All’interno dei nuclei della società il gioco ha sempre esercitato un fascino particolare, finendo per fungere anche da specchio di dinamiche di vario tipo, tra cui culturali, sociali, economiche e politiche. In ogni epoca il gioco ha saputo trovare spazio e visibilità: questo riguarda anche il Regno delle Due Sicilie (che comprendeva l’Italia meridionale e la Sicilia tra il 1816 e il 1861), in cui il gioco d’azzardo rappresentava un fenomeno sì controverso ma anche molto diffuso. Che, infatti, fu poi oggetto di regolamentazioni e repressioni, così come di adattamenti.
Il Lotto legalizzato e la nascita della Tombola
Quando nel 1734 Carlo di Borbone salì al trono del Regno di Napoli, alcuni giochi erano molto popolari ma illegali. Tra questi, il gioco del Lotto, che il re decise di legalizzare, ammettendo e riconoscendo l’impossibilità oggettiva di estirpare tale pratica – ormai radicata in maniera netta nella popolazione – e, al tempo stesso, vedendo nella legalizzazione un’opportunità di incamerare entrate fiscali. Tuttavia la decisione incontrò l’opposizione della Chiesa: si temeva, infatti, che il gioco distogliesse i fedeli dai loro doveri religiosi.
Si arrivò dunque a un compromesso per mitigare le tensioni: il Lotto, seppur legalizzato, sarebbe stato sospeso in occasione delle festività natalizie. In questo contesto nacque dunque un gioco ormai famosissimo come la Tombola, ovvero una versione domestica e familiare del Lotto, che permetteva a tutti di giocare in privato anche durante il periodo natalizio. La Tombola divenne rapidamente un’usanza, soprattutto a Napoli, città in cui si arricchì attraverso la Smorfia, con un sistema di interpretazione dei numeri di stampo simbolico.
Gli altri giochi illegali ma popolari nel Regno delle Due Sicilie
Al di là della regolamentazione del Lotto, molti altri giochi d’azzardo rimasero comunque proibiti. Il governo borbonico infatti, emanò leggi piuttosto severe al