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Il MANN (Museo Archeologico Nazionale di Napoli) è uno dei musei archeologici più importanti al mondo per la sua lunga storia, simbolo e centro culturale fin dal Regno delle due Sicilie. Inaugurato nel 1816 dal re Ferdinando IV di Borbone e battezzato col nome di “Real Museo Borbonico”, il MANN occupa un edificio tardo-rinascimentale in Piazza Museo Nazionale. Vi confluiscono statue, affreschi, mosaici e altri reperti provenienti specialmente da Ercolano, Pompei, Stabia, oltre a collezioni acquisite dai Borbone durante il loro regno.

Il piano terra del MANN

Infinite sculture, provenienti da Roma, da Ercolano ed altre zone della Campania occupano il piano terra del MANN, pronte a meravigliare un curioso turista appena entrato nel museo.

Per l’esattezza, l’ala destra è occupata dalle statue bronzee della sezione ercolanese, realizzate con la cosiddetta tecnica della cera persa. Partendo da un modello di creta, attraverso questo procedimento industriale tutt’ora in uso, si realizzavano figure internamente cave. I bronzi, quindi, erano e sono vuoti e leggeri, e questo permetteva agli artigiani di rappresentare soggetti in movimento o posizioni complesse.

Non solo statue provenienti da Ercolano, ma anche da Napoli, Pompei, Baia, Pozzuoli, Capua, arricchiscono i corridoi del piano terra del MANN. La Campania romana in cui nacquero le opere d’arte in questione, era straordinariamente ricca e le statue non possono che dimostrarlo.

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Nell’ala destra, invece, troviamo l’ala Farnese, ovvero la collezione di sculture romane realizzate a Roma e appartenenti alla regina Elisabetta Farnese. Moglie di Carlo V e madre di Carlo di Borbone, alla sua morte la collezione passò al figlio e da lui al suo erede, il fondatore del MANN, Ferdinando IV di Borbone. Le statue sono copie antiche, romane, delle originalissime andate perdute e risalenti al periodo imperiale. E’ una delle più importanti collezioni di sculture romane al mondo.

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Statua di Artemide Efesia

Infine, si ricorda la presenza della sezione tecnologica: a partire dalla meccanica greca, fondata su macchine semplici, i Romani costruirono congegni elaborati, alcuni ritrovati poi in area vesuviana. Si conservano nel museo strumenti come la macina per la molitura del grano, bilance, pompe a stantuffo e ruote idrauliche.

Il primo piano del MANN

Il primo piano del MANN offre al visitatore la sezione mosaici, quella numismatica e il gabinetto segreto. Si abbandona, dunque, l’osservazione di statue per dare spazio ai mosaici, alle monete e alle opere, come vedremo, “proibite”.

La sezione mosaici

Alle ricerche archeologiche dei Borbone dobbiamo molto, anche se svolte con scarsa sensibilità per la tutela delle opere nascoste sotto i detriti e portate alla luce grazie a picconi e pale. Ai Borbone, d’altronde, interessava solo recuperare pezzi pregevoli da esibire nei musei per accrescere la loro importanza.

Fu così che quei mosaici delle città vesuviane, su cui un tempo la gente camminava e viveva, furono estratti dalle ceneri del Vesuvio ed esposti alle pareti come quadri. I mosaici, però, non hanno nulla a che vedere coi dipinti. Infatti i mosaicisti, sulla base di un disegno preparatorio, accostavano piccole pietre colorate le une alle altre (il colore non proveniva dalla pittura, ma era insito nella loro materia).

Il mosaico di Alessandro, dalla casa del Fauno.

Il Gabinetto Segreto

Passiamo ora alla stanza dei reperti ritenuti per anni “osceni”, lascivi, sconci, indecenti e scandalosi: il Gabinetto Segreto. Questa è una sezione originariamente inaccessibile al pubblico a causa della presenza di opere con soggetti erotici e scene riguardanti il sesso e la sessualità. Per molto tempo, solo poche persone oltre Ferdinando IV, potevano entravi, a patto che fossero di età matura e con un profondo senso della morale.

Dunque, nei secoli precedenti la sessualità era considerata come un segreto da nascondere, coperta dai precetti moralistici, dal senso del pudore e timore del peccato inculcati dal Cristianesimo. Invece, oggigiorno la sezione è aperta al pubblico che, ormai, vi trova poco o nulla di scandaloso. Alcune delle opere in questione erano esposte nei bordelli di Pompei: spesso si trattava di quadretti espliciti, pronti a stimolare la fantasia e l’eccitazione dei clienti.

