Il tempio di Venere, situato sulla banchina del porto di Baia, era tutt’altro che un luogo adibito al culto della Dea della bellezza, ma una delle più grandi aule termali appartenente alle terme baiane.
Il tempio di Venere… la struttura
Il tempio di Venere fu costruito per volere di Adriano nel II secolo d.C. ed era la più grande aula termale del complesso delle terme di Venere, di cui si sono persi molti dei vani che la comprendevano. Ciò che possiamo osservare in superficie del tempio è una minima parte rispetto all’estensione della struttura originaria, che ritroviamo in gran parte interrata.
Con 26.3 m di diametro a forma ottagonale all’esterno e circolare all’interno, resta poco della struttura originaria, che si pensa fosse ricoperta da una cupola ad ombrello divisa in 16 volte.
La cupola comprendeva materiali più leggeri man mano che si arrivava al centro della struttura, utilizzando questa tecnica l’architettura del tempio sarebbe risultata più stabile.
La struttura doveva sostenere la cupola attraverso un tamburo, formato da otto finestre ad arco, che davano luce all’interno dell’aula termale. Più giù due grandi entrate ad arco, che affacciavano direttamente sul mare e che fungevano da ingresso.
I vani interni del tempio di Venere sono suddivisi in piccole nicchie, che probabilmente erano le piscine termali, dove l’imperatore Adriano passava la maggior parte dei suoi pomeriggi.
Grandi decorazioni in marmo ricoprivano gli interni, ormai andati perduti come i mosaici di cui possiamo osservare minime tracce sulla parte bassa delle pareti interne, gli stessi sono molto simili alle fatture dei mosaici presenti nella villa Adriana a Tivoli.
L’aula termale è denominata tempio di Venere probabilmente per un tempio dedicato alla dea che fu costruito a Baia, ma di cui non è stata rinvenuta alcuna traccia e che non ha alcun collegamento con l’aula termale che ne ha preso il nome.
Baia città termale
La città che ospita il tempio di Venere è Baia, che deve il suo nome a Baio, uno degli uomini di Ulisse, che per la leggenda fu sepolto e onorato proprio in questa area.
Rinomata per le suggestive e grandiose rovine dell’epoca romana, a testimonianza del suo antico splendore, la città è un borgo marinaro e un centro archeologico di grande importanza.
Fu la maggiore stazione termale in Italia (certamente uno dei più lussuosi), meta prediletta dagli imperatori.
Poeti come Livio e Marziale hanno scritto sulle qualità terapeutiche di queste terme e di come personaggi illustri ne abbiano usufruito nel tempo curando i loro malanni: è un esempio il console Gneo Cornelio Scipione, che trovò molto beneficio per la sua artrite.
Verso la fine dell’età imperiale i fenomeni eruttivi, ma soprattutto quelli bradisismici, provocarono l’immersione del litorale, facendo scomparire gran parte dei numerosi monumenti della cittadina termale.
Nel 1941 i più importanti monumenti della città erano le tre aule termali comunemente ed erroneamente definiti templi, cioè i cosiddetti templi di Venere, Diana e Mercurio, gli unici rimasti in superficie dopo i fenomeni bradisismici. Soltanto nel 1950 i nuovi scavi archeologici nella cittadina riportarono alla luce gran parte delle terme passate al demanio imperiale.
L’importanza delle terme in età romana
Le terme, oltre ad essere utilizzate per la salute e il benessere del corpo, per i Romani erano luoghi di socializzazione e svago. Le prime furono costruite durate il II secolo a.C. in luoghi in cui non a caso erano già presenti sorgenti termali.
Nel tempo le strutture termali divennero sempre più importanti, i romani occupavano molti dei loro pomeriggi al loro interno.
Molti imperatori si fecero costruire le proprie terme private, ma tutti potevano usufruire di quelle pubbliche, proprio perché il biglietto da pagare costava poco meno di un quarto d’asse (il prezzo di un bicchiere di vino per quei tempi).
Gli ambienti delle terme erano sviluppati in successione: il percorso termale comprendeva il riscaldamento del corpo, che avveniva o tramite l’attività fisica o la sauna. Una volta alzata la temperatura corporea, si cospargeva la pelle con degli unguenti che la rendevano più morbida.
Si passava poi in una piscina d’acqua bollente, il calidarium, che veniva riscaldata attraverso un sistema ingegnoso detto a samovar. Al centro della vasca c’era un braciere in bronzo che veniva riscaldato dal di sotto.
Dal calidarium si passava poi al tepidarium, una piscina d’acqua, che veniva mantenuta sempre a temperatura ambiente. Infine il frigidarium, un vero e proprio shock termico al corpo, immergendosi in acqua che manteneva temperature bassissime.
I Romani pensavano che passando dal caldo del calidarium alle fredde acque del frigidarium la pelle rinvigorisse, si tonificasse e svariati benefici ne avrebbe avuto anche la circolazione sanguigna.
Molte però erano anche le patologie che si sviluppavano se si era un assiduo frequentatore delle terme: molti gli infarti registrati che venivano provocati dallo shock termico, o semplicemente i traumi celebrali e le ossa rotte dovuti agli scivoloni presi accidentalmente sul marmo bagnato.
bibliografia
“Napoli e dintorni”, Touring Club Italiano, Touring Editore, Roma, 2008
http://www.pafleg.it/it/4388/localit/56/tempio-di-venere
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