Il presepe napoletano, come lo conosciamo oggi, deriva da quello voluto secoli addietro da Carlo di Borbone che portò, su quella che è la rappresentazione plastica della città di Betlemme, un vero e proprio spaccato di vita partenopea.
Il presepe napoletano: una breve introduzione
Carlo III di Borbone non solo amava costruire i presepi, ma soprattutto amava passeggiare per le vie della città e tutto quello che lo affascinava di quei vicoli, di quelle strade, di quelle botteghe e dei bottegai, di quelle donne ai balconi che urlavano mentre stendevano la biancheria appena lavata, lo trasformava in pastori da presepe.
Le scene della tradizione cristiana
Ovviamente non può mancare, al centro della scena, la mangiatoia in cui Maria ha dato alla luce il Bambino Gesù. Intorno ad essa, un ricco e possente corteo dei Magi che si mescola a personaggi che, per le loro caratteristiche, può realmente essere sulla scena di Betlemme. Si tratta infatti di pastori e personaggi legati al mondo agricolo e bottegai.
Le pizzerie sul presepe napoletano
Tra i bottegai, quello sempre presente è il panettiere. Infatti sul presepe sono sempre presenti cesti che contengono filoncini di pane e panini, così come il panettiere, col suo filone di pane tra le mani che lo rende sempre riconoscibile. Sta di fatto che, sul presepe napoletano, il panettiere con la sua bottega spesso è affiancato da un altro impastatore di farine: il pizzaiolo!
Ma che ci fa un pizzaiolo a Betlemme?
Premesso che la pizza napoletana per eccellenza, la margherita, è nata il 21 maggio del 1889, ideata e creata dal pizzaiolo Michele Esposito, quando il Regno delle Due Sicilie già non esisteva più, gli antichi Romani erano soliti preparare un impasto di farine miste, dando vita ad una prima forma di pizza.
Essendo Betlemme una provincia romana del tempo di Augusto, non è sbagliato pensare che questa vera e propria antenata della pizza si vendesse anche lì.
Intorno alla metà del XVI sec. una focaccia schiacciata, tonda e a forma di disco, di farina di farro mischiata ad altre, come la descrive lo scrittore Benedetto Di Falco, a Napoli è già chiamata pizza.
La sua evoluzione è andata avanti nel corso dei secoli, con l’aggiunta nel ‘600 del basilico e successivamente l’aggiunta del pomodoro, fino ad arrivare alla margherita del 1858.
Pizza e presepe
Pizza, spaghetti e mandolino. E presepe. O, per meglio dire: i pizzaioli sul presepe.
Il connubio che nel corso del tempo si è creato tra l’arte dei pizzaioli e i presepi, rende questo mestiere immancabile sul presepe napoletano.
Pizzaioli che infornano pizze, lucine rosse ad intermittenza che simulano la fiamma dei forni a legna, tavoli con clienti che aspettano di essere serviti: uno spaccato di vita napoletana imprescindibile, che ha trovato sul presepe non solo la sua dimensione, ma è diventato uno dei personaggi immancabili e più ricercati.
Sitografia di riferimento
https://www.lacucinaitaliana.it/news/in-primo-piano/storia-della-pizza/
https://www.treccani.it/enciclopedia/benedetto-di-falco_(Dizionario-Biografico)/
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