San Catello di Castellammare di Stabia, vissuto nel IX secolo, è una figura centrale nella storia religiosa della regione campana. La sua vita è segnata da eventi straordinari, tra cui la costruzione di un oratorio dedicato a San Michele Arcangelo sul Monte Faito e un’inaspettata accusa di stregoneria che lo portò a essere imprigionato a Roma.
La costruzione dell’oratorio sul Monte Faito
In un periodo segnato dalle invasioni longobarde, San Catello cercò rifugio sul Monte Faito, accompagnato dal suo amico Sant’Antonino. Lì, spinti da una visione divina, decisero di erigere un oratorio in pietra dedicato a San Michele Arcangelo. Questo luogo sacro divenne meta di numerosi pellegrini e simbolo di speranza per la comunità locale.

L’accusa di stregoneria e la prigionia a Roma
Tuttavia, la dedizione di Catello alla protezione dei benedettini e la sua crescente influenza suscitarono l’invidia di alcuni membri del clero locale. Un prete di Stabia, di nome Tibeio, lo accusò ingiustamente di stregoneria, sortilegio ed eresia. Di conseguenza, Catello fu convocato a Roma, dove fu imprigionato e sottoposto a interrogatori.
L’intervento divino e il ritorno a Stabia
Secondo la tradizione, durante la prigionia, Papa Gregorio Magno ebbe un sogno in cui Sant’Antonino gli ordinava di liberare Catello. Senza indugi, il Papa acconsentì, scagionando il vescovo e permettendogli di tornare a Stabia. Una volta liberato, Catello si dedicò all’ampliamento dell’oratorio sul Monte Faito, rafforzando la fede della comunità e consolidando il suo ruolo di guida spirituale.
Conclusione
La vita di San Catello è testimone della fede incrollabile e della resilienza di fronte alle avversità. La sua storia, segnata da ingiustizie e miracoli, continua a ispirare i fedeli e a rappresentare un pilastro nella tradizione religiosa di Castellammare di Stabia
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