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Nei cortili della chiesa e del monastero non si può giocare a pallone, non si bestemmia, non si fanno risse e non si dicono nemmeno cattive parole. Pena 25 once d’oro o addirittura il carcere. Questo è il contenuto del bando sul portone di Santa Chiara.

Questa targa così minacciosa si trova ironicamente sopra il parco giochi dei bambini, fra i ragazzi che corrono in bicicletta, i cani e l’immancabile partita a pallone davanti all’ingresso della chiesa monumentale. Un contrasto perfetto per dipingere l’anima ribelle della città verso i suoi stessi luoghi.

Bando di Santa Chiara dettaglio
Il bando di Santa Chiara

Sentenze, bandi e divieti

La pratica di affiggere sentenze, leggi o semplici bandi alle mura della città è una storia vecchia, che ancora oggi ci ha lasciato numerosissime presenze in città di storie passate.
Nel caso specifico, Santa Chiara è sempre stata un luogo frequentatissimo dai napoletani di ogni estrazione sociale: dai re angioini, che la fecero costruire, agli scugnizzi che giocavano a palla tutti i giorni.
Non a caso il vicoletto sul quale affaccia l’ingresso, che ha questa targa sulla sua sommità, si chiamaPallonetto di Santa Chiara. Diventa semplicissimo capire il perché: Carlo Celano ci spiega che questo luogo, da tempi immemori, era noto per il gioco della palla che si svolgeva creando piccole palline con un cuore di piombo da lanciare con una mano nuda e da colpire con una racchetta. Inutile dire i danni causati dalla foga del gioco, così come la tensione agonistica che spesso sfociava in insulti, bestemmie e risse. Una scena ben poco decorosa per una istituzione sacra.

Evidentemente la situazione nel 1708, anno della pubblicazione del bando, doveva essere diventata davvero intollerabile.

Santa Chiara cortile
Il cortile all’imbrunire: che fascino!

Suor Geronima, un carattere particolare

La protagonista di questa vicenda è la badessa Geronima Castrocucco, una suora di cui abbiamo pochissime notizie, ma che è passata alla Storia per il suo carattere determinato e duro.
Su di lei abbiamo una notizia riportata dal giurista Giulio Capone risalente al 1662, ben 40 anni prima del bando che si trova a Santa Chiara. Suor Geronima e Suor Maria Capece, due vicine di cella nel convento delle clarisse, litigavano da mesi per colpa delle piante di arancio coltivate da suor Geronima che, con le loro fronde, erano entrate addirittura all’interno della celletta della vicina creando un gran fastidio con i suoi rami che “sembravano lance“. Ma la suora dal pollice verde non aveva la minima intenzione di potare la pianta e, fra le due religiose, cominciarono a volare scintille e litigate ad ogni incontro. Questa vicenda curiosa e così umana, a detta del guardiano di Santa Chiara, aveva portato scandalo in questa città e offesa a Dio” e si chiese la consulenza di un avvocato della Gran Corte della Vicaria di risolvere la questione con un suo parere.

Passa il tempo e Suor Geronima fa carriera. Diventa abadessa di Santa Chiara, la superiora del monastero, ma la sua testa dura non cambia nel corso degli anni. Si batte infatti con grande ardore per allontanare i cittadini fastidiosi dai dintorni della chiesa e del monastero, ma i risultati sono a dir poco deludenti.

Bando di Santa Chiara cortile
I bambini che giocano sotto il bando

Il bando sulla porta del Monastero

L’ultima cosa che rimane è l’affissione di un bando ben carico di minacce nei confronti dei cittadini disubbidienti.

Si fa divieto a “qualsivoglia persone” di “giocare a carte, dadi, palle, pilotta e qualsiasi altri tipo di giochi come tirare pietre, bestemmiare, fare risse o dire parole disoneste“. Pena 25 once d’oro, che sono una quantità di denaro praticamente impossibile da raccogliere per la maggior parte del popolo.

Come se non bastasse, possono essere comminate ulteriori pene “arbitrarie”, ovvero carcere e galera, non solo alle persone inquisite, ma anche alle persone che danno loro accoglienza o nascondiglio. Il bando ci tiene a specificare che sono “compresi i nobili, cosa nient’affatto scontata per quei tempi. Firmato il 30 maggio 1708.

A distanza di tre secoli dalla pubblicazione del bando, con il senno del poi, possiamo dire che le leggi durissime sono quasi sempre un fallimento. Ed oggi la vista di quel bando, fra le pareti imbrattate dai graffiti e nel cortile pieno di schiamazzi, strappa un sorriso per la sua severissima ingenuità.

-Federico Quagliuolo

Riferimenti:
Gino Doria, Le strade di Napoli, Ricciardi editore, Milano, 1982
Romualdo Marrone, Le strade di Napoli, Newton Compton, Roma, 1994
Carlo Celano, Gianpasquale Greco, Notizie del bello, dell’antico e del curioso della città di Napoli, Rogiosi editore, Napoli, 2019
Giulio Capone, Disceptationes Forenses, ecclesiasticae, civiles et morales, Enrico Alberti Gosse e soci, 1740
Monastero di Santa Chiara

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