Nella città mistero della vita dove il bene e il male si confondono, il gioco del lotto, come scriveva Matilde Serao << è il largo sogno che consola la fantasia napoletana; è l’idea fissa di quei cervelli infuocati, è la grande visione felice che appaga la gente oppressa, è la vasta allucinazione che si prende le anime.>>
Sul gioco del lotto, Matilde Serao alla fine dell’ottocento scrisse pagine assai intense << il popolo napoletano rifà ogni settimana il suo grande sogno di felicità, vive per sei giorni in una speranza crescente invadente che si allarga esce dai confini reali; per sei giorni il popolo napoletano sogna il suo grande sogno, dove sono tutte le cose di cui è privato come una casa pulita dall’aria salubre e fresca, un bel raggio di sole caldo per terra, un bel letto bianco e alto, un comò lucido, i maccheroni e la carne ogni giorno, la culla pel bimbo la biancheria per la moglie e il cappello nuovo per il marito. Tutte queste cose esso le ha nella sua immaginazione dalla domenica al sabato seguente e ne parla, ne è sicuro e i progetti si sviluppano, diventano quasi una realtà>>
La ” filosofia” del lotto aveva i suoi presupposti in alcune credenze popolari, che attribuivano ai numeri un valore magico e li utilizzavano nelle divinazioni del sogno. L’applicazione di queste credenze ha contribuito ad ampliare la loro portata, incoraggiando lo sviluppo di una disciplina applicata, capace di alimentare speranze di risultati empirici oltremodo allettanti. Per questo motivo in barba a qualsiasi scienza statistica e teoria probabilistica, Napoli sogna.
Sogna perchè è nata da un sogno come quello della sirena Partenope e morirà con un sogno come la rottura dell’uovo magico di Virgilio Mago nel Castel dell’Ovo.
Quindi immagini e avvenimenti dei più svariati tipi, vengono tradotti in numeri da uno a novanta ed affidati ad un libro bibbia universale per tutti i napoletani : La smorfia (corruzione del nome del dio del sonno Morfeo). Ad ogni evento e ogni “figura” corrisponde un numero. Siccome però avvenimenti e personaggi nuovi si succedono agli antichi ecco che la smorfia si adegua non aggiungendo numeri al novanta , ma contemplando in uno stesso numero più fatti e figure. Ad esempio se avete l’incubo degli smartphone o sognate l’iPhone di ultima generazione, il numero Quarantaquattro che indica ” e cancelle” (la prigione) da qualche anno è stato associato al cellulare oppure il numero quarantatre che per la concezione classica indica la figura della donna al balcone , dal 2000 come si dice a Napoli “fa” Maradona.
Per ricevere ” i numeri vincenti” il giocatore ha diverse strade: Pregare i parenti defunti o le anime del purgatorio che con un patto, in cambio di preghiere e messe in suffragio, rivelerebbero,apparendo in sogno i numeri vincenti; altra via potrebbe essere, invece quella di chiedere udienza agli “assistiti” cioè coloro che hanno i contatti col mondo esoterico degli spiriti.
Tantissime sono le commedie teatrali ed i film che illuminano i non addetti, sull’antica arte dell’interpretazione dei sogni; da ricordare “Non ti pago” di Eduardo De Filippo in cui viene raccontata una disputa tra parenti sorta a causa di un equivoco scambio di persona ,in cui il parente defunto “procurava” un sogno vincente ad un giocatore anzichè ad un altro; oppure “Cosi parlò Bellavista” di Luciano De Crescenzo in cui vediamo la famosa scena dell’assistito Don Gaetano, che nel raccontare un sogno rivela le indicazioni precise da interpretare per vincere; ancora nel film Totò e Peppino divisi a Berlino, addirittura l’interpretazione dei sogni salverà Totò dai russi in piena guerra fredda.
Ma andiamo con ordine.
Molti credono che il gioco del lotto sia nato a Napoli ma in realtà esso fu inventato a Genova nel 1576 poichè ogni anno si dovevano eleggere otto senatori. Fu stabilito che i nomi dei candidati fossero sorteggiati da centoventi nobili della città e che ad ogni nominativo degli aspiranti senatori venisse fatto corrispondere un numero . Le scommesse sui numeri estratti diede fondo alla nascita del giuoco.
A Napoli il lotto che venne rinominato tra il popolo Bancolotto, arrivò solo nel 1672 al fine di alimentare le casse della corona senza introdurre nuove tasse nel regno.
Nei secoli furono vari i tentativi per eliminare questo gioco ritenuto immorale dalla chiesa e disprezzato da tantissimi intellettuali in quanto considerato piaga del popolo napoletano, che cercava nella buona sorte l’unica via per il riscatto dalla miseria; quell’attesa “ciorta” che Pino Daniele cantava in Napul’è.
Una curiosità sul Bancolotto riguarda un grandissimo scrittore inglese che giunse a a Napoli in pieno ottocento, Charles Dickens. Nelle sue “Impressioni su Napoli” annotò << Il popolino ignorante crede che ogni cosa ogni avvenimento sia una specie di visione tanto per chi vi assiste che per chi vi prende parte. Mi raccontano la storia di un cavallo imbizzarrito che aveva scaraventando giu un uomo lasciandolo moribondo. Un uomo si trovò sul posto della disgrazia immediatamente dopo si gettò in ginocchio presso lo sfortunato cavaliere e gli afferò la mano chiedendogli se fosse ancora in vita, quindi esclamò:” se vi sta resta fiato per l’amor di Dio ditemi quanti anni avete affinchè io possa giocarmi questo numero al lotto.>>
E così di aneddoti vengono raccontati da Dumas, Monnier, Rea e tanti altri.
La Serao ancora racconta di un episodio per sottolineare l’importanza che nella vita napoletana rivestivano i numeri al lotto, ovvero una popolana fu chiamata in giudizio per aver dato un pugno sulla faccia a una rivale ,discolpandosi verso il magistrato ed esclamando: “m’ ha chiamata sittanotto”( settantotto) costringendo il magistrato a provvedersi di smorfia e scoprire che il settantotto è il numero che indica la figura della prostituta.
Stefano De Crescenzo
Fonti
Matilde Serao , “Il ventre di Napoli”
Charles Dickens ” Impressioni di Napoli”
Domenico Scafoglio ” Il gioco del lotto a Napoli”
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