Una donna viene ferita durante un agguato in cui muore un camorrista. È una vittima collaterale, una che non c’entra niente con il regolamento di conti in cui, però, rimane coinvolta. Dopo un passato “di vita”, la donna aveva lasciato il marciapiedi per gestire un’equivoca pensioncina tra i bassi di Napoli e, di quell’aggressione, lei non sa nulla e non ha visto nulla. Quando, però, il figlio – dieci anni appena – comincia a frequentare il giro dei piccoli spacciatori e a fare uso egli stesso di droga, Nunziata decide di andare in fondo alla questione. Così scoprirà che, ad organizzare l’agguato, non è stato un boss di camorra rivale della vittima, ma un gruppo di madri decise a salvare i propri figli da un destino spietato.

La città protagonista

Un complicato intrigo di donne vicoli e delitti,” diretto da Lina Wertmüller nel 1986, è un thriller “napoletano”, un genere che coniuga le atmosfere più cupe con l’arguzia irriverente che scorre nei vicoli della città.  Una storia di amore senza pietà, di vendetta senza giustizia, di dolore senza redenzione, di luoghi affatto comuni per raccontare storie di orrore quotidiano che si ripetono nel tempo.

 “Pizza e Core: così doveva chiamarsi in origine la pellicola quando, per interpretare la protagonista femminile, Lina Wertmüller scelse, in un primo tempo, Lina Sastri. L’attrice, però, rinunciò e il ruolo di Nunziata fu affidato ad Angela Molina. Accanto a lei, la regista volle una grandissima Isa Danieli – nel ruolo di Carmela – e un Harvey Keitel, in stato di grazia, per la parte di Frankie “Acquasanta”, cui prestò la propria voce italiana uno straordinario Mariano Rigillo.

Il genio visionario di Lina Wertmüller

Un complicato intrigo di donne, vicoli e delitti
Lina Wertmüller nel 2000. Credits: wikimedia.org, by John Mathew Smith & www.celebrity-photos.com from Laurel Maryland, USA – Lina Wertmuller, CC BY-SA 2.0

Audace, visionaria ma disincantata come pochi autori di quegli anni, Lina Wertmüller ha scompaginato il ritmo del cinema italiano a cavallo degli anni Settanta e Ottanta. Molto apprezzata anche all’estero, la regista romana – scomparsa nel dicembre del 2021 – è stata la prima donna, nella storia del cinema, ad ottenere una nomination agli Oscar come Miglior Regista per Pasqualino Settebellezze nel 1976, dieci anni prima di dirigere “Un complicato intrigo di donne vicoli e delitti”, di cui curò anche la sceneggiatura. Ne conquistò uno, prima di morire: l’Oscar alla Carriera, nel 2020.

Un complicato intrigo di donne vicoli e delitti”, quando pubblico e critica parlano all’unisono

Alla sua uscita, il film venne acclamato da pubblico e critica. Le recensioni lodavano la capacità della Wertmüller di intrecciare suspense e denuncia sociale, trasformando la pellicola in un manifesto contro la violenza che si traveste da giustizia e riuscendo a rendere protagonista assoluta l’intera città, con la vita che palpita ferocemente dentro i suoi vicoli.

Nulla fu lasciato al caso: al marito Enrico Job, insieme a Gianni Giovagnoni, Wertmüller affidò la cura della scenografia, ottenendo quelle atmosfere sinistre e cariche di pathos che sostengono tutto il film, pluripremiato con tre David di Donatello e quattro riconoscimenti al Nastro d’Argento, oltreché con una nomination per l’Orso d’Oro alla regista per la regia al Festival di Berlino. Frutto di una scelta accurata anche la colonna sonora, con il brano Fantanasia”-  scritto da Vito Mercurio e Corrado Sfogli – che regge la storia e che la Nuova Compagnia di Canto Popolare incise nel cd Storie di Fantanasia”.

Le donne di Napoli, vittime e carnefici

Ambientato nei vicoli stretti e palpitanti di vita vera di Napoli, il film cattura l’essenza della città. La camera di Wertmüller si muove con grazia tra le strade affollate, immortalando non solo la bellezza estetica ed estatica, ma anche i suoni e gli odori che caratterizzano la vita quotidiana e che sembrano uscire dalla pellicola per invadere la sala di proiezione. È così che i vicoli diventano testimoni silenziosi delle storie di donne forti eppure resilienti, ciascuna con la propria guerra da combattere, ma unite da un legame indissolubile.

Vittime e carnefici allo stesso tempo, ognuna di queste donne è protagonista della propria storia. Ognuna di loro affronta le difficoltà con determinazione e coraggio. E ognuna di loro è, paradossalmente, solidale con le altre perché, anche in un ambiente oppressivo, si possano creare spazi di aiuto e comprensione reciproca.

Non hanno voce, quelle donne di Napoli, sono abituate a soffrire in silenzio. Ma Lina Wertmüller le fa urlare contro la violenza che si muove tutt’intorno a loro e le loro grida di rabbia e di dolore risuonano ancora.

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