Ereditare un regno a sedici anni e renderlo, grazie a forza e ingegno, più potente rispetto a quanto fatto dai suoi predecessori sembra la trama di un romanzo fantasy. Ma è la vera storia del principe Guaimario IV di Salerno.
“…non ebbe mai a rompere una sola volta una promessa o tradire una fiducia. Dal giorno in cui morì, il suo onore e la buona fede non sono state una sola volta messe in discussione”
John Julius Norwich
Guaimario IV, il giovane principe
Nato da Guaimario III di Salerno e Gaitelgrima intorno al 1013, successe al trono del padre da adolescente, nel 1027.
Già nei primi anni di principato, Guaimario diede prova di una spiccata abilità militare, che portò alla conquista di Sorrento, ma anche politica quando, dopo aver scoperto che suo zio materno, Pandolfo IV di Capua, tentò di violentare sua nipote, richiese l’intervento di un arbitrato tra l’imperatore occidentale e quello bizantino.
Contestualmente il principe riconobbe il potenziale dei mercenari Normanni presenti nel territorio e strinse con loro una proficua alleanza politico-militare tanto che i clan disertarono il “Lupo degli Abruzzi”, per seguire il sovrano di Salerno.
A seguito della sua astuta mossa politica, Pandolfo fu rimosso e al suo posto Guaimario indicò Rainulfo Drengot, capo normanno, come conte di Aversa e suo vassallo. Nonostante fossero giuridicamente bizantine, anche il ducato di Napoli, Amalfi e Gaeta divennero parte del principato longobardo.
Gli equilibri nel Mezzogiorno
Analizzando, anche solo brevemente, la situazione politico-sociale nel Mezzogiorno d’Italia all’indomani dell’anno Mille, vediamo tre attori principali: i Bizantini, i Longobardi e i Normanni, seguiti da potentati e signori locali.
Per tenere in piedi gli equilibri politici, a Guaimario IV fu proposta una spedizione in Sicilia dall’Imperatore d’Oriente, questi accettò inviando i suoi soldati e i suoi vassalli, salvo poi ritirarsi nelle Puglie dove, a seguito di una ribellione contro l’Impero, le sue truppe appoggiarono i rivoltosi.
A seguito di questa mossa approvò l’elezione di un altro alleato, il normanno Guglielmo d’Altavilla, a conte di Puglia e la sua nomina a duca di Puglia e Calabria.
La crescente potenza normanna e l’illegittimità di molti possedimenti del princeps causarono via via antipatie e scompensi nel regno, nonostante riuscì a trasformare gli ostacoli in opportunità.
Ad esempio Aversa, leale a Guaimario, si alleò con lo zio Pandolfo quando questi tornò dal suo esilio a Costantinopoli e dopo cinque anni di duro conflitto la posizione del regnante Salernitano apparve rafforzata, anche attraverso vincoli matrimoniali con cui stabilì la posizione di subalternità e vassallaggio degli alleati.
La fine del principe
Dissapori interni e decisioni esterne, come quella dell‘imperatore Enrico III di riportare Pandolfo sul trono di Capua, nonostante la sconfitta, e la fine del dominio sui territori ritenuti presi illegittimamente da parte del principe di Salerno contribuirono inizialmente a minarne la posizione agli occhi dei suoi sudditi, che tuttavia stupì nuovamente stipulando nuovi accordi ed alleanze con i signori locali.
Per la sua abilità politica e strategica, per aver riconosciuto prima degli altri il potenziale bellico normanno e per la sua attività diplomatica che gli valsero il favore dei suoi domini, del Papa e dell’Imperatore d’Occidente, Guaimario IV è ritenuto da molti il miglior principe longobardo nel meridione.
Venne assassinato dai suoi quattro cognati nel giugno 1052, nel porto di Salerno e gli succedette suo figlio Gisulfo, che pose fine al dominio del padre con la sua attitudine.
Fonti:
I Normanni nel Sud 1016-1130 (John Julius Norwich; Mursia ; 1971
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