Eduardo Scarpetta
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Al genio di Eduardo Scarpetta si devono opere come “Miseria e nobiltà” e l’intramontabile personaggio di Felice Sciosciammocca, storie e maschere che appartengono all’immaginario collettivo segnando profondamente la cultura napoletana, e la nascita di un vero e proprio genere, il teatro dialettale moderno.

Eduardo Scarpetta fu il più importante autore teatrale napoletano tra la fine dell ‘800 e l’inizio del ‘900 e il capostipite della dinastia artistica degli Scarpetta-De Filippo, che arriva fino ai giorni nostri. Ebbe infatti ben nove figli da varie relazioni, tra cui Titina, Eduardo e Peppino De Filippo, che non riconobbe mai ufficialmente, ma che avviò lui stesso al teatro così come avvenne per i fratellastri.

Si può senza alcun dubbio dire che esite un teatro prima e dopo Eduardo Scarpetta, il suo successo fu travolgente in tutta la nazione, ma con la fama arrivarono anche i grattacapi: Scarpetta fu denunciato da D’Annunzio per la sua parodia del “La figlia di Iorio“, darmma scritto del poeta. La storica causa legale segnerà in qualche modo la fine della sua carriera.

Inizi e successo

L’amore per il teatro di Eduardo Scarpetta iniziò molto presto, quando da bambino frequentava insieme a suo padre i vari teatri della città, tra cui quello che lo consacrerà a re della comicità: il teatro San Carlino, tempio della commedia e del più famoso pulcinella di quegli anni, il maestro Antonio Petito. La carriera di Scarpetta ebbe inizio all’età di 15 anni nella compagnia di Zampa, dimostrando presto la sua predilezione per il teatro comico piuttosto che per quello drammatico.

Continuò con le compagnie di Pastena, poi Bozzo e in seguito con la compagna del pulcinella Raffaele Marino interpreterà per la prima volta il personaggio di Sciocciammocca, già esistente, ma che Scarpetta rivisitò e fece completamente suo. Fu proprio grazie a questa fortunata interpretazione che si unì alla compagnia di Antonio Petito al San Carlino. Per Eduardo Scarpetta infatti Petito scrisse “Felice Sciosciammocca creduto guaglione ’e n’anno” (1872) e interpretò anche alcune opere scritte da Scarpetta stesso. Con il tempo il personaggio di Felice Sciocciammocca, che rappresentava inizialmente una sapalla più che un protagonista, si impose fino a raggiungere e oscurare quello di Pulcinella.

Il teatro San Carlino, chiuso nel 1876 alla morte di Petito, fu riaperto nel 1880 dalla compagnia di Scarpetta. Assunto il ruolo di capocomico, iniziò la rivoluzione Scarpettiana. Questa ebbe un risvolto materiale sul San Carlino che fu rinnovato e abbellito sia da punto di vista estetico che funzionale, ma investì soprattutto il ruolo degli attori e i personaggi da loro interpetati. Se fino a quel momento erano l’aspetto fisico, l’abbigliamento e l’utilizzo delle maschere a rendere riconoscibili i personaggi, che avevano dei tratti caratteristici fissi, con Eduardo Scarpetta l’interpretazione, il testo, la gestualità dell’attore e la situazione assumevano maggior peso, calando i personaggi in storie più verosimili. Diede maggiore professionalità ai teatranti, imponendo regole, tempi prestabiliti per le prove, copioni scritti che limitavano l’improvvisazione e pagandoli anticipatamente.

In quegli anni Scarpetta scrisse commedie destinate a segnare un’epoca tra cui ’Nu turco napulitano (1885) e Miseria e nobiltà (1888), ancora oggi famosissime soprattutto per gli adattamenti cinematografici, con attore protagonista Totò, degli anni 50 del secolo successivo.

Miseria e nobiltà 1914 con Eduardo Scarpetta
Trasposizione cinematografica di “Miseria e nobiltà” del 1914

La causa con D’Annunzio

Tra i maggiori successi di Eduardo Scarpetta troviamo varie traduzioni e adattamenti in cui l’autore parodiava le opere originali calandole nel contesto napoletano. Una di queste sue parodie portò tuttavia Scarpetta ad essere protagonista, insieme al poeta Gabriele D’Annunzio, di una storica causa legale: fu infatti accusato di aver contraffatto il dramma di quest’ultimo intitolato “La figlia di Iorio” con la sua parodia, “Il figlio di Iorio“, che sostituiva la drammaticità con la comicità e il linguaggo elevato con il dialetto. Tuttavia Scarpetta non riuscì ad ottenere una autorizzazione scritta quando incontrò il poeta proprio per chierdergliela, e alla prima messa in scena dell’opera poi comunque avvenuta al teatro Mercadante parte del pubblico, fedele a D’Annunzio, insorse costringendolo a interrompere lo spettacolo.

La causa legale si protrasse per diversi anni, fu di grande interesse per l’opinione pubblica perchè la sentenza che ne sarebbe scaturità avrebbe significato un importante precedente giudiziaro per quanto riguardava il diritto d’autore, la satira e la parodia.

La difesa di Scarpetta, le cui parti furono prese dall’avvocato Giorgio Arcoleo e dal filosofo Benedetto Croce contro l’accusa di Salvatore di Giacomo e Roberto Bracco, portò ad una storica vittoria dell’autore napoletano, prosciolto per non aver commesso il fatto. Nonostante il positivo esito della vicenda poco tempo dopo Eduardo Scarpetta si ritirò dalle scene lasciando la compagnia a suo figlio Vincenzo.

La dinastia Scarpetta-De Filippo fino ai giorni nostri

La famiglia allargata di Eduardo Scarpetta potrebbe essere definita una modern family di altri tempi. Ebbe infatti varie relazioni extra coniugali e ben nove figli: per primi Vincenzo, con la moglie Rosa De Filippo, e Maria nata dalla relazione con l’insegnante di musica Francesca Giannetti; i celebri Titina, Eduardo e Peppino De Filippo, nati dalla relazione con Luisa, nipote della moglie Rosa, destinati a fare la storia del teatro e del cinema; dalla relazione con Anna, sorellestra di Rosa, nacquero invece Pasquale De Filippo, Eduardo (conosciuto in arte come Eduardo Passarelli) e in seguito Ernesto (riconosciuto da Vincenzo Murolo e padre del famoso cantautore Roberto Murolo). A questi si aggiunse Domenico Scarpetta, che non era figlio biologico di Eduardo, ma probabilmente di Rosa De Filippo e del re Vittorio Emanuele II. Quest’ultimo fu anche l’unico a non seguire le orme del padre, mentre tutti gli altri si dedicarono al teatro.

Anche Mario Scarpetta, figlio di Vincenzo, divenne attore dedicandosi inizialmente al teatro e in seguito a cinema e televisione. Venuto a mancare nel 2004 all’età di 50 anni, ha a sua volta passato il testimone al suo giovane figlio Eduardo Scarpetta, classe ’93. Quest’ultimo ha interpretato il ruolo di suo nonno Vincenzo Scarpetta in “Qui rido io!“, film biografico del 2021 con protagonista proprio il suo omonimo trisavolo, interpretato da Tony Servillo. Per questa interpretazione ha ricevuto il David di Donatello come migliore attore non protagonista, rispondendo con questo riconoscimento alla pesante eredità rappresentata dal suo nome e dando seguito ad una tradizione artistica che non sembra destinata ad estinguersi.

Sitografia

Scarpetta Eduardo in “Dizionario Biografico”, treccani.it

Sito ufficiale, eduardoscarpetta.it

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