Abbandonato per decenni fra sporcizia e rifiuti, le sue nicchie usate per raccogliere cicche di sigaretta e lattine di birra. Vicino c’è, mortificata, una targa della Soprintendenza che spiega l’importanza di un monumento di 2200 anni fa, che però non è segnalato da nessuna indicazione turistica. Ci troviamo davanti al Colombarium, più noto come Mausoleo Romano di Via Pigna, una delle pochissime testimonianze del passaggio degli antichi nel quartiere Soccavo.
Un’opera storica che, senza un restauro, durerà molto poco.
Chi salva il Colombarium?
Il mausoleo, giaceva in una posizione stranamente inclinata già da decenni, ma gli esperti non avevano ravvisato un rischio di crollo nonostante le pessime condizioni in cui versava. Fino al 2008 non era nemmeno dotato di una recinzione e, durante la crisi dei rifiuti, diventò famosa una foto in cui il monumento romano veniva usato come base per la raccolta della spazzatura.
Nel 2020, poi, è stato sottoposto a misure di prevenzione, con l’installazione di una struttura per prevenire l’aggravarsi delle condizioni precarie che lo porteranno inevitabilmente alla distruzione. In merito è intervenuto negli anni più volte il Gruppo Archeologico Napoletano, che ha provveduto a ripulirlo e curarlo, nel modo migliore possibile, con interventi che di certo non possono sostituire un restauro.
A nulla sono valse le tante grida di protesta di associazioni, comitati e giornali (fra tutti Soccavo Magazine) che hanno organizzato collette e iniziative autonome per pulire il Colombarium. Il mausoleo è rimasto lì, circondato da erbacce e sterpaglie, proprio come nel quadro di Giuseppe Casciaro che lo dipinse nel 1886, quando Via Pigna era una isolatissima strada di campagna.
Un monumento maltrattato
Fu chiamato “Colombarium” ma, in questo caso, non c’entrano nulla i simpatici pennuti. Si trattava infatti di un monumento funerario di epoca romana, probabilmente costruito intorno al II secolo a.C. o poco dopo. La particolare forma delle nicchie in cui venivano inserite le urne con le ceneri dei defunti ricorda una piccionaia e, per questa ragione, fu chiamato dagli storici in questo modo.
Nello specifico, il mausoleo di Via Pigna doveva essere molto più grande di come lo conosciamo adesso, dato che buona parte del monumento fu distrutta quando fu costruita la strada. Quando fu costruito, molto probabilmente, intorno c’era un villaggio agricolo e questo era il luogo in cui avvenivano le sepolture. Ci sono 10 nicchie che contenevano le urne cinerarie e, probabilmente, nella nicchia grande, c’era una statua. Erano anche presenti 3 sarcofagi in muratura, anche questi spariti nel tempo.
Ed oggi invece è lì, ai margini della strada, spinto giù da un terreno logoro al quale è aggrappato da due millenni, salvato per miracolo dallo scempio edilizio degli anni ’60, risparmiato dai piloni della Tangenziale e ignorato bellamente dai cittadini, che un giorno lo usano come fermaposto per parcheggiare l’auto, un altro usano le nicchie per poggiare oggetti indesiderati. Il nuovo cantiere ha infine ristretto la strada e si è presto trasformato in un ricettacolo per spazzatura.
Un gran peccato. Chi tratta male quel monumento non sa che in quelle nicchie potrebbe esserci un lontanissimo avo che lo perseguiterà con la malasorte: secondo le credenze dei Romani, il mancato rispetto dei morti era un peccato punito con terribili maledizioni.
-Federico Quagliuolo
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