Alighiero Noschese, la pazza vita dell'imitatore napoletano dai mille volti
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Alighiero Noschese fu uno dei personaggi più controversi e interessanti della storia della televisione.
Imitatore straordinario, un carattere sopra le righe e una vita passata a metà fra l’ossessione di diventare qualcun altro e la depressione nella vita personale.

Fu il primo imitatore che si prese gioco della politica, in tempi in cui cose del genere facevano scandalo in Rai: riuscì a prendere in giro anche Giulio Andreotti, addirittura ingannando la madre!

Alighiero Noschese Andreotti
Alighiero Noschese travestito da Andreotti

Uno studente di giurisprudenza mancato

Il giovane Alighiero, nato il 25 novembre del 1932, era figlio di una buona famiglia del Vomero, un quartiere giovane che all’epoca era frequentato dalla media borghesia napoletana. Nonostante le origini napoletane, la sua vita fu legata a San Giorgio a Cremano, dove visse a lungo e chiese anche di essere sepolto lì.

Era un bambino vivace, scherzoso, irrequieto: sin da piccolo si divertiva ad imitare le persone accanto a lui e diventò famoso nel condominio per prendersi gioco del padrone di casa. Frequentò prima il Sannazaro e poi il Pontano e pure lì imitava le voci dei suoi docenti.

L’arte, però, da che mondo e mondo è sempre stata vista come un hobby e non come un vero lavoro. E pure Noschese ebbe parecchi guai con la famiglia, che lo costrinse a frequentare Giurisprudenza, nella speranza che “mettesse la testa a posto” e seguisse l’esempio dell’illustre scuola giuridica napoletana. D’altronde, la facoltà di legge doveva essere anche il destino di altre personalità estrose come Moscati e Peppe ‘a Frizione. Ma la vita poi prese altre strade: sognava di fare l’attore di teatro.

E pare che fu proprio davanti ad un esame che testò le sue abilità, quando imitò la voce del professor Giovanni Leone proprio all’esame di procedura penale. Il futuro Presidente della Repubblica fu così divertito che lo incoraggiò a continuare la carriera. Ci riprovò ed anche fu un successo: l’esame di Filosofia del Diritto e Diritto Ecclesiastico furono svolti con la voce di Totò ed Amedeo Nazzari.
Allora Alighiero Noschese la fece grossa: imitò la voce di Palmiro Togliatti in una telefonata nella redazione di Paese Sera, il giornale in cui svolgeva la pratica da giornalista. Questo scherzo gli costò la carriera e fu licenziato.

Alighiero Noschese, maschera degli italiani

Gli esami andavano piuttosto male. Di codice civile ne voleva sapere poco e a vent’anni scoprì la radio, dove già si sentiva a suo agio. I genitori quasi svennero nello scoprire che il figlio ribelle provò addirittura un’avventura teatrale a Lanciano, scappando di casa con pochi spiccioli. Il padrone del teatro, però, fuggì con l’incasso ed abbandonò i suoi dipenenti. Così, senza un soldo e senza un tetto, il ragazzo tornò a Napoli umiliato e con l’aiuto della questura.

Arrivò poco dopo l’occasione della vita: fu notato prima in radio e poi in uno spettacolo teatrale a Milano, Scanzonatissimo, in cui imitò tutti i cantanti più famosi dell’epoca. Cominciò così il suo successo.

La tecnica di Alighiero Noschese era ai limiti dell’ossessività: studiava i suoi “bersagli” con la meticolosità di un predatore, annotava la mimica, i tic, ogni movimento degli occhi e del corpo. Registrava le voci e le ripeteva all’infinito, oltre i limiti della maniacalità. Anche nella vita quotidiana cercava di replicare i modi di vivere, la dieta, le abitudini. Un’attività psicologicamente estenuante che ripeteva metodicamente milioni di volte, invadendo anche ogni aspetto della sua vita privata. La perfezione non era abbastanza.
Ad aiutarlo, nei testi, c’era una superstar della penna: il napoletano Dino Verde, il paroliere che con Domenico Modugno vinse Sanremo nel 1960.

Il primo imitatore della politica italiana

Gli anni ’60 sono ricordati per il boom economico e per la rivoluzione dei costumi, ma la Rai era ben restia ad assecondare i giovani.
Fu un vero scandalo quando nel 1967 fu presentata la prima imitazione politica in televisione: prima Alighiero Noschese si limitava a prendersi gioco di attori e personaggi famosi, mai aveva toccato l’austero Parlamento. La televisione di Stato lo buttò fuori dagli studi in men che non si dica.
Noschese non si perse d’animo e tornò a far spettacoli nei teatri, riscuotendo successo in tutta Italia. E allora i vertici di Roma ci ripensarono e un anno dopo lo ripresero in TV. Basterà pensare che Noschese prestò la voce anche a Totò nel 1966, quando il Principe non era più in grado di doppiarsi essendo ormai diventato cieco.

