tano
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In Argentina per definire un italiano si utilizza la parola “tano“, un abbreviazione dei “napoletano“.

Il legame tra Napoli e il paese Sud Americano è profondo, ed è legato alla storia di queste due realtà, molto più simili di ciò che ci si potrebbe aspettare.

Migrazioni verso il Sud America

Partendo dagli errori amministrativi commessi nell’Italia post-unitaria, riguardo la gestione del territorio e delle scelte che influenzarono le posizioni proprio capitale umano, i cittadini.

Tra le varie decisioni politiche sbagliate, è possibile considerare un errore far procedere l’assetto economico e sociale in maniera unidirezionale, nonostante la profonda diversità culturale, dovuta a storia, modelli di sviluppo e gestione del potere presente nel Paese.

La popolazione italiana, sebbene da un lato condividesse sentimenti e radici comuni, era stata per troppo tempo amministrata in maniera diversa, da Nord a Sud.

A causa di queste decisioni si ebbe in un primo periodo una profonda crisi economica, che portò inevitabilmente alla migrazione decine di migliaia di famiglie calabresi, siciliane, pugliesi, lucane e campane verso le regioni settentrionali, verso la Germania, gli Stati Uniti e il Sud America, principalmente Uruguay e Argentina.

Nel Paese Albiceleste, che aveva acquisito la propria indipendenza dalla Spagna nel 1818, la situazione era favorevole all’ingresso di massicce quantità di migranti.

Nel 1824 infatti, venne creata la Commissione d’immigrazione, un organo responsabile con il compito di reclutare artigiani e contadini europei.

La stessa costituzione all’articolo 25 recita:

«Articolo 25: Il governo federale incoraggerà l’immigrazione europea; non potrà restringere, limitare o gravare con alcuna imposta l’ingresso nel territorio argentino degli stranieri che abbiano per oggetto coltivare la terra, migliorare le industrie, introdurre e insegnare le scienze e le arti.»

Constitución de la Nación Argentina (1853)

Durante i periodi post bellici le tratte migratorie si fecero sempre più fitte.

Si usarono, per definire la provenienza del migrante, parole specifiche, come xeneixe, genovese, o appunto “tano“, dall’abbreviazione di “Soy napulitano“, “Sono napoletano“.

Ancora oggi infatti la comunità italiana (tra oriundi, immigrati e argentini di seconda generazione), è il ceppo etnico principale del Paese contando tra i 20 e i 25 milioni di cittadini.

L’eredità napoletana in Argentina

Tra i punti di contatto culturali con il Paese c’è ovviamente l’ambito culinario, la pizza e la mozzarella (muzarella) e la “pasta frola“, ma di certo l’influenza culturale non si ferma fino a questo punto.

Numerosissimi personaggi noti come Jorge Mario Bergoglio, noto come Francesco I, oppure l’ex capitano dell’Inter, Javier Zanetti, hanno origini italiane.

Ma cosa rende davvero Napoli e l’Argentina cosi legate?

La risposta va ricercata nella Storia, entrambe le parti in causa hanno per secoli subito la dominazione spagnola e sono di fatto state sottomesse ai Re cattolicissimi, sebbene con misure differenti.

Il senso di rivalsa nei confronti di un potere costituito è parte dell’identità dei due popoli e nessuno più di Diego Armando Maradona ha potuto rappresentare questo sentimento.

Diego Armando Maradona, il “numero 10” che rese indissolubile il legame tra Napoli e l’Argentina

Dopo l’esperienza in patria infatti, Diego approdò in Europa, a Barcellona, tra i vari motivi vi era anche quello di trovare una città spagnola con un carattere ben differente dalla Spagna continentale.

Il presupposto si rivelò del tutto inesatto e Maradona a causa di problemi fisici e di litigi continui con il presidente di allora, cambiò meta.

Giunto a Napoli, durante la sua presentazione dichiarò:

“Voglio diventare l’idolo dei ragazzi poveri di Napoli, perché loro sono come ero io a Buenos Aires”

Come è risaputo, superò lo status di “idolo” e divenne parte della città.

Durante il mondiale 1990, in occasione della semifinale Italia – Argentina tenutasi proprio allo Stadio San Paolo, oggi stadio Diego Armando Maradona, il migliore di sempre riuscì a spaccare un Paese, non sul campo da calcio, ma a livello sociale e culturale.

“L’unico piacere di questo pomeriggio è stato scoprire che, grazie a me, gli italiani di Milano hanno smesso di essere razzisti: oggi, per la prima volta, hanno fatto il tifo per degli africani*.”

*epiteto usato in maniera dispregiativa da parte di alcuni tifosi di altri club per definire i napoletani

Fonti:

L’emigrazione Italiana in Argentina

Italiani dell’Argentina: come e perché siamo andati e siamo rimasti nella “terra argentea”

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