napoletano con Pino Daniele

Vi capita mai di svegliarvi una mattina e pensare: oggi voglio studiare una nuova lingua. Così, incominciate a cercare testi di grammatica, libri da leggere, film e soprattutto … canzoni. Ma allora perché non imparare il napoletano? E perché non farlo grazie a uno dei cantanti più iconici della storia musicale napoletana: Pino Daniele.

Di seguito, vi proponiamo tre parole e due espressioni tipiche del napoletane, che insieme mostreranno una Napoli malinconica, resiliente, superstiziosa, autoironica e con cazzimma … proprio come Pino.

Il napoletano con Pino Daniele – Appocundria

Era il 2015 quando, in onore della scomparsa di Pino, l’enciclopedia Treccani decise di inserire la parola “Appocundria” all’interno del suo dizionario. Era il 1980 quando Pino Daniele scriveva questa omonima canzone nel suo disco più iconico: Nero a metà.

Il termine, tutto napoletano, è un’interfaccia dialettale dell’italiano ipocondria, nel senso semantico di “profonda malinconia”. Questa appocundria è un sentimento nostalgico, nutrito da un inevitabile accettazione delle sorti della vita, venata di scetticismo.  

Nel testo Pino canta così:

Appocundria me scuppij ogni minuto ‘mpietto
Pecché passanno forte e sconcecato ‘o lietto
Appocundria ‘e chi è sazio e dice ca è diuno
Appocundria ‘e nisciuno

Appocundria, Pino Daniele
Il napoletano con Pino Daniele – Appocundria

Il napoletano con Pino Daniele – ‘A ciorta

‘A ciorta, la fortuna, la sorte, tema tanto caro quanto odiato dal popolo napoletano. Il termine ha origini latine e viene da sors, serere che significa annodare. La fortuna, infatti, non è altro che la forza a cui sono legati, appunto, i destini degli uomini.

Ciorta non ha solo il significato di fortuna, ma descrive anche l’incontrollabilità nella vita di ognuno.

Il termine lo troviamo nella canzone più iconica di Pino: Napule è del 1977 … sai indovinare in quale parte della canzone?

Napule è na’ carta sporca
E nisciuno se ne importa
E ognuno aspetta ‘a ciorta

Napule è, Pino Daniele

L’avete cantata, non è così? Come nel caso di appocundria, anche qui la frase “ognuno aspetta la sorte”, il proprio destino, esprime un senso di rassegnazione passiva davanti alla vita che non si può avere sotto controllo.

Il napoletano con Pino Daniele – ‘A ciorta

Il napoletano con Pino Daniele – caccia ‘a currea

Currea? Cosa significa questa parola così strana? La forma del verbo correre? Assolutamente no! Come in tante altre parole napoletane, currea è un termine che abbiamo ereditato nel periodo di dominazione spagnola. Infatti, il termine viene dall’omonima parola castigliana che ha origine dal latino corrigia, ovvero cintura.

La currea o correja era una cintura di cuoio che i genitori napoletani solevano sfilare dalla cintola per minacciare i figli disobbedienti. Dove troviamo questo termine nei brandi di Pino? È presto detto: Yes I know my way, brano del 1981 dal disco Vai mo’.

Siente fa’ accussì
Nun dà retta a nisciuno
Fatte ‘e fatte tuoie
Ma si haje suffrì’ caccia ‘a currea

Yes I know my way, Pino Daniele

Nel testo, Pino Daniele invita l’ascoltatore a farsi i fatti suoi per campar bene, ma con un monito: “se però devi soffrire, caccia la cintura”, nel senso di reagire alla vita e alle vessazioni.

Il napoletano con Pino Daniele – caccia ‘a currea

Il napoletano con Pino Daniele – Si se ‘ntosta ‘a nervatura

In questo caso abbiamo un provincialismo come “si se ‘ntosta ‘a nervatura”, per esprimere un forte sentimento di rabbia, diverso dal termine napoletano appiccicare, ma che, in maniera figurata, mostra ciò che realmente accade al corpo quando ci arrabbiamo. Infatti, le terminazioni nervose del corpo umano tendono ad indursi quando sottoposte a stress e ira.

Questa espressione viene usata da Pino Daniele nel testo Je so’ pazzo (1979):

Je so’ pazzo, je so’ pazzo

Si se ‘ntosta ‘a nervatura

Metto tutti ‘nfaccia ‘o muro

Je so’ pazzo, Pino Daniele
Il napoletano con Pino Daniele – Si se ‘ntosta ‘a nervatura

Il napoletano con Pino Daniele – Acconcia a vocca

Anche questa è un’espressione dialettale che letteralmente significa “aggiusta la bocca” e viene usato per dire “addolcire la bocca” lasciando un buon sapore… come quando si assaggia il caffè!

Pino si aggiusta la bocca nella canzone del 2008 Na’ tazzulella e’ cafè, nell’omonimo disco Pino Daniele.

Na’ tazzulella e’ cafè

Acconcia a vocca a chi nun po’ sapè

E nui tirammo annanz che

Rulore è panze

E invece e c’aiutà c’abboffano è cafè

Na’ tazzulella e’ cafè, Pino Daniele
Il napoletano con Pino Daniele – Acconcia a vocca

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