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La ragazza misteriosa: un incontro che cambia la vita

“Ho fame, vi prego aiutatemi”. Recita così la didascalia del pezzo di cartone di Aamir, arrivato in Italia per cercare un sogno qualche mese prima e ora investito dal vento pungente della Napoli novembrina. Per salire su quel maledetto barcone Aamir aveva perso tutto: la famiglia, in guerra. La casa, bombardata. L’amore, bruciato nel fuoco della ribellione per gli ideali di libertà. Seduto sul gradino di un negozio dalla saracinesca abbassata, con lo sguardo sull’asfalto ma al tempo stesso perso nel vuoto, il cappuccio che ne copriva le fattezze mentre le mani, piuttosto fredde e rovinate dall’usura della povertà, tenevano timidamente una piccola vaschetta con qualche spicciolo. Non bastavano per sopravvivere all’ennesima giornata, Aamir lo sapeva. A stento era riuscito a pranzare con un tozzo di pane, qualche ora prima. E ora avrebbe dovuto affrontare la possibile pioggia notturna senza nulla nello stomaco ma – al contempo – con un peso enorme nell’anima. Napoli gli aveva promesso qualcosa ma per ora lui non aveva ricevuto nulla in cambio.

La ragazza misteriosa e un incontro che cambia una vita

Aveva provato a cercare lavoro, anche in ambiti più che umili. Nessuno però era disposto a credere in lui, nel bravo ragazzo dalla faccia pulita e dal cuore a pezzi. Così, rassegnato alla sua distruzione, Aamir consapevolmente aspettava la fine tra i marciapiede del capoluogo partenopeo. Che fosse arrivata nel suo Paese d’origine o potesse arrivare qui, ormai non aveva più importanza per lui. La vita, evidentemente, era stata in grado di mandargli un solo messaggio: non c’è posto per te. E il ragazzo stava prendendo alla lettera questa considerazione, col suo capo chino e la sua mente ormai instabile. Un ticchettio di soldi scosse estemporaneamente la vaschetta. Aamir lo avvertì, lo faceva sempre. E, per una frazione di secondo, alzava in maniera quasi impercettibile lo sguardo al fine di rendersi conto di chi lo avesse foraggiato, generosamente o meno. Stavolta vide delle scarpe da passeggio, poco stilose ma che raccontavano passeggiate infinite. Le stesse scarpe non si mossero dalla sua postazione e questo, paradossalmente, finì quasi per irritarlo. Sollevò quindi la testa, perché doveva capire chi aveva di fronte: sentirsi osservato non gli piaceva, non gli era mai piaciuto. Incrociò gli occhi con una giovane ragazza: occhi chiari, capelli legati, uno zaino dietro lo schiena, il cappotto aperto come se ci fossero 10° in meno. La giovane donna non disse nulla mentre lo guardava sorridente. Quasi impaurito ma anche incuriosito, Aamir continuò egli stesso a fissarla. Fino a quando lei non interruppe il silenzio: “Andiamo a fare un giro?”, disse, porgendo la sua mano. La testa di Aamir ebbe un sussulto: cosa voleva quella ragazza da lui? Perché avrebbe dovuto seguirla e fidarsi di lei? La domanda successiva fu però un’altra: perché non avrebbe dovuto? Insomma, stava lì a morire di freddo e fame, sgranchirsi le ossa gli avrebbe fatto bene. E così, preso dalla voglia di riprendere a camminare, Aamir raccolse la mano della straniera e, alzandosi, fu in grado di unirsi a lei.

La scoperta

La ragazza gli offrì la cena, una sostanziosa pizza fritta che Aamir divorò in pochi minuti. Poi passeggiarono e videro tutto ciò che c’era da osservare di Napoli: da uno spazio all’altro, dalla piazza al vicolo, km e km di passione, intensità, luci accese e vita che sgorgava. Il ragazzo non si pose più domande, voleva solo muoversi e non più restare fermo su un marciapiede. I due parlarono poco, se non quasi per cortesia. Tutto era strano ma contemporaneamente intrigante, affettuoso, amabile. Trascorsero ore ed ore intere a ricoprire la maggior parte della città. Fino a quando, a notte fonda, i due non si ritrovarono di fronte la stessa saracinesca precedente. Aamir era tornato “a casa”. A differenza di altre volte, però, non era più lì che desiderava stare. Dopo aver fissato quel piccolo posto, sporco e senza speranza, aveva preso una decisione irrevocabile: doveva fare qualcosa per cambiare la sua esistenza. Si girò per ringraziare la ragazza ma non la trovò: era letteralmente sparita nel nulla. O forse, più razionalmente, aveva lasciato ad Aamir la possibilità di osservare, capire e rimuginare, nel silenzio di quella notte nella quale, alla fine, non piovve più. E tutto, dopo quella sera, cambiò: Aamir trovò un lavoro come addetto alle pulizie in una società privata, fu in grado di comprarsi un piccolo appartamento. Conobbe persino una connazionale finita lì per gli stessi motivi, di cui si innamorò perdutamente. Ogni tanto, per intraprendere la strada che lo porta al suo mestiere, passa accanto a quel vecchio negozio chiuso, simbolo di una vita che non gli appartiene più ma anche di un incontro che, in tutta la sua stranezza, aveva finito per cambiare ogni singolo passo del suo percorso. Quella ragazza misteriosa avrebbe occupato sempre un posto nel suo cuore, che fosse stara reale o meno. La scoperta più importante Aamir l’aveva comunque già fatta: mai arrendersi, perché la vita riserva sempre una seconda possibilità a chi se la merita.

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