C’è una lumaca di marmo in uno spiazzo al centro di Via Marina. Ed è la protagonista della “Fontana della Maruzza”, che si trova vicino alla Chiesa di Santa Maria di Portosalvo e osserva da lontano il viavai di ragazzi nella facoltà di Giurisprudenza.
A ben guardare, una lumaca è una decorazione strana per una fontana, ma la gente del posto la volle proprio con questa forma e questo protagonista. “Maruzza” in Napoletano significa, non a caso, lumaca.
La fontana della Maruzza: una storia di sacrifici
Dietro questo monumento c’è una storia di sacrifici di gente di mare.
Intorno al XVI secolo, nell’epoca di Don Pedro di Toledo, i residenti del Porto decisero di fare una colletta per costruire questa fontana vicino alla chiesa dedicata ai marinai. Era l’anno 1554 quando fu inaugurata e il lavoro, anche se non fu fatto da un artista importante dell’epoca, fu comunque di ottima fattura: i materiali utilizzati per costruirla erano pregiatissimi. Per giunta pochi ci fanno caso, ma il marmo bianco della maruzza viene direttamente da Carrara. E doveva anche esserci un cavalluccio marino, ma non si sa dove sia sparito.
Secondo Carlo Celano, la fontana fu costruita assieme alla Chiesa di Portosalvo per volontà della corporazione dei marinai, smentendo le fonti che la vollero come figlia dei risparmi del popolo e successiva alla chiesa. È una interpretazione più credibile, dati i materiali costosi con i quali è stata realizzata.
Miracolo nel Risanamento
La sua storia è davvero miracolata: durante il Risanamento, che distrusse l’intero centro storico di Napoli, fu salvata per puro caso. È poi caduta nel degrado e nell’abbandono fino al 2016, anno in cui il Comune di Napoli l’ha salvata e restituita alla collettività.
La storia della fontana della maruzza, però, non ha un lieto fine.
Ecco, i figli dei figli dei figli di quelle persone che fecero sacrifici per costruire la fontana oggi attraversano la strada solo per buttarci la spazzatura dentro: non hanno capito che, per ogni rifiuto che buttano nella vasca, mortificano anche il loro stesso sangue.
-Articolo, riprese e montaggio di Chiara Sarracino
Riferimenti:
Aurelio De Rose, Le fontane di Napoli, Newton & Compton, Roma 1994