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“Ogn’anno, il due novembre, c’è l’usanza per i defunti andare al Cimitero. Ognuno ll’adda fà chesta crianza: ognuno adda tenè chistu pensiero”. È così che Totò, nei primi versi de ‘A livella, esprime quanto il Napoletano ci tenga ad onorare i cari che non ci sono più, specialmente il 2 novembre, il giorno dei morti. Un culto dei morti perenne e particolare, quello che si verifica nella città partenopea, una tradizione che si perde nella notte dei tempi.

Di “importazione” recente, invece, è la ricorrenza di “Halloween”, una festa anglosassone popolarissima in tutto il mondo.
Essa ricorre nei giorni appena precedenti (tra il 31 ottobre e il 1 novembre, il giorno di “Ognissanti”) il giorno dei morti.
Malgrado non si tratti di una festa tradizionale partenopea, Halloween è entrata, soprattutto negli ultimi decenni, nelle case dei Napoletani e per le strade della città in modo diretto, ma non particolarmente significativo e non con la stessa enfasi come in altre parti del mondo.

In una città come Napoli, dove si dà grande importanza al rapporto con l’aldilà e in cui c’è un costante dialogo con i trapassati e con le loro anime (in particolare quelle finite al Purgatorio), non poteva mancare una serie di simboli e cibi consumati nel periodo a cavallo del giorno dei morti, cibi che hanno ancora oggi una valenza rituale e la cui origine è, manco a dirlo, molto antica.

Teschio all’ingresso della chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco

Prima della zucca? C’era la rapa!

Halloween (forma contratta dell’espressione anglosassone All Hallow Even – in italiano “sera di tutti i santi”) ricorre la notte tra il 31 ottobre e il 1 novembre ed è una festa che ha radici molto antiche, che affondano nel mondo celtico. Una ricorrenza che ha avuto origine in Europa, da dove poi è partita alla conquista del Nuovo Mondo che, però, ce l’ha restituita plastificata e commerciale.

Quasi inutile dirlo, ma la protagonista del periodo di Halloween è la zucca. Sarebbe errato, però, credere che la festa anglosassone abbia l’esclusiva nell’utilizzo della regina delle cucurbitacee. Di fatto, l’uso della zucca era molto diffuso anche in Italia.

Nell’Italia contadina, infatti, era tradizione intagliare zucche con occhi, naso, bocca, con tanto di lumino acceso.
Esempio lampante è la feste delle lucerne di Somma Vesuviana, nell’entroterra napoletano, in cui i morti si manifestano sotto forma di teste di zucca che brillano nelle tenebre.

Festa delle lucerne di Somma Vesuviana

Naturalmente, la zucca ha origine nel Nuovo Mondo e compare sulla tavole degli Europei dopo la scoperta dell’America. Originariamente, dunque, non erano le zucche che venivano intagliate e scavate a mo’ di lanterne, bensì grosse rape. Fu solo dopo che gli emigrati irlandesi giunsero in America che si ripiegò sulle zucche, essendoci scarsità di rape in Irlanda.

Zucche e rape intagliate danno vita, anche a Napoli, nel periodo di Halloween, ai cosiddetti Jack-o’ lantern. L’espressione inglese deriva dal fenomeno del fuoco fatuo, attribuito ad una luce tremolante sopra una torbiera.

Tipicamente, infatti, in un Jack-o’-lantern viene intagliata la parte superiore della zucca per creare un coperchio, la polpa interna viene scavata e un’immagine, solitamente di una faccia mostruosa, viene scolpita sulla superficie esterna per esporre l’interno vuoto. Per creare un effetto luminoso, una candela viene posta all’interno prima che il coperchio venga chiuso.

Jack-o’-lantern

Il nome “Jack” deriva dalla leggenda irlandese di Stingy Jack, un fabbro alcolista che riesce ad imbrogliare Satana ed è condannato a vagare per la Terra con solo una zucca scavata per illuminare la sua strada.

A Napoli, malgrado Halloween non sia una festa tradizionale e celebrata con forte enfasi come in altre parti del mondo, ricorre comunque una moderata usanza (specialmente negli ultimi decenni) ereditata dal mondo anglosassione di creare ed esibire zucche intagliate, di praticare il famoso “dolcetto o scherzetto?” da parte dei bambini, di organizzare eventi e feste in costume.

Ricorrendo nello stesso periodo, Halloween e il giorno dei morti sono oggi due ricorrenze sovrapposte, anche se è sempre importante sottolineare che esse celebrano due giorni separati dell’anno.

Il torrone dei morti: il protagonista delle “bancarelle” del giorno dei morti

Se la zucca è protagonista della feste delle lucerne di Somma Vesuviana (che però si svolge ad agosto), a Napoli ricorre la tradizione delle “bancarelle” durante il giorno dei morti. Dolci, caramelle, giocattoli di ogni genere e soprattutto il famoso torrone dei morti.

Al contrario del suo parente più duro, è un torrone morbido a base di cioccolato e lavorato a forma di bara. Per questa sua caratteristica viene anche chiamato murticiello, piccolo morto. È forse un modo per stigmatizzare in maniera dolce la paura della morte, da sempre connaturata nell’uomo.

Torrone napoletano, tipico dolce del giorno dei morti

La melagrana: simbolo di morte e rinascita

Oltre alle verdure stagionali e ai dolci, nel periodo a cavallo del giorno dei morti, ha grande importanza un grande frutto che, per la sua valenza simbolica, fa ancora oggi bella mostra di sè nelle case dei napoletani in autunno, anche se ormai più spesso come decorazione: la melagrana.

Definita dagli antichi come il re dell’orto (per via del picciolo a forma di coroncina), la melagrana è conosciuta da tempi remotissimi e spesso e volentieri è stata associata ai morti o ai riti di morte e rinascita.

Decorazione con melagrane

In Campania sono state trovate molte statuine femminili nell’atteggiamento kourotròphos, cioè di “colei che nutre”, caratterizzate da un neonato tenuto in braccio e una melagrana stretta in una mano. Una simbologia che ritorna anche in alcune Madonne, come quella della chiesa di Santa Maria del Granato in Capaccio Vecchio (in provincia di Salerno) e che rimanda alla consolidata traide di nascista, morte e resurrezione.

Madonna nella chiesa di Santa Maria del Granato in Capaccio Vecchio

Ritroviamo il simbolo della melagrana anche in un mito tardo e famoso come quello di Kore/Persefone. Rapita da Ade, dio degli inferi, e riconsegnata alla madre Demetra dopo un’estenuante trattativa, la fanciulla viene però raggirata dal dio dell’Oltretomba che le fa mangiare 6 chicchi di melagrana, quantità sufficiente perché questa la leghi ad Ade per sei mesi all’anno.

Anche nel caso del periodo di Halloween e del giorno dei morti, dunque, non limitatevi ad addentare un pezzo di torrone a cuor leggero senza rivolgere un pensiero a chi non c’è più; quando mangiate una minestra di zucca, non dimenticate di ringraziare l’irlandese Jack-o’ lantern e i suoi omologhi sparsi in tutta Italia; e soprattutto, quando chicco a chicco degustate una melagrana, pensate a Persefone che in quel momento si trova nel luogo più in basso del mondo, in attesa di tornare in primavera nel mondo di sopra.

– Marco Godino

Fonti:

“Napoli esoterica e misteriosa” – M. Rua

“Zucche piene e teste vuote” – M. Niola

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