Capita sempre più spesso di ascoltare notizie tristi sui giovani che hanno perso le speranze o che non riescono più a trovare stimoli.
In questi giorni “mi è capitata un’avventura” con il Museo Laboratorio dell’Arte Tipografica: ho avuto l’onore di conoscere un giovanotto di 88 anni, distinto, perbene e con una passione ancora da vendere. Sto parlando di Enzo Falcone, “decano” dell’arte tipografica napoletana, che dall’età di diciotto anni ha seguìto le orme del padre in quella che fu l’Officina Tipografica Moderna, nata nel 1922 in Via Duca di San Donato, 69.
Siamo a pochi passi da Piazza Mercato e dalla Chiesa di Sant’Eligio, la più antica dell’epoca angioina, in stile gotico, risalente al 1270.
I liquori
Amici, siamo nella storia, e il gentile signor Enzo sciorina pillole culturali e tipografiche, raccontandomi tutto ciò che negli anni è stata l’evoluzione del suo lavoro. Mi mostra alcune etichette di liquori e me lo motiva con il fatto che, “all’epoca”, gli alleati chiedevano alcool e, pertanto, nacquero molte distillerie in tutta Napoli. Me ne mostra altre, dove i due colori prevalenti sfumano verso i lati o verso il centro e mi dice che quella veniva chiamata stampa ad iride e sulla quale si era specializzato.
La pedalina di Totò
Ma dove il signor Enzo rapisce la mia attenzione è sulla monumentale Pedalina. Sì, proprio quella del famoso film di Totò, il mio mito: “La Banda degli Onesti”. Chi non ricorda “Bordini e Stocchetti di Torino?”. Ebbene, oggi grazie al signor Enzo Falcone, scopro che in realtà si trattava della Saroglia, sempre di Torino, ma che Bordini e Stocchetti fu un nome di fantasia.
Cominciamo a recitare a memoria le battute del film e da dietro le mascherine ci scoppia una bella risata. Ecco perché continuo a dire che Totò è terapeutico!
Il Museo Laboratorio dell’Arte Tipografica
Purtroppo, però, la triste realtà ci riporta al 2007, anno in cui il signor Enzo sospese la sua attività, avendo ricevuto lo sfratto in quanto i locali, in cui pagava l’affitto, erano di proprietà del Comune. Da allora ha cercato in tutti i modi di preservare i macchinari, prima spostandoli in un locale di fronte alla tipografia del padre, poi in un deposito a Pomigliano d’Arco, infine al civico 61, sempre in Via Duca San Donato (liberale e antiborbonico), la stessa strada che una volta era Via Bernardo Quaranta (archeologo e membro della giunta della Pubblica Istruzione e della Reale Biblioteca Borbonica). Ho detto tutto…
Ebbene, perché il signor Enzo sta facendo tutto questo? Semplice. Perché da anni, ormai, ha chiesto all’Amministrazione di fondare – in questi nuovi locali comunali, sempre in Via Duca di San Donato, ma ai civici 61-63 – il “Museo Laboratorio di Arte Tipografica“, mettendo a disposizione tutte le macchine di cui è in possesso, compresa quella del padre, risalente ai primi anni del Novecento, con la quale iniziò l’attività. A questa richiesta di amore incondizionato per il proprio lavoro e la propria città, al momento il signor Enzo ha ricevuto solo promesse, ma nessuna risposta definitiva, o meglio una l’ha ricevuta ed è quella che vedrebbe un riscontro positivo a patto che però si occupi lui di pagare le spese, compreso l’affitto. E parliamo di un qualcosa che il signor Enzo non porterà con sé, ma che vorrebbe lasciare alla città!
Un’esperienza da salvare
Vi spiego dove arriva l’entusiasmo di quest’uomo: ci tiene a parlare di Laboratorio (e non solo di Museo) perché all’età di 88 anni sarebbe disposto a scendere ogni mattina per insegnare il lavoro di tipografo ai giovani del quartiere.
Non vorrei spegnere il suo entusiasmo ma, a proposito di Pedalina e di Totò, segnalo che aspettiamo da più di vent’anni un Museo dedicato al più grande attore comico di tutti i tempi!
Mi fermo perché non ho più spazio, ma credetemi che avrei ancora tanto da scrivere.
Vi dico solo che porterò per sempre il ricordo di un uomo dignitoso, che stampava dipinti di Napoli fatti ad acquerello e gouache e che mi ha accolto nel suo “Museo”, in giacca e cravatta. Con lui, ho avuto il piacere di incontrare il più fedele dei suoi collaboratori, l’ottantenne Bruno Valle, che ogni mattina si intrattiene con il suo ex titolare e con il quale si parla ancora con il “voi”.
Loro non se ne sono nemmeno resi conto, ma io sì!
Ed è per questo che continuerò a dire che la vera nobiltà di Napoli, risiede nella storia del suo popolo; una storia che dovremmo orgogliosamente recuperare.
Yuri Buono
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