Andrea Vaccaro è stato uno dei maggiori esponenti del barocco napoletano seicentesco, anche se la sua personalità è stata poco studiata dalla critica artistica in quanto considerato un “imitatore” dei grandi maestri. Molte delle sue opere, di notevole spessore artistico, sono conservate al Palazzo Reale di Napoli e al Museo nazionale di Capodimonte.
Gli esordi “caravaggeschi” e l’influenza del “neovenetismo”
Andrea Vaccaro si formò probabilmente, a partire dal 1620, nella bottega di Giovan Tommaso Passaro, noto principalmente per la sua attività di copista, alla quale lo stesso Vaccaro si dedicò a lungo. Venne infatti trovato un documento risalente al 16 febbraio del 1629 che lo attesta come maestro autonomo.
Dopo gli esordi “caravaggeschi” in cui copiò quadri per Giovanni de Guevara, duca di Bovino, strinse amicizia con Bernardo Cavallino, avvicinandosi al classicismo bolognese di Reni e Domenichino.
Successivamente, venne influenzato anche dal “neovenetismo”. Il suo esponente principale, Van Dyck, divenne di ispirazione allo stesso Vaccaro, tanto da comparire nell’opera “La Maddalena” (1636), destinata alla cappellina dedicata alla santa nel Coro dei Conversi della Certosa di San Martino a Napoli.
Caratteristica delle sue opere sono le forme regolari, l’uso di tonalità chiare e la totale assenza di espressioni e movimenti violenti dei suoi personaggi. Vaccaro lavorava soprattutto su commissioni di tipo religioso e il suo modo di rappresentare martiri e santi lo rese l’artista più noto e richiesto dalla Chiesa durante il periodo della Controriforma.
Esempio celebre è il “Rinaldo e Armida” (ispirato al poema “Gerusalemme Liberata” di Torquato Tasso), attualmente esposto al Museo nazionale di Capodimonte.
Le opere di Andrea Vaccaro al Palazzo Reale
Al Palazzo Reale di Napoli incontriamo dipinti di Andrea Vaccaro di grande qualità e dimensione: “La Strage degli Innocenti”, risalente al 1649, eseguito per la Galleria del principe di Cardito, l’”Orfeo e le Baccanti” e “Incontro di Rebecca ed Isacco“.
L’iconografia trova a Napoli un riscontro notevole in tanti artisti: ne “La Strage degli innocenti”, Vaccaro basa lo sfondo su un’architettura di tipo monumentale e nelle rappresentazione delle figure in primo piano si ispira al caravaggismo di area napoletana: dai nudi fino all’omaggio al Martirio di San Matteo, evocato in secondo piano sulla destra.
Realizzata durante il periodo di maturità del pittore (intorno al 1650), ovvero quando si avvicina al classicismo di matrice bolognese, l‘”Orfeo e le Baccanti” è una grande tela a soggetto mitologico. Novità della sua pittura è la rappresentazione non solo di fanciulle scollacciate dalle vesti fruscianti, ma anche di vari animali (in primo piano), dimostrando che la sua abilità non si limita alla rappresentazione di figure umane. Il dipinto vede nove baccanti armate di lance, frecce e pietre, che si apprestano a tendere un agguato mortale ad Orfeo intento a suonare. Nella parte superiore della composizione vediamo una varietà di uccelli che fa da ombrello al giardino zoologico della parte inferiore.
Un’altra opera di grandi dimensioni, eseguita nel 1649 in pittura ad olio, è l’”Incontro di Rebecca ed Isacco“. Si trova nella quattordicesima sala dell’Appartamento storico del Palazzo Reale a Napoli e ritrae un episodio dell’Antico Testamento.
Le opere al Museo nazionale di Capodimonte
Alcune tele di Andrea Vaccaro sono conservate al Museo di Capodimonte, tra cui “Adorazione del vitello d’oro” (1640), il cui tema, ricavato dall’Esodo, fu ripreso anche in una tela dei Poussin. La composizione presenta un certo equilibrio perché costruita sulla centralità del vitello d’oro. I personaggi sono posizionati ai lati e sullo sfondo si intravedono altre figure, come se fosse una scena teatrale. Nei caratteri della tela notiamo numerose influenze (Reni, Stanzione, Cavallino) e soprattutto il taglio e la luminosità caravaggesche.
Anche il “Transito di San Giuseppe“, datato 1650, è conservato a Capodimonte. Notiamo un Vaccaro ormai maturo e si percepisce la sospensione drammatica della scena, le gesta teatrali che ritraggono la morte di San Giuseppe in cui la Madonna non ha un volto addolorato, ma sereno. Su questa profondità emotiva, nella galleria di Capodimonte vediamo anche il “San Francesco in adorazione della croce” e due tele dedicate a Santa Cecilia: una la rappresenta al cembalo, l’altra alla spinetta e sono entrambe prive di contrasti chiaroscurali.
Sitografia e bibliografia
Grossi G. G. – Andrea Vaccaro, in “Biografia degli uomini illustri del regno di Napoli, ornata de loro rispettivi ritratti”
De Dominici B. – Vita di Andrea Vaccaro e dei suoi discepoli, in “Vite de’ pittori, scultori ed architetti
napoletani”
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