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La Riserva Naturale Orientata della Valle delle Ferriere è un’oasi situata a Scala, nei pressi della frazione Pontone, lungo i sentieri che dai monti conducono fino al centro di Amalfi. Si tratta di un piccolo ma profondo angolo nascosto tra i Monti Lattari, dove delle spettacolari cascate incontrano l’archeologia della Repubblica amalfitana. Un luogo speciale in cui la natura ha conservato una flora e una fauna uniche al mondo, grazie a delle particolarissime condizioni atmosferiche.

Cascata nei pressi del rudere della ferriera.

Come arrivare

La Valle delle Ferriere può essere raggiunta da Pontone di Scala, Amalfi o San Lazzaro di Agerola. Il percorso più breve è quello che parte da Piazza San Giovanni a Pontone, che attraverso un sentiero di 1,7 km conduce al rudere delle ferriera che annuncia l’inizio dell’area della Riserva.

La Riserva Valle delle Ferriere è un’area molto grande che custodisce al suo interno una più piccola Riserva ristretta e recintata, raggiungibile a partire dal rudere della ferriera con un ulteriore sentiero da percorrere per lo più in salita. La più piccola area protetta custodisce al suo interno specie vegetali risalenti a epoche lontanissime e conserva un sorprendente microclima, di tipo subtropicale.

L’archeologia preindustriale inglobata dalla natura

La valle è oggi associata alle ferriere, poiché un tempo il rio Canneto, corso d’acqua che zigzaga tra le rocce, era utilizzato per fornire energia alle fabbriche preindustriali di epoca medioevale. Nella parte alta, nell’odierno Comune di Scala, era diffusa la lavorazione del ferro fin dal 1300. A dorso di mulo veniva portato nella valle il ferro importato dall’isola d’Elba, pronto per essere utilizzato per la produzioni di vari tipi di chiodi per le imbarcazioni amalfitane e borchie dette “centrelle“, usate per la corazzatura delle scarpe da lavoro. Potendo contare sull’importante porto di Amalfi e non essendo soggetta a restrizioni sul commercio del ferro da parte di altre autorità, la produzione prosperò fino al Settecento, quando la natura riprese possesso dell’area riconvertendo le fabbriche in romantiche e eleganti rocce o in ruderi pronti a ospitare nuova vegetazione.

La parte più bassa dell’area, situata a ridosso di Amalfi, è nota invece come Valle dei Mulini, per la presenza di antiche cartiere, sempre grazie all’acqua del rio Canneto. Amalfi era infatti molta attiva nella produzione di carta e ancora oggi la carta d’Amalfi mantiene il suo elevato prestigio.

Archeologia preindustriale nella Valle delle Ferriere.

Il microclima della valle

Superando le ferriere ci si addentra in uno scenario dove il tempo e lo spazio si trasformano progressivamente. Ci accoglie subito una la spettacolare cascata del rio Canneto, che salta di 25 metri.

Siamo in mezzo ad alti costoni di roccia, capaci di proteggere la Valle delle Ferriere dai venti freddi che provengono dal nord. L’esposizione a sud garantisce poi un clima più mite rispetto al resto dell’area geografica. Arrivano invece dal mare, posto a sud, correnti calde e umide. Le quantità di umidità e di acqua presenti nella zona garantiscono poi il mantenimento di un ambiente fresco. Tutte queste particolari condizioni fanno sì che la temperatura della valle sia sempre compresa tra gli 0°C e i 20°C. Una vera e propria oasi nel cuore della Costiera amalfitana, dove rifugiarsi dal caldo o dal freddo, a seconda della stagione.

Il salto di 25 m del rio Canneto.

La vegetazione preistorica

La particolare condizione climatica della valle permette il fenomeno dell’inversione della vegetazione. Abbiamo qui un ambiente mesofilo, che necessita di una certo tasso di umidità, mentre invece la tipica macchia mediterranea della Costiera amalfitana, diffusa negli ambienti più caldi, la troviamo nelle pareti più in alto. Diverse sono le meraviglie naturali preservate dal microclima della valle.

La più nota è la Woodwardia radicans, felce gigante, con fronde che possono raggiungere anche i tre metri di lunghezza. Cresce grazie al clima eccezionale della valle e risale a 65 milioni di anni fa, periodo Cenozoico o giù di lì. Specie rarissima sopravvissuta alle glaciazioni, risale a un’epoca in cui l’Europa meridionale possedeva un clima tropicale e ospitava una vegetazione quasi totalmente scomparsa. La riproduzione avviene attraverso i bulbilli posti al termine delle foglie, arrivando a toccare terra quando si incurvano verso il basso. Le felci comuni, diffuse comunque nell’area, utilizzano invece le spore, per cui anche il vento ne facilita la riproduzione. Riconosciamo quindi la Woodwardia dalle fronde che tendono verso terra.

Woodwardia radicans.

Lungo il fiume che scorre nella valle lo spettacolo è anche dato dall’enorme parete di muschio pietrificato. L’acqua, ricca di bicarbonato di calcio, si immette nella roccia calcarea e solidifica il muschio creando un sistema di stalattiti. Veri e propri fossili viventi.

La valle offre poi dimora ad una preziosa pianta carnivora, la Pinguicula hirtiflora. Esemplare raro le cui foglie secernono un liquido colloso capace di catture e digerire insetti.

Salamandre e rane

La Valle è anche habitat della rara Salamandrina terdigitata, soprannominata “salamandrina dagli occhiali” per la macchia chiara che va da un occhio all’altro. Si tratta di un anfibio capace di fingersi tossico o morto per scoraggiare i predatori, oltre a essere molto difficile da individuare, a causa delle sue piccoli dimensioni e delle sue abitudini notturne. Troviamo anche la salamandra pezzata, nera con macchie gialli. Entrambi gli anfibi sono indicatori della qualità dell’ambiente.

Saltellano qua e là le rane italiche, tipiche degli Appennini. Lunghe tra i 7 e i 7,5 cm e di colore rossastro, possono variare dal beje al verde. Le si trovano soltanto nei mesi estivi, poiché cadono in letargo da novembre a febbraio.

Rana italica.

Un trekking spaziotemporale

Visitare la Valle delle Ferriere non è solo un’affascinante esperienza di trekking in Costiera amalfitana. Inoltrarsi nel microclima della valle permette di superare ere geologiche, attraversando le glaciazioni e raggiungendo in pochi passi una vegetazione “hawaiana“. Ci si muove improvvisamente da un continente all’altro, senza sentire il peso di un salto temporale di 65 milioni di anni. Un buco nero, anzi verde, che porta in un’altra dimensione.

Qui un tempo venivano prodotti chiodi per corazzare le scarpe da lavoro, mentre oggi gli escursionisti con i loro scarponi da montagna si perdono nella valle. Si viaggia nel tempo, correndo il rischio di modificare il corso degli eventi e finire nel più problematico dei paradossi. Un dilemma sciolto dallo spettacolare equilibrio di una valle dove il tempo non è forse mai esistito.

Bibliografia:

Franca Assante; Amalfi e la sua costiera nel Settecento; 1994

Sitografia:

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