Maurits Cornelis Escher, incisore e grafico olandese di fama mondiale, ha legato la sua vita alla Campania, trovando in essa l’ispirazione per alcune delle opere che lo hanno reso celebre. Si innamorò infatti della Costiera Amalfitana, in particolare dei borghi di Ravello e Atrani. Erano questo i luoghi ideali per dedicarsi alla sua grande passione per le camminate. Fu proprio Atrani ad ispirare una delle sue opere più note: Metamoforsi II.
Il periodo in Italia
L’Italia fu una delle mete preferite da Escher per i suoi viaggi. Nel 1923 conobbe proprio a Ravello la svizzera Jetta Umiker, con cui sarebbe convolato a nozze nel 1924 a Viareggio. Il grafico olandese si era infatti trasferito nella primavera del 1923 in Costiera Amalfitana, soggiornando più volte a Ravello, ispirato dai racconti di una signora danese che aveva conosciuto in Toscana.
Dopo il matrimonio la coppia si stabilì a Roma, dove sarebbero nati i figli George e Arthur. Da lì, ogni primavera, il genio olandese partiva per una diversa regione italiana e rimase particolarmente stregato da quelle del Centro-Sud: Calabria, Sicilia, Abruzzo e naturalmente Campania.
L’avvento del fascismo lo portò a trasferirsi prima in Svizzera nel 1935 e poi in Belgio nel 1937, ma i paesaggi di queste terre non lo ispiravano quanto quelli mediterranei del Sud Italia. Fu così che l’artista cominciò a staccarsi dalla rappresentazione della realtà nelle sue opere, per passare ai paesaggi fantastici che riusciva a immaginare. L’Italia era però lì nella sua mente, era cioè il ricordo perfetto per cominciare a fantasticare e realizzare i mondi impossibili protagonisti delle sue opere. L’artista si sarebbe poi stabilito definitivamente nella sua terra natia, i Paesi Bassi, nel 1941.
Le opere in Costiera Amalfitana
La Costiera Amalfitana, tra architetture dense di elementi romani, greci e saraceni e maestosi paesaggi naturali, fu la protagonista di molte sue opere, sia quelle in cui Escher rappresentava la realtà, sia quelle dove il grafico olandese costruiva, a partire dalla realtà stessa, situazioni “impossibili”.
Nel 1931 ritrae, in tre differenti lavori, il profilo costiero di Atrani, le tipiche case del borgo e i vicoli del comune più piccolo d’Italia. Non mancano gli scenari di Ravello, aventi come soggetto il santuario dei Santi Cosma e Damiano, una tipica casa agricola, il leone di Piazza Fontana Moresca e il villaggio di Torello.
Metamorfosi II
La residenza in Italia contribuì notevolmente allo sviluppo artistico di Escher. Il suo obiettivo era lasciarsi ispirare dalla natura e da tutti gli aspetti normalmente trascurati dagli altri. A partire dall’eccentrico scenario paesaggistico italiano, Escher ricercava le più particolari forme geometriche sottostanti.
Tale concetto è presente in Metamorfosi II, xilografia realizzata tra il 1939 e il 1940, in cui il paesaggio di Atrani è parte di un ciclico processo di trasformazione di elementi naturali e geometrici. Nell’opera, lunga ben 4 metri, il borgo amalfitano finisce per evolversi in una scacchiera. I soggetti di Metamorfosi II sono immagini che lentamente diventano altre immagini, seguendo una riproduzione perpetua.
Atrani è presente anche nell’antecedente opera Metamorfosi I (1937), prova di quello che sarebbe stato il lavoro successivo, oltre che in Metamofosi III (1967-1968) rappresenta una versione più “allungata” della seconda versione. La rappresentazione realistica di Atrani si trasforma, nelle opere, in una serie di altre immagini, attraverso un infinito modello di forme e incastri apparentemente casuale.
L’infinito nei vicoli di Atrani
“Desidero ricercare la felicità nelle cose minuscole, come una piccola pianta di muschio di due centimetri che cresce su una roccia, e voglio provare a fare ciò che desidero da tanto tempo: copiare queste cose infinitamente piccole con la maggior precisione possibile.”
(Appunti di Escher a Ravello)
L’autore delle Metamorfosi riusciva così a creare universi paralleli anche nelle anguste stradine di Atrani. Le tipiche scale che collegano i borghi dei Monti Lattari e della Costiera Amalfitana potrebbero infatti essere alla base del ricorrente uso dei gradini nelle sue opere, come nel rompicapo di Relatività.
Strade diverse immaginate a partire da un unico punto, orizzontalità e verticalità che si fondono, rigidi schemi che si distruggono e ricompongono a partire dalla natura, infinito che spunta forse casualmente in un vicolo. Tutto questo era Escher e il suo amore per la Costiera Amalfitana.
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