungo le vie principali delle città
-Cristina Bianco
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