Il termine in lingua napoletana “cazzimma” si può forse considerare intraducibile in lingua italiana perché non esiste una vera e propria parola che la possa sostituire. Le tipologie di cazzimma sono infinite: negativa o positiva, sistematica o temporale.
Cos’è la “cazzimma“?
Non è sicuramente una parola molto elegante, ed è forse intraducibile in italiano. Come disse il comico Alessandro Siani in una battuta di uno dei suoi spettacoli: “O ‘ssaje cherè ‘a cazzimma?” – “No!, Nun to voglio ricere! Chest è a cazzimma!”.
Questa a cui abbiamo fatto riferimento forse è una delle scene più comiche che conosciamo in cui la parola napoletana fa da protagonista.
La parola in sé potrebbe essere tradotta come “una sottile perfidia, ordita ai danni del proprio interlocutore per trarre un piccolo vantaggio”. Quindi il cazzimmoso, ovvero chi esercita la cazzimma, non solo fa una piccola cattiveria, ma gode anche nel farla.
Ha delle forme più gravi e alcune un pochino più lievi. Può essere infatti intesa come una sorta di furbizia, ma normalmente il suo significato è assolutamente negativo.
Il cazzimmoso per eccellenza è colui che per raggiungere i propri obiettivi non guarda in faccia a nessuno, talvolta conseguentemente ad un fatto temporaneo scaturito da una risposta data in malo modo o a seguito di un torto subito.
Bibliografia
Amedeo Colella; Manuale di filosofia napoletana. 100 racconti partenopei; Cultura Nova; 2014.
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