L’Irpinia è una terra che regala pace e bellezze naturalistiche che ti riconciliano col mondo. Basta visitare almeno una volta l’Abbazia del Goleto per capire esattamente il potere terapeutico della provincia di Avellino.
Si tratta di un luogo che sembra rimasto perfettamente al Medioevo, alle spalle di Sant’Angelo dei Lombardi. Nacque nel XII secolo per iniziativa del santo Guglielmo da Vercelli, un uomo che visse per buona parte della sua vita all’interno della cavità di un albero.
La cittadella monastica del Medioevo
Tutto nacque nel 1133, quando re Ruggero donò a San Guglielmo da Vercelli il territorio di Sant’Angelo dei Lombardi. Si chiamava così perché era paludoso ed era presente una specie di giunco che, in dialetto, si chiamava “goglia“. Da qui, goglieto e poi Goleto.
Il santo, che già era famoso per aver dato il via alla costruzione del Monastero di Montevergine una ventina di anni prima, decise di costruire qui un complesso religioso femminile unito ad un altro più piccolo maschile: l’intera cittadella nei progetti doveva essere infatti retta dalle donne, con la Badessa come autorità suprema, ma gli uomini avevano il compito di supervisionare e gestire l’economia delle monache, ritenute incapaci di poter maneggiare il denaro.
Quel che è certo è che la gestione attentissima dell’abbazia, nonché numerose connessioni con le famiglie nobiliari dell’avellinese, garantì un flusso di denaro enorme. Poco dopo fu infatti costruita anche una torre difensiva: esiste ancora oggi e si chiama Torre Febronia, fatta edificare nel 1152 dall’omonima Badessa. Si tratta di un capolavoro di arte romanica.
Il declino e la rinascita
Quando si diffuse la peste in Italia, anche la provincia di Avellino fu colpita duramente. Il monastero cercò di rimanere quanto più possibile isolato dai fenomeni esterni e riuscì a tirare avanti fino al 1506, quando papa Giulio II lo fece accorpare proprio al monastero di Montevergine, la massima autorità della zona.
Ci sarà un ultimo sussulto nel XVIII secolo, nel momento di massimo potere religioso sul territorio del Regno di Napoli: fu costruita la Chiesa Grande, che oggi non c’è più, dalla superstar dell’architettura dell’epoca: Domenico Antonio Vaccaro, che fu autore anche di diversi dipinti. Sarà però un successo poco duraturo, in quanto, giunti i francesi a Napoli, dichiararono nel 1807 chiusi tutti gli edifici monastici e l’Abbazia del Goleto fu abbandonata e saccheggiata. Così rimarrà per più di un secolo e mezzo.
La chiesa crollata
La cosa che paradossalmente ha reso famosa quest’abbazia è una chiesa che non c’è più. Solo a guardarla, in effetti, quando si sale sulla scalinata centrale, ti lascia senza fiato. Si tratta della cosiddetta Chiesa Grande, quella progettata da Vaccaro fra il 1735 e il 1745. Della sua bellezza è rimasta una decadente presenza delle pareti, che ricordano gli stucchi e gli affreschi che non esistono più, e il pavimento, che invece è stato restaurato ed è in perfetto stato di conservazione.
La Cappella di San Luca
La vera perla dell’Abbazia del Goleto, in realtà, è la Cappella di San Luca, che si trova immediatamente a destra dopo l’ingresso con il suo incantevole viale alberato.
Si tratta di un gioiello dal gusto medievale, rifinito in ogni particolare: la scala ha le maniglie a forma di serpente con una mela in bocca, mentre gli interni, che oggi sono spogli, ricordano ancora qualche traccia di affresco antico con i volti delle Badesse Scolastica e Marina, due delle più famose e attive nella Storia di questo luogo.
L’altro affresco invece ricorda gli episodi della vita di Guglielmo da Vercelli, il fondatore dell’Abbazia del Goleto.
L’Abbazia del Goleto oggi
Dopo il recupero nel 1973, il destino sembrava volersi proprio accanire contro l’Abbazia del Goleto. Il terremoto del 1980 fu infatti la pietra tombale per la Chiesa Grande che, già stremata da un secolo e mezzo di abbandono, sperava di essere salvata tramite il restauro di ciò che ne rimaneva. Il sisma le fece crollare interamente il soffitto e gli archi, mentre il resto della struttura uscì con relativamente pochi danni.
Per questa ragione, restituita allo splendore medievale, anche se senza affreschi, oggi l’Abbazia del Goleto è gestita dai Piccoli Fratelli di Gesù, che onorano e danno lustro ad un luogo di preghiera quasi millenario.
-Chiara Sarracino
Per visite e ulteriori informazioni:
Abbazia del Goleto | Complesso religioso a Sant’Angelo dei Lombardi
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