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Immaginiamo le tortuose curve di Via Tasso percorse da una Fiat Topolino che, con fatica, trasporta un aeroplano con direzione Capodichino. Non è fantasia, ma la storia vera del Partenavia P.48, l’aeroplano costruito in un garage da Luigi e Giovanni Pascale, due fratelli ingegneri che all’epoca avevano poco più di vent’anni. Era il 1951 e in un garage di Via Tasso nacque la storia di una delle maggiori aziende di progettazione aeronautica d’Italia.

Se ci ha appassionato l’automobile autocostruita da Giorgio Rosa nel film “L’isola delle Rose” o magari gli aerei di Jean nel Mistero della Pietra Azzurra, possiamo dire proprio che a Napoli abbiamo avuto due personaggi non meno geniali.

Tutto cominciò in un garage di Via Tasso

Il pedigree di Luigi Pascale, d’altronde, lasciava già presagire grandi cose. All’università di Ingegneria fu assistente di Umberto Nobile nella cattedra di Costruzioni Aeronautiche e, per passione, si divertiva a progettare ogni sorta di oggetto volante assieme al fratello Giovanni, guardacaso anche lui ingegnere, ma del ramo meccanico.

I due erano di origine beneventana e, sin da bambini, avevano una vera e propria passione per il volo: Giovanni Pascale, infatti, racconta che quand’erano bambini giocavano a lanciare aeroplani di carta per vedere chi riusciva ad arrivare più lontano. Poi, assieme, misero da parte i risparmi per ordinare un modellino da costruire ai tempi delle elementari. Era tutto nel sangue.

Poi arrivò la Guerra. E i ragazzi, che erano adolescenti, scoprirono il lato atroce dell’aviazione, proprio in una Napoli che fu fra le città più bombardate d’Italia. Ma questo non fermò la loro passione, anzi, accese ancora di più la voglia di costruire qualcosa di bello. Fu proprio per questa ragione che la fine della guerra portò immense opportunità: l’intera provincia di Napoli era un ammasso di rottami, veicoli distrutti e ferraglia utilissima per chi, come loro, aveva in mente un progetto straordinario.

Luigi Pascale con un modellino di aereo, appena adolescente. Fotografia di Tecnam

Era il 1947 quando i due si presentarono con un carretto a Bagnoli e si recarono in uno dei depositi dell’ARAR, l’azienda nazionale che si occupava di rivendere i residuati di guerra a prezzi convenientissimi: proprio le fonderie dell’Ilva ripartirono grazie ai tantissimi Sherman e Panzer disseminati sul territorio campano, che furono trasformati in metallo utile per le infrastrutture costruite negli anni ’60. Ma ai fratelli Pascale interessava il cuore di quelle macchine di morte: visionarono cinque motori e li comprarono per 50 lire al chilo. Poi, mentre Luigi di giorno assisteva il professor Nobile, di notte si trovava con il fratello con matita, compasso, carta millimetrata e un lumicino davanti al loro pazzo sogno: costruire un aeroplano con i materiali di scarto.

Ci vollero due anni fra lamiere piegate, parti recuperate ai mercatini dei residuati di guerra, calcoli e progetti falliti. Un lavoro nato dalla genialità dei fratelli Pascale e dalle nozioni apprese da un ingegnere che l’arte del volo la conosceva fin troppo bene: Nobile, con il suo dirigibile, vent’anni prima era giunto al Polo Nord. Alla fine il motore fu assemblato: era un Continental A-65 del 1938 e, con un colpo netto, si accese con un botto colossale terrorizzando l’intero vicinato e facendo volare tutto ciò che c’era nel garage: funzionava!

Partenavia P48 aereo accensione Pascale
I tentativi di accensione dell’aereo. Fotografia di Tecnam

Partenavia P48 Astore: il primo aereo

Ed eccoci qua. In una giornata assolata dell’aprile 1951 quando “Gino” e “Ninò” portarono fuori il loro velivolo dall’ombra del garage di Via Tasso 448, trainato dalla loro Fiat Topolino. Ad aspettarli sulla pista c’era Mario de Bernardi, un pioniere dell’aviazione che partecipò alla Prima Guerra Mondiale sulle ali dei primi biplani da guerra, poi diventò un pilota collaudatore che vinse anche la prestigiosissima coppa Schneider del 1926 (una competizione per idrovolanti), per giunta fu anche il primo uomo ad oltrepassare la velocità di 500km/h ed il primo pilota di un aereo postale al mondo. Insomma, stiamo parlando di una leggenda.
Anche lui si innamorò del brivido dei motori radiali quando era adolescente. E quando vide la passione dei due giovanissimi ingegneri volle offrirsi per un volo di collaudo a titolo completamente gratuito: partì a sue spese da Roma verso Capodichino. E fu lui a staccare le ruote da terra mentre quel biposto artigianale correva sulla pista dell’aeroporto Ugo Niutta.
Fu un entusiasmo tanto forte da far scoppiare il cuore ai due fratelli (che, per fortuna, hanno vissuto davvero a lungo!). La collaborazione con de Bernardi continuò anche nei seguenti progetti.

Il documentario della vittoria del Giro di Sicilia della Partenavia

Gli aerei della Partenavia: “P come Pascale”

Nei garage sono nate tante storie straordinarie. Dall’altro lato del mondo Steve Wozniak e Steve Jobs videro la nascita della Apple; in Inghilterra in quegli anni stava nascendo la Lotus da una vecchia automobile modificata; a Napoli, invece, nacque la Partenavia sul versante panoramico della collina del Vomero. La loro impresa fece tanto scalpore da attrarre investitori e clienti facoltosi, che diedero un forte impulso alla nascente azienda: i due infatti non avevano la minima intenzione di essere dipendenti di qualcuno. Volevano creare la loro impresa. E ci riuscirono con gran successo quando, nel 1957, comprarono ad Arzano un grosso capannone per cominciare la produzione industriale dei propri prodotti. Prima, però, arrivò un’altra soddisfazione: il P.55 Tornado vinse il il “Giro di Sicilia“, l’equivalente aeronautico della Coppa Florio per le automobili.

Si susseguirono così aerei da turismo sempre più amati dal pubblico: il P.57 Fachiro della Partenavia fu il primo successo commerciale. Fu migliorato e diventò il “Partenavia Oscar” che ancora oggi è utilizzato come velivolo di formazione per i nuovi piloti.

Gli affari andavano bene. Benissimo. E allora si puntò ancora più in alto: nel 1970 fu inaugurato il primo aereo, il P68, che fu il bimotore leggero europeo più venduto negli Stati Uniti. I modelli seguenti seguirono la scia dei record commerciali.

Ci capita di sognare ad occhi aperti quando ci vengono raccontate storie di successo in luoghi lontani. E poi, a pochi passi da casa nostra, abbiamo avuto due giovani talenti che diedero forma ai propri sogni. Dal 1986 i due fratelli Pascale, ormai ultrasettantenni, fondarono la Tecnam, che diventò la nuova azienda di famiglia. Oggi è gestita dagli eredi ed è un’eccellenza mondiale di progettazione e costruzione di aeromobili ed ha sede a Capua. La Partenavia, finita in bancarotta nel 1998, fu invece rilevata dalla Vulcanair e gli stabilimenti originali di Casoria sono ancora attivi.

-Federico Quagliuolo

Riferimenti:
Tecnam

http://www.canadianflight.org/content/continental-a-65
https://st.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2017-03-14/addio-luigi-pascale-designer-aerei-p-193107.shtml

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