Quello di Forcella è uno dei più antichi quartieri del centro storico di Napoli.
Situato tra Pendino e San Lorenzo, sorge a ridosso di Via Duomo, Spaccanapoli e il Corso Umberto I. Questo nome particolare prende spunto dall’arteria principale dell’area, una strada dalla caratteristica forma ad Y, che ricorda appunto una “forcella”.
Sono tante altre le teorie intorno all’origine di questo toponimo: da quelle misteriche, secondo le quali qui avrebbe avuto luogo la scuola di Pitagora il cui simbolo era proprio la Y, che oggi ritorna nello stemma del seggio di Forcella, a quelle rituali, secondo le quali la biforcazione stradale sarebbe stata creata con un preciso scopo esoterico, che rimanderebbe al simbolo magico della creazione dell’Universo.
Forcella, ieri, oggi e domani
È qui che Vittorio De Sica nel 1965 decise di ambientare il primo episodio di Ieri, Oggi, Domani, quello in cui Adelina, interpretata da Sophia Loren, continua a farsi mettere incinta dal marito, Marcello Mastroianni, pur di evitare la prigione per contrabbando di sigarette.
Un quartiere storico e così amato dai napoletani da esservi legati anche in modo gergale: per indicare qualcosa di molto vecchio spesso, infatti, si usa l’espressione napoletana “‘Sta cosa s’arricorda ‘o Cippo a Furcella”.
Un quartiere storico ricco di monumenti e attrazioni
Non estraneo alle cronache locali, tra gli anni ’70 e i 2000, il quartiere di Forcella è stato per anni un punto strategico camorristico per il clan Giuliano. D’altra parte, in quest’area hanno sede molti palazzi storici e luoghi di straordinaria importanza artistica: da Castel Capuano, un tempo sede dei Tribunali da cui prende il nome la storica via, a Palazzo Santa Maria Porta Coeli, oggi sede dell’Università L’Orientale, passando per il Trianon, antico teatro su cui ha debuttato Eduardo Scarpetta nella celebre commedia Miseria e Nobiltà.
Arte, tradizione, cultura ma anche, e forse soprattutto, fede. È a Forcella, infatti, che sorgono alcuni dei più bei complessi religiosi della città: dalla Chiesa di Sant’Agostino alla Zecca (chiusa dal Terremoto dell’80); alla Chiesa di Santa Maria della Pace, nota per l’annessa Sala del Lazzaretto dove nei secoli passati hanno trovato ricovero lebbrosi, appestati ed altri sofferenti affetti da malattie infettive. Passando per la Basilica della Santissima Annunziata Maggiore, adiacente l’omonimo ospedale dell’Annunziata, noto soprattutto per la ruota degli esposti, neonati che le madri abbandonavano perché indigenti o illegittimi, e da cui derivano i diffusissimi cognomi, squisitamente partenopei Esposito, Degli Esposti, Sposito.
Il murales di Jorit
La crescita del valore artistico di questo quartiere di Napoli passa anche da un murales. Era il settembre del 2015 quando il noto street artist Jorit decise di disegnare Gennaro. Siamo in Piazza Crocelle ai Mannesi e Jorit ritrasse, con toni e atmosfere caravaggesche, un operaio le cui sembianze rimandano al patrono della città di Napoli. Un disegno che rende omaggio al santo e stempera l’aura di santità nel corpo terreno del popolo dei suoi fedeli.
Sul volto ieratico gli ormai tipici segni tribali della “Human Tribe”, cui appartengono tutti i soggetti ritratti dall’artista, simbolo di una uguaglianza tra le persone, al di là del proprio sesso, condizione, religione. L’opera si trova a pochi metri dalla Chiesa di San Giorgio Maggiore, nel cuore dell’antico quartiere partenopeo. Questo monumentale murales è la prima nella storia della street art del nostro Paese ad aver ricevuto una benedizione, ed ha senza dubbio il merito di aver contribuito a rilanciare un quartiere protetto oggi dall’egida di San Gennaro e dai benefici di un crescente flusso turistico.
Forcella rappresenta la faccia più vera e verace di Napoli: «era ‘nnamurato dê Quartiere Spagnole e de Furcella – recita un episodio della celebre serie Gomorra – pecché deceva ca sulo là putive senti’ l’addore overo ‘e Napule».
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