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Uno dei modi più diretti e affascinanti per studiare la storia di un territorio è sicuramente quello di approcciarsi ad essa attraverso oggetti fisici, ancor meglio se essi risultano acquistabili in modalità consone alle leggi per la tutela del patrimonio. Nel seguente articolo tratteremo proprio di alcuni di questi oggetti: le monete, in particolar modo la monetazione sveva.

Il seguente articolo non sarà in alcun modo onnicomprensivo dell’intera monetazione del Regno, né della sua storia politica: vuole essere tutt’al più un contributo di natura divulgativa, destinato a chiunque volesse approcciarsi alla storia del Meridione e della sua economia e monetazione.

Supposta miniatura di Federico II presente nel “De Arte Venandi cum Avibus”

Il sistema della monetazione sveva

La monetazione sveva fu, inizialmente, pressappoco una riproposizione di ciò che si era già sperimentato nel Mezzogiorno in periodo normanno. Inizialmente gli unici cambiamenti introdotti riguardarono la monetazione spicciola, arricchita di nuovi denari e monete di mistura, il cui utilizzo era principalmente legato al contesto agrario o a scambi commerciali di dimensioni alquanto limitate.

Il metallo maggiormente utilizzato, specialmente nelle transazioni di maggior rilievo o nei commerci con mercanti stranieri, era l’oro, ancora coniato in Tarì, monete di piccole dimensioni, tuttavia dal fino alquanto stabile. Il grande assente del sistema monetale meridionale rimaneva quindi, ancora nel XIII secolo, l’argento.

monetazione sveva
Monetazione sveva: tesoretto di multipli di Tarì di periodo federiciano ritrovati in Puglia, oggi conservati presso il Museo Archeologico Nazionale di Taranto (Source: https://archeologiavocidalpassato.com/tag/conferenza-andar-per-compere-nella-puglia-medievale-circolazione-di-moneta-e-prezzi-tra-normanni-svevi-e-angioini/)

Tuttavia, se vi furono pochi cambiamenti dal punto di vista tipologico, la monetazione sveva fu molto diversa da quella dei loro predecessori per via del loro peso. Nella monetazione federiciana si assiste ad un progressivo aumento ponderale, legato all’aumento demografico e all’intensificarsi dei commerci nell’intero Mediterraneo.

Da ciò derivò l’esigenza di coniare monete più pesanti, specialmente per ciò che concerne la monetazione aurea, nella quale si vide una certa preminenza dei multipli di Tarì. La moneta che più di tutte simboleggiò questo progressivo cambiamento fu, senza dubbio, l’Augustale che, come avremo modo di vedere, costituì una considerevole novità tanto per la sua valenza artistica quanto per quella economica.

Cartina medievale del Mediterraneo

Le monete dei re: alcuni esemplari

La monetazione spicciola prodotta nel Meridione svevo fu alquanto eterogenea e ricca di numerosi esemplari ed emissioni. Sarebbe quindi difficile riportare un esemplare paradigmatico per l’intera tipologia. Il denaro seguente, coniato in Sicilia, spicca per l’ottima conservazione e la qualità dei rilievi. Sul dritto si trova l’effige del sovrano mentre, sul rovescio, è presente l‘aquila imperiale.

Monetazione sveva: Denaro, Federico II (source: https://numismaticaranieri.it/archivioscheda/25247-sicilia-federico-ii-di-svevia-imperatore-e-re-di-sicilia-1197-1250-denaro.aspx)

I multipli di Tarì coniati sotto Federico II ebbero fattezze estetiche alquanto analoghe a quelle dei Tarì normanni, riportando cambiamenti quasi esclusivamente iconografici. Il multiplo di Tarì più rappresentativo è forse quello con aquila federiciana, di cui furono prodotti numerosissimi esemplari.

Monetazione sveva: zecca di Brindisi, Tarì di Federico II (source: https://www.numisbids.com/n.php?p=lot&sid=2288&lot=508)

I cambiamenti stilistici di più ampio rilievo si ebbero con la coniazione degli Augustali: frutto di una peculiare maturazione artistica e culturale, l’Augustale riprese le fattezze delle antiche monete imperiali romane, divenendo uno dei più famosi manifesti ideologici ed artistici del regno federiciano.

Il cambiamento che portò questa moneta non fu tuttavia esclusivamente estetico ed artistico: il suo peso, di circa 5 grammi, fu un importantissimo antecedente di un grande cambiamento che, tra XIII e XIV secolo, investì l’intera Europa.

Si trattava, infatti, di una tra le primissime monete d’oro di quel peso prodotte nell’Europa medievale. Tale tendenza fu successivamente seguita anche da Firenze e Venezia, con il Ducato ed il Fiorino, monete che avrebbero fatto la storia della grande finanza europea.

Silvio Sannino

Monetazione federiciana: Augustale della zecca di Messina (Source: https://www.numisbids.com/n.php?p=lot&sid=4189&lot=386)

Bibliografia

Abulafia D., Il grande mare, storia del Mediterraneo, Milano, Mondadori, 2021.

Desimoni C., La Moneta e il Rapporto dell’oro all’argento nei secoli XII al XIV. Memoria del corrispondente Cornelio Desimoni, letto nella seduta del 3 febbraio 1895 in Atti della R, Accademia dei Lincei, anno CCXCII, serie Quinta, Classe di Scienze Morali, Storiche e Filologiche, Volume III, Roma, Tipografia della R. Accademia dei Lincei, 1896, pp. 3-56.

Grierson P., Travaini L., Medieval European Coinage: Volume 14, South Italy, Sicily, Sardinia, With a Catalogue of the Coins in the Fitzwilliam Museum, Cambridge, Cambridge, Cambridge University Press, 2009.

La monetazione degli Svevi nell’Italia meridionale e le zecche di Amalfi-Brindisi-Gaeta-Manfredonia-Messina-Palermo e Salerno, Tipografia Studiostampa di Serravalle, San Marino, 2000.

Sambon A., Sulle monete delle provincie Meridionali d’Italia dal XII al XV secolo. L’edizione consultata per questo lavoro è parte delle prove di stampa mai pubblicate dal Sambon. Come riedizione recente si tenga presente quella del 2015 curata da Luca Lombardi.

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