Durante l’ultimo quarto del XIX secolo un ruolo fondamentale nel risanamento culturale a Napoli lo ebbe il giornale.
A quel tempo, non fu affatto semplice per i partenopei avviare un processo di rinnovamento letterario e culturale all’interno di un nuovo contesto sociopolitico ed economico: infatti, il neonato Regno d’Italia, governato dai Savoia, non riuscì fin da subito a rimediare a quelle carenze che i Borbone avevano lasciato a Napoli.

Napoli e la cultura di fine ‘800
Al tempo nella città partenopea non vi era istruzione pubblica, l’Università godeva di condizioni non ottimali e il tasso di analfabetismo toccava numeri elevatissimi. Tutto ciò comportò inevitabilmente che Napoli non godesse dei livelli culturali acquisiti nel medesimo periodo in altre città italiane.
Dall’altra parte, il desiderio di rinnovarsi e di restituire dignità alla ricchissima produzione letteraria e filosofica napoletana animava i cuori dei napoletani, specialmente di quelli delle classi colte.
Peccato, però, che solo uno strato minimo della popolazione fosse a contatto con l’alta cultura sviluppatasi fino ad allora nella culla del Mezzogiorno.
Le prime importanti riviste napoletane
Fra il 1870 e il 1900 la produzione giornalistica riuscì a fare da mediatrice fra le classi popolari e la cultura locale, diffondendo idee e notizie con metodi efficaci e un linguaggio ben lontano dalle colte espressioni linguistiche dei testi letterari.
Dunque, un risanamento a livello intellettuale nel napoletano fu dovuto alla presenza di molti giornali (in particolar modo periodici e settimanali) che riuscirono, proponendo una scrittura semplice e immediata, a comunicare a un’ampissima parte della popolazione tutto ciò che riguardava la cultura e l’arte in generale.
In particolar modo, furono quattro le riviste che portarono allo sviluppo della cultura napoletana e al suo consolidamento oltre i confini del vecchio Regno di Napoli: la ‹‹Rivista nuova››, il ‹‹Fortunio››, ‹‹La Tavola rotonda›› e il ‹‹Flegrea››.
Il giornale “La Rivista Nuova”
La “Rivista Nuova”, fondata dal letterato avellinese Carlo Del Balzo nel 1879, fu un fondamentale mezzo di diffusione della cultura scientifica e artistico-letteraria napoletana. I collaboratori erano non solo napoletani, ma anche provenienti da altre parti d’Italia e d’Europa. Questo giornale rappresentò il tentativo di dimostrare agli altri Paesi che l’Italia non aveva nulla da invidiargli a livello culturale. Tra i principali redattori ricordiamo Verga, Capuana e Serao. A causa, però, della mancanza di editori e di supporti economici la rivista chiuse nel 1881.
Il giornale “Il Fortunio”
Il “Fortunio” nacque nel 1888 grazie al letterato-giornalista Giulio Massimo Scalinger, il quale pubblicò qui articoli dai molteplici temi: dalla poesia alla critica d’arte, teatrale e musicale, dalle biografie alla cronaca mondana, dalla filosofia alla storia, dalla medicina all’economia. I testi presentavano un linguaggio semplice e coinvolgente, accessibile a tutti gli alfabetizzati. Infatti, erano il risultato di una mescolanza fra scrittura impegnata, didascalica e giornalistica. Tra i maggiori collaboratori: Verga, De Roberto, D’Annunzio, Serao.
In più vi furono svariati autori minori che arricchirono la produzione. Anche in questo caso, la pubblicazione del giornale fu interrotta a causa di difficoltà economiche (1899).
Il giornale “La Tavola rotonda”
“La Tavola rotonda” fu il frutto dell’iniziativa del letterato-giornalista Gaetano Miranda, creata nel 1891 e pubblicata fino al 1896. Il giornale presentava articoli di tipo narrativo, poetico, letterale, musicale, oltre a dare informazioni sugli eventi mondani della città e sulle novità editoriali. Inizialmente appoggiata dal sostegno finanziario dell’editore Bideri, la rivista ebbe comunque vita breve a causa della crescente perdita di acquirenti nel corso degli anni (i lettori napoletani preferivano ‹‹Il Mattino››).
Il giornale “Il Flegrea”
Infine, il “Flegrea” fu un altro importante giornale del tempo: dal sottotitolo di “Rivista di Scienze Lettere ed Arti”, il suo obiettivo era quello di proporre un resoconto della cultura italiana ed europea, presentando articoli di carattere interdisciplinare.
Anche l’esperienza di questa rivista si interruppe dopo poco (1901), ma permise, insieme a tutte le altre sopra menzionate, di portare a un risanamento della cultura partenopea e di diffonderla a livello nazionale e internazionale.
Nel giro di quegli ultimi trent’anni dell’‘800, Napoli riuscì, così, a rifiorire culturalmente e ad essere all’altezza delle restanti maggiori città italiane e europee: senza il giornale, in quest’ambito, nulla sarebbe stato lo stesso.
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