Il polo siderurgico di Pietrarsa, voluto da Ferdinando II, fu per lungo tempo tra i centri industriali più grandi del sud Italia. La fama del complesso siderurgico campano non si legò solo ai prodotti della sua industria, ma anche alla sua bellezza paesaggistica ed architettonica. Non è un caso che numerosi regnanti europei in visita al regno delle due Sicilie ebbero come tappa del loro viaggio il polo siderurgico di Pietrarsa. Illustri ospiti del polo siderurgico furono, ad esempio, il pontefice Pio IX e lo zar Nicola I. Uno degli elementi più esteticamente rappresentativi del polo è, senza dubbio, la grande statua di Ferdinando II edificata nel 1853.
Oggi la statua di Ferdinando II è posta in bella mostra all’interno dell’odierno museo ferroviario, tuttavia le alterne vicende che seguirono l’unità nazionale, come è possibile immaginare, non furono così fortuite nei confronti di questa meravigliosa opera d’arte ottocentesca.
La nascita del monumento
La statua in ghisa rappresentante Ferdinando II fu realizzata nel 1852 e inaugurata in occasione del suo quarantatreesimo genetliaco, nel 1853, anche se l’intento di una simil produzione da porre all’interno dello stabilimento siderurgico risulta documentato sin dal 1848. L’autore dell’opera fu Pasquale Riccia, talentuoso scultore nativo di Capua tuttavia formatosi a Roma sotto patrocinio della corona borbonica.
Fu artista di gran talento che operò per molte famiglie patrizie romane nonché per lo stesso pontefice Pio VIII. Richiamato a Napoli dalla corona contribuì ai lavori atti ad ultimare la chiesa di san Francesco di Paola presso l’odierna piazza Plebiscito, nonché alla realizzazione della sopracitata statua di Ferdinando II.
Il piedistallo della statua misura 3,44 metri e pesa 130 quintali, la statua in sé invece misura 4,50 metri. Una composizione impressionante per dimensioni, pregevolezza e materiali d’uso. Bisogna sempre tenere a mente che fusioni in ghisa di tal pregio e dimensione non eran cosa facile a vedersi, specialmente nell’800.
Sulla faccia anteriore del piedistallo si può leggere in caratteri in ghisa dallo splendido stile ottocentesco:
FERDINANDO II
PIO MAGNANIMO AUGUSTO
FRA TANTE OPERE GRANDI
QUESTE MECCANICHE OFFICINE
EMULATRICI
DELL’INDUSTRIA STRANIERA
CREO’ NEL 1842
COME RICORDANZA ED OSSEQUIO
FUSERO IL MONUMENTO
MDCCCLII
sull’altro lato del piedistallo si poteva leggere:
REAL OPIFICIO DI PIETRARSA
DALLA SUA FONDAZIONE
DIRETTA SEMPRE
DAL
MAGGIORE COMMENDATORE LUIGI CORSI
Tuttavia, probabilmente in periodo post unitario, gran parte dell’iscrizione fu abrasa, forse per l’eccessivo peso dato ad un vecchio dirigente borbonico. Tale operazione di rimozione ha quindi lasciato solo l’iscrizione “REAL OPIFICIO DI PIETRARSA”. Il destino della statua fu piuttosto infelice dopo l’unità nazionale. Bersagliata da numerosi atti vandalici essa fu posta dalla dirigenza della fabbrica nei depositi dello stabilimento. L’obbiettivo di tale azione fu probabilmente duplice: proteggere l’opera da atti vandalici e rimuovere il ricordo di un passato dello stabilimento ormai considerato come inconciliabile con l’odierna coscienza nazionale.
Si racconta che re Umberto I, giunto a Pietrarsa per visitare lo stabilimento, nel vedere la statua ormai accantonata in un sottoscala rimase per alcuni momenti a guardarla, per poi salutare il vecchio monarca con fare cavalleresco. Forse il nuovo re d’Italia provava pietà per l’avversa sorte toccata ad un monarca come lui, temendo un futuro simile. La statua fu riposta nel suo luogo originario in un momento meno storicamente teso: nel 1903 una commissione per la tutela dei monumenti in Campania decise di esporla nuovamente.
Tuttavia le traversie di questa opera non finirono lì: essa fu attanagliata dallo stesso stato di abbandono in cui versava lo stabilimento di Pietrarsa. Per il suo restauro si dovrà aspettare il 2016, nel corso di un piano di riqualificazione dell’intero polo museale i cui proficui risultati sono ben visibili ancora oggi.
–Silvio Sannino
Bibliografia
C. de Sterlich, Cronica Giornaliera delle province napoletane dal primo al trentuno marzo 1869, Napoli, stabilimento tip. delle belle arti, 1869
Raccolta Rassegna Storica dei Comuni vol. I anno 1969, istituto di studi Atellani
Salvatore d’Auria, Il medagliere dei re, Vol. III, 2019
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