La popolarità crebbe a dismisura. Imitò Gianni Morandi, Alberto Sordi, Mike Bongiorno, Ugo La Malfa, la vecchia conoscenza di Giovanni Leone. Arrivò anche all’intoccabile Giulio Andreotti. E si racconta che l’imitazione fu così convincente che la madre del Divo Giulio, ingannata dallo show di Noschese, chiamò il figlio per rimproverarlo: “ma come ti è venuto in mente di cantare in televisione?“.

Noschese negli anni ’70 fu anche un discreto attore cinematografico, ma lasciò presto il mondo del cinema perché non faceva per lui: lo considerava troppo limitante e la vita passata sul copione non lo stimolava artisticamente.

Questa iimtazione fu scambiata dalla mamma di Andreotti per vera!

Una Smith e Wesson calibro ’38

Alighiero Noschese collezionava i volti dei politici come figurine, intascava gli applausi come monetine e accoglieva l’amore del pubblico con un’infinità di abbracci, interviste e inviti in salotti radio e TV.
Una volta spente le telecamere, saliva lo sconforto. Un po’ come Pagliacci di Leoncavallo, la vita privata dell’imitatore napoletano era un vero caos coperto dalle maschere e un bello strato di cerone. Nel 1974 si separò dalla moglie: si dice che da allora il suo volto si incupì moltissimo e il suo carattere diventò sempre più taciturno e riflessivo.

Ma nulla sembrava scalfirlo in apparenza: le foto dell’epoca lo ritraggono come lo stesso di sempre: un sorriso beffardo, quello dello scugnizzo di San Giorgio a Cremano che può prendersi gioco anche degli intoccabili.
Dopo essere uscito dalla Rai nel 1972 fu richiamato nel 1978, ma gli Anni di Piombo gli fecero un brutto scherzo: era in programma una sua imitazione di Aldo Moro, ma il Presidente del Consiglio fu rapito proprio in quei giorni dalle Brigate Rosse. Il programma fu tagliato e Noschese messo di nuovo a riposo.

Decise allora di dedicarsi alla scrittura di un nuovo spettacolo: L’inferno può attendere. E invece l’inferno c’era già e lo aveva in testa, in quanto si fece ricoverare alla clinica Villa Stuart di Roma per una crisi depressiva.

E qui, il mistero. Il 3 dicembre 1979 si suicidò con un colpo fra le tempie partito da un revolver introdotto chissà come dentro una casa di cura di lusso. Con una pozza di sangue e un gran mistero il sipario calò sulla vita dell’artista 47enne.

Murales Alighiero Noschese
Il murales con Alighiero Noschese e Massimo Troisi a San Giorgio a Cremano

I misteri sulla morte di Alighiero Noschese

Anni dopo il suicidio di Noschese emerse che era iscritto alla Loggia P2 e che, stando alle dichiarazioni di un ex affiliato, fu usata la voce di “un noto imitatore” per svolgere non ben precisate attività losche con alcuni amministratori regionali. Queste dichiarazioni fecero sviluppare tantissime teorie del complotto sulla sua morte, suffragate anche dalla mai chiarita introduzione di un revolver all’interno di una clinica privata.
L’imitatore napoletano fu un massone prima nella loggia del Gesù Nuovo e poi nel Grande Oriente d’Italia, ma non è una cosa che dovrebbe meravigliare, in quanto le maggiori autorità nazionali partecipavano attivamente a logge massoniche, compreso Totò. E Napoli stessa è storicamente sempre stata una delle sedi più importanti della massoneria italiana.

-Federico Quagliuolo

Se interessa approfondire la storia, consigliamo questa dettagliata biografia: Alighiero Noschese. L’uomo dai 1000 volti, di Andrea Jelardi.

Dedicata a Davide Agnocchetti per il suggerimento. Sostieni anche tu Storie di Napoli!

Riferimenti:
Andrea Jelardi, Alighiero Noschese, l’uomo dai 1000 volti, Kairòs editore, Napoli
Michele Avitabile, Inimitabile Noschese, scherzi, aneddoti e ricordi dell’imitatore del secolo, Napoli, 1999
https://www.treccani.it/enciclopedia/alighiero-noschese_(Dizionario-Biografico)/

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