La sezione umismatica

Infine, vi è la collezione Numismatica del MANN, tra le più ricche d’Italia. Espone monete seguendo un ordine cronologico e raccontando, con l’accompagnamento di affreschi, sculture e oggetti di attività commerciali, la storia della monetazione in Italia meridionale, dalla Magna Grecia al Medioevo.

Le monete delle colonie magno-greche, in argento, raffiguravano simboli delle città, mentre quelle romane, in bronzo o argento, immagini di celebrazione di trionfi politici e militari. Infatti, erano un mezzo di propaganda per imperatori e Senato. Invece, nel Medioevo, la croce e il volto di Gesù occupavano la facciata delle monete.

Si può curiosamente notare che le dimensioni delle monete si fanno via via minori: ciò è dovuto al fatto che, ad un certo punto, il suo valore smette di essere determinato dal peso effettivo del metallo. Subentra, infatti, il valore convenzionale della moneta quando le autorità, ben affermatesi, si pongono come garanti.

Il secondo piano

All’ingresso del secondo piano del MANN, il visitatore viene accolto in un grande salone, il Salone della Meridiana. La sua, è una storia per le arti e le scienze. Originariamente fu una biblioteca, allestita nel Seicento e affrescata da Pietro Bardellino nel 1781. Nel 1929, però, la biblioteca fu trasferita a Palazzo Reale. Già sul finire del ‘700, in realtà, nel Salone si progettò un cambiamento: la realizzazione di un osservatorio astronomico, mai andato in porto. Del piano, poi abortito, restano la Rosa dei Venti e la Meridiana, impresse nel pavimento del Salone.

Una sezione del secondo piano è dedicata al Tempio di Iside, dea egizia, venerata anche a Pompei e nel resto della penisola, grazie al continuo contatto commerciale e culturale con l’Egitto. Specialmente quando quest’ultimo entrò a fare parte dell’Impero Romano a seguito della battaglia di Azio (41 a.C.), le divinità egizie divennero spesso protagoniste di templi nel cuore dell’Italia. D’altronde, la religione egizia era politeista proprio come quella romana e non era affatto un problema aggiungere nuove divinità al pantheon. Ognuno, insomma, era libero di scegliere la divinità a cui votarsi.

Andando a ritroso nel tempo, veniamo a contatto con i reperti campani e meridionali della Preistoria e della Protostoria, in una sezione appositamente dedicata. L’allestimento, su tre livelli, ci porta fra ceramiche, ossa animali, corni lavorati, manufatti in metallo e corredi funerari dall’età del Ferro a Paleolitico.

Concludiamo con la sezione Napoli Antica e quella della Magna Grecia: entrambe raccontano la loro storia venuta alla luce attraverso gli scavi archeologici. A partire dall’VIII sec. a.C., gli Elleni si stanziarono lungo le coste dell’Italia meridionale, fondando colonie fra cui Neapolis, e diffusero le loro tendenze artistiche e tecnologiche. Tra i tesori della collezione vi sono terracotte architettoniche, statuette, corredi d’armi, vasi, tombe ecc.

Il piano interrato

Il piano interrato, ultimo livello da visitare all’interno del MANN, ospita la collezione epigrafica e quella egizia.

La prima è una raccolta di iscrizioni di leggi municipali, dediche sacre, calendari, cippi funerari, manifesti letterari e graffiti goliardici. I reperti appartengono alla Campania e al resto del Meridione e sono esposte secondo un ordine cronologico: dapprima le epigrafi magno-greche, poi quelle italiche e latine. Alcune iscrizioni sono realizzate ad affresco, per essere rapidamente cancellate e sostituite, mentre altre sono in marmo. Sullo sfondo bianco marmo, le lettere incise erano realizzate in rosso o ricalcate da lastre metalliche.

Dall’altra parte, vi è la collezione egizia, i cui reperti provengono dall’Egitto o dalla Campania (realizzati in epoca tolemaica o romana). Oltre a mummie, corredi funerari, vasi di terracotta e statuette in pietra, vi troviamo anche oggetti in legno. Infatti, il clima secco del deserto egizio ne ha garantito la conservazione. La collezione egizia del MANN è la seconda per importanza in Italia (preceduta da quella di Torino).

Bibliografia

Storie dal MANN, I capolavori si raccontano; I tesori del MANN, A. Luciano; Valtrend Editore; Napoli; 2022.

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