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Si dice che la Cappella Palatina della Reggia di Caserta sia uno degli ambienti più suggestivi del palazzo vanvitelliano.

Stiamo per ritornare nel Settecento, quando era stata da poco ultimata, quindi entriamo in silenzio nella Cappella Palatina per poterne ammirare la bellezza e i tesori e per apprezzare meglio la magnificenza.

Cappella palatina della Reggia
Cappella palatina della Reggia

La Cappella Palatina: caratteristiche

Dopo aver percorso il magnifico scalone reale, il visitatore si troverà di fronte all’ingresso della cappella palatina della Reggia di Caserta. E’ l’unico ambiente del maestoso palazzo vanvitelliano ad essere stato realizzato simile alla cappella reale della reggia di Versailles, per esplicito volere di re Carlo di Borbone. La differenza è che Luigi Vanvitelli per la Cappella Palatina della Reggia operò una sintesi tra l’arte rinascimentale, barocca e manieristica.

Per la realizzazione della Cappella Palatina, Vanvitelli si ispirò all’altare della Cappella del Santissimo Sacramento nel Duomo di Siracusa, da lui disegnato qualche anno prima.

Una piccola curiosità: la Cappella Palatina non è l’unica cappella presente nella Reggia di Caserta, ce ne sono anche altre, tra cui una cappella che Papa Pio IX visitò quando venne a Caserta nel 1849, l’oratorio di Ferdinando II di Borbone e la cappella della Regina, in cui veniva celebrata la messa nei giorni festivi.

La Cappella Palatina è caratterizzata da una navata a galleria coperta da una volta a botte ed è illuminata da finestre e lucernai di forma circolare.

Maestose colonne binate e lesene di marmo con capitelli corinzi scandiscono gli ampi spazi della balaustra della galleria superiore, queste colonne poggiano su alti basamenti, rivestiti di pregiati marmi provenienti da varie zone del Regno di Napoli. All’ingresso della Cappella Palatina troviamo la Tribuna Reale, il cui accesso è possibile solo tramite una scala a chiocciola, nascosta da una porta nel vano d’ingresso.

Camminando, sul pavimento è possibile ritornare all’antica Roma, in quanto i marmi di cui è composto sono molto antichi e provengono dalla collezione Farnese, di cui re Carlo di Borbone, per via della madre, la regina di Spagna, Elisabetta Farnese, ne era discendente.

Alle pareti dell’abside troviamo una tela del pittore stabiese Giuseppe Bonito, che raffigura l’Immacolata concezione, mentre due organi trovavano posto nelle nicchie laterali.

L’altare della cappella palatina è in stucco ed è stato realizzato nel 1753. I materiali di cui è composto sono marmi e pietre dure, come l’ametista, lapislazzuli e diaspri, realizzate nel Laboratorio delle pietre dure di San Carlo alle Mortelle, a Napoli.

Purtroppo non possiamo più ammirare gli arredi sacri originali, così come le tre tele che decoravano la tribuna reale e altre quattro tele che erano poste nella tribuna dei cavalieri e delle dame, in quanto la Cappella Palatina è stata gravemente danneggiata dai bombardamenti della seconda guerra mondiale.

Infatti, il 24 settembre 1943 una bomba al fosforo americana di 500 kg scoppiò nella tribuna reale, causando gravissimi danni e demolendo due colonne che sorreggevano il matroneo e distruggendo per sempre le varie tele settecentesche, gli arredi sacri e gli organi.

Il restauro, eseguito nel secondo dopoguerra, ha profondamente mutato l’aspetto originario della Cappella Palatina.
La calotta absidale non è quella originale, i vani sotto al matroneo in corrispondenza delle colonne distrutte sono stati chiusi e al loro posto sono state realizzate delle finestre sul matroneo e sul piano inferiore.

Inoltre, le colonne che sono state scheggiate dalle bombe non sono state restaurate in quanto si è preferito lasciare visibili a futura memoria i danni, le profonde devastazioni e le distruzioni che la guerra porta con sé, anche perché le cave, da cui i marmi provenivano, andarono esaurite da tempo.

L’arredo sacro della Cappella Palatina era molto ricco ed era costituito da tonache, pianelle, piviali, camici e libri corali, mentre gli arredi in legno, come gli armadi, gli sgabelli, gli inginocchiatoi, le sedie e gli scanni, furono realizzati dall’ebanista tedesco Antonio Rosz, che ha realizzato anche i vari modellini in legno del Palazzo Reale di Caserta, che sono ancora visibili e sono in esposizione delle sale dell’appartamento reale.

In occasione di festività liturgiche importanti, si usava un arredo sacro più prezioso, realizzato dall’argentiere Cavaliere e dall’apparatore di corte di Filippo. Gli argenti del Settecento sono caratterizzati dall’essenzialità, mentre quelli dell’Ottocento sono più eleganti e decorati.

La Cappella Palatina venne inaugurata con una solenne messa nella notte di Natale del 1784 e a quest’evento parteciparono il re Ferdinando IV e tutta la corte, che per l’occasione si era trasferita a Caserta.

E’ ancora possibile trovare su Internet, oltre che qualche foto, anche un film girato nella Cappella Palatina qualche mese prima del suo bombardamento. Si tratta de “I tre aquilotti“, che ci permette di ammirare la Cappella Palatina del palazzo vanvitelliano, prima che venisse mutata per sempre.

Bibliografia

Falcone, L., Caserta: guida alla città, Spring Edizioni, Caserta, 2021

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