Grandi notizie non ce ne sono.
Si sa solo che il broccolo dell’olio appartiene alla famiglia dei cavoli, pertanto è – più precisamente – un cavolo broccolo molto antico dal sapore intenso e deciso e che proprio per questo col tempo è scomparso dalle nostre tavole.
Più che altro è cambiato il nostro palato negli ultimi decenni, sempre più spinto verso sapori meno forti e decisi e più “addolciti”.
Un broccolo in via d’estinzione
Il pericolo è quello di perdere un protagonista della nostra antica tradizione culinaria.
Ed è per questa ragione che il broccolo dell’olio è stato iscritto al Repertorio regionale delle varietà a rischio di estinzione e, pertanto, fa parte della Banca del Germoplasma vegetale Campano e anche del Distretto Eubiotico del Vesuvio: una cooperativa costituita da contadini che preservano varietà autoctone utilizzando tecniche agricole ecosostenibili, senza l’uso di diserbanti e additivi chimici.
Con il termine eubiosi si intende un buon equilibrio e funzionamento del microbiota intestinale e la torzella e il broccolo dell’olio sono i protagonisti di questo distretto Eubiotico del Vesuvio, proprio per gli effetti nutraceutici delle molecole presenti in queste brassicacee.
Il termine eubiotica deriva dal greco ed è composto dal prefisso eu- (buono) e da biotikós (vitale): letteralmente, “buono per la vita”, cioè qualcosa che fa bene all’organismo ed è per questo che torzella e broccolo dell’olio guidano questa classifica, in quanto si è visto che il loro consumo regolare diminuisce il rischio di cancro fino al 50%, così come le infezioni della mucosa gastrica.
Perché si chiama broccolo dell’olio?
Ma perché questo buffo nome? Dell’olio? Sembra che il motivo risieda nell’utilizzo di abbondante olio per la sua cottura. Un tempo, quando di sicuro non c’era tutto questo “salutismo”, essi venivano sfritti in abbondante olio, con l’aggiunta di aglio e peperoncino per esaltarne il sapore.
Negli ultimi decenni, quando i “broccoli rapa” ovvero i friarielli, soprattutto quelli dolci, hanno preso il sopravvento, il consumo del broccolo dell’olio – che, ripeto, non è una rapa ma un cavolo – si è ridotto drasticamente ed è stato confinato in pochi orti familiari vesuviani e dell’agro-nocerino sarnese.
Nell’agro-acerrano nolano, invece, si coltiva il “fratello”, vale a dire il broccolo San Pasquale.
Yuri Buono
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