San Vincenzo Ferreri è anche noto come “’O munacone”. È con questa espressione che i napoletani identificano San Vincent Ferrer, ma perché? Qual è il legame che unisce il Santo alla nostra città, a tal punto da essere annoverato tra i 52 compatroni di Napoli? Ebbene, mettetevi comodi, la storia ha inizio. Il Santo domenicano, che qui diventa Vincenzo Ferreri, nacque a Valencia nel 1350 e morì a Vannes nel 1419, ma predicò in buona parte dell’Europa continentale.
Il culto
Il culto di San Vincenzo è arrivato fino a Napoli e nell’Italia Meridionale, proprio per la capillare presenza dell’ordine dei domenicani. Infatti, fu proprio un frate predicatore appartenente a quest’ordine, tale fra Giuseppe Nuvolo, al secolo Vincenzo de Nuvolo – esponente di spicco del primo barocco napoletano – a progettare i lavori che furono compiuti dal 1602 al 1610, per la costruzione della Chiesa più importante del rione Sanità. Quel che sappiamo è che, pare, durante l’assedio di Avignone fu curato e guarito dalle mani di San Domenico e Gesù stesso.
Il suo culto, però, ha superato anche i confini europei, giungendo fino in America Latina, in particolare in Brasile, in Cile, in Colombia e in Venezuela. Si dice che fosse molto duro nei confronti dei peccatori, a volte spietato, ma allo stesso tempo clemente e caritatevole. San Vincenzo visse una vita certamente dedita alla predicazione della parola di Dio.
La Basilica
Fu eretta sulle Catacombe di San Gaudioso e il ritrovamento di un’immagine della Vergine molto antica, databile tra il quinto e il sesto secolo, spinse i fedeli ad intitolarla a Santa Maria della Sanità. La sua cupola maiolicata la rende unica e riconoscibile dai vari punti della città. All’interno della Basilica è presente proprio una statua dedicata a San Vincenzo Ferreri, un Santo che al momento della canonizzazione, avvenuta nel 1455, si vide attribuire più di 80 miracoli e 100 resurrezioni, un numero non da poco, un vero e proprio record nella storia della Chiesa.
Il miracolo di San Vincenzo Ferreri
Sarà stata la fama che convinse i napoletani a portarlo in processione nel 1836, per fermare l’epidemia di colera e fu così che da quel momento il Santo spagnolo divenne il protettore della Sanità (Borgo dei Vergini -Fontanelle) e la Chiesa fu “localmente” denominata “San Vincenzo alla Sanità”. È per questo che vi si svolgono due feste: una, il 5 aprile, data canonica decisa dalla Chiesa per ricordare il Santo nel giorno della Sua morte, un’altra, l’11 luglio, data in cui Napoli ricorda il Suo primo grande miracolo, con una grandissima festa, con tanto di concerto in piazza e fuochi pirotecnici.
C’entra anche Totò
Evidentemente, a Napoli una sola ricorrenza non basta e ciò è avvenuto anche con Totò, la cui storia si lega proprio alla Chiesa di Piazza Sanità. Si dà il caso, infatti, che dopo un primo funerale tenutosi a Roma, se ne celebrò anche uno a Napoli, il 17 aprile 1967, due giorni dopo la sua morte.
Centinaia di migliaia di napoletani affollarono le strade della città e i più fortunati trovarono posto nella Basilica del Carmine Maggiore. Ma, un mese dopo, esattamente il 22 maggio, proprio per consentire alla gente del suo rione di stringersi attorno alla sua bara (questa volta vuota) si svolse un altro funerale, proprio nella Basilica di Santa Maria alla Sanità. Sul manifesto funebre, preparato per l’occasione, fu scritto che si sarebbe svolto un “solenne funerale” nella Basilica di San Vincenzo alla Sanità.
C’è poco da fare, quando Napoli ama lo fa veramente e perciò raddoppia le ricorrenze. Ora capisco perché qui l’amore diventa “ammore”.
-Yuri Buono
Bibliografia
https://www.cinematographe.it/news/toto-morte-funerale-senza-corpo-napoli/
https://it.aleteia.org/2020/04/08/miracolo-san-vincenzo-ferreri-colera-napoli/
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