Due dei più grandi poeti dell’antichità, Omero e Virgilio, trovano in Campania un particolare punto di incontro e, allo stesso tempo, di divisione. Le coste dei golfi di Napoli e di Salerno hanno infatti ispirato le storie e le gesta decantate nei versi dei celebri autori. Un’impareggiabile forza narrativa, alla base di migliaia di ulteriori opere di ogni genere, che ha contribuito a costituire un capitale culturale comune in gran parte del globo terracqueo. Un universo letterario che elettrizza ancora oggi la fantasia di milioni di studenti in tutto il mondo, che si approcciano allo studio della mitologia greca e romana fin da giovanissimi.
Capri e Ischia
Ischia è Virgilio, Capri è Omero.
(Curzio Malaparte)
Lo scrittore e giornalista Curzio Malaparte, nel tentare di risolvere la rivalità tra le due più celebri isole campane, associò a Ischia un carattere “virgiliano” mentre all’isola all’estremità della penisola sorrentina un’accezione più “omerica“. La formula fu dirompente perché riusciva ad accontentare gli amanti di entrambe le isole, senza sminuire in nessun modo delle due. Cosa portò però Malaparte a inventare tale formula? Quali sono i caratteri che legano Omero e Virgilio alle isole e alle coste della Campania?
Il golfo di Napoli per Raffaele La Capria
Ci corre in aiuto Raffaele La Capria, tra gli autori più rappresentativi della letteratura italiana del secondo Novecento. La Capria vede infatti nel golfo di Napoli due nette differenze di stile, capaci di rispecchiare diverse visioni del Mediterraneo e i due differenti approcci di Omero e Virgilio. Da un lato il tufo virgiliano dell’area flegrea, dall’altro le rocce omeriche della penisola sorrentina, sebbene non manchino accumuli di formazioni tufacea anche nei pressi di Sorrento, derivanti dall’attività vulcanica limitrofa.
Questi due stili del paesaggio non potrebbero essere più diversi, eppure si trovano uno accanto all’altro e quasi uno a ridosso dell’altro, abbracciati da un unico Golfo di straordinaria bellezza, dove la storia è passata lasciando tracce indelebili e consacrando ogni baia, ogni promontorio, ogni monte.
(Raffaele La Capria – Tra autocritica e autoincanto)
I luoghi di Virgilio
La Capria evoca l’animo dell’ “umanissimo” Virgilio nel carattere umile della campagna napoletana che giunge fino alle coste. Il tema agreste è molto caro a Virgilio, consacrato nelle celebri Bucoliche, poesie di carattere idilicco-pastorale, e nelle Georgiche, dove la campagna non è sentita più come stato d’animo ma come un elemento legato alle laboriose fatiche umane. La Campania si lega alle Georgiche, scritte a Napoli, in cui Virgilio ricorda esplicitamente il suo soggiorno “nel dolce grembo di Partenope“.
Diversi sono i luoghi campani citati nelle Georgiche, come il Monte Taburno e il fiume Tanagro. Secondo il filologo Marcello Gigante, nel poema si mostrerebbe la piena simpatia di Virgilio per gli agricoltori e il loro duro lavoro, esaltando la capacità di trarre dalla terra la fonte della quiete e di isolarsi dalle discordie civili.
Virgiliano è per La Capria anche il tufo giallo dei Campi Flegrei, di origine vulcanica. L’antro della Sibilla, nel sito archeologico di Cuma, viene infatti identificato nell’Eneide come il luogo dove la sacerdotessa di Apollo divulgava le sue profezie. Altro luogo virgiliano è il Lago d’Averno, evocato nell’Eneide come porta d’ingresso degli Inferi. Diventa così virgiliana tutta l’area flegrea, comprese le isole di Ischia e Procida.
Ricordiamo poi la leggenda di Castel dell’Ovo, sull’isolotto di Megaride, secondo cui un uovo nascosto da Virgilio nelle segrete del castello avrebbe dovuto proteggere l’intera città di Napoli. Un’altra tradizione spinge invece l’influenza virgiliana fino al Cilento, a Palinuro, la cui etimologia viene associata all’omonimo nocchiere di Enea disperso sulla costa.
I luoghi di Omero
Il “divino” Omero è per La Capria protagonista del versante meridionale del golfo di Napoli, caratterizzato dalle rocce a strapiombo sul mare della penisola sorrentina. Sono i Monti Lattari che affondano nelle acque del Mar Tirreno, dando vita alla costiera amalfitana sul golfo di Salerno e a quella sorrentina sul golfo di Napoli. Il protagonista mitologico di questo scenario è indubbiamente Ulisse, personaggio che ha trovato poi diffusione in ogni genere di opera letteraria, da Dante a James Joyce, fino alle canzoni d’autore contemporanee.
La tua voce come il coro delle sirene di Ulisse m’incatena.
(Franco Battiato – Sentimiento nuevo)
L’episodio che lega l’eroe originario di Itaca alla costiera amalfitana è l’incontro con le sirene, decantato nell’Odissea. Sarebbe infatti l’arcipelago di Li Galli il luogo in cui le sirene rivolsero a Ulisse il proprio canto. Qui Ulisse, su consiglio della Maga Circe, si fece legare dall’equipaggio all’albero della nave, dopo aver turato le orecchie dei suoi marinai. In questo modo egli poté godere del canto delle sirene senza essere costretto a fermarsi, continuando così il suo viaggio.
L’arcipelago è al largo delle coste di Positano, non lontano da Capri e da Punta Campanella, l’estremità della penisola sorrentina. Le divinità greche, secondo la leggenda, si sarebbero mosse per salvare Ulisse perdendosi tra i Monti Lattari, solcando con i loro passi il noto Sentiero degli Dei.
Le onde che portano da Omero a Virgilio
La geografia dell’incontro con le sirene si basa sui testi di Strabone, geografo e storico della Grecia Antica. Strabone attribuisce infatti ad Ulisse la fondazione del Santuario di Atena a Punta Campanella, eretto per ringraziare Atena dopo l’essere riuscito ad attraversare incolume le acque delle isole de Li Galli, un tempo note come Sirenuse. A Punta Campanella i golfi di Napoli e Salerno si dividono, o si uniscono, a seconda dei punti di vista. Qui è ben visibile Capri, mentre in lontananza si scorgono Ischia, Procida e l’area flegrea.
La leggenda racconta che una delle sirene incontrate da Ulisse fosse la mitica Partenope. La sirena, sentendosi rifiutata dall’eroe, sarebbe morta disperata e trasportata dalle acque fino alla costa, dove avrebbe poi dato vita all’odierna Napoli. Così le anime di Omero e Virgilio comunicano da una sponda all’altra. Napoli guarda Capri dal proprio lungomare, mentre Ischia si lascia avvistare da Punta Campanella, seguende le onde percorse dalla sirena Partenope verso la città che dolcemente accolse Virgilio e dove il poeta volle essere sepolto.
Bibliografia:
- Si ringrazia Fabio Scarcella per l’immagine di copertina.
- Aurelio Benevento; Quei monti azzurri; 1998
- Domenico De Masi; Prefazione di Il mare e il mito. Positano Myth Festival 2009. Atti dell’Incontro di studi; Li Galli, 5 e 6 settembre 2009
- Marcello Gigante; Virgilio e la Campania; Estratto dalla Rivista: Riscontri – Anno IV – N.3 – Luglio – Settembre 1982
- Antonio Parlato; Ulisse e le sirene di Positano; 2006
- Silvio Perella, Raffaele La Capria; Di terra e mare; 2018
- Silvano Vinceti; Area marina protetta di Punta Campanella; 2008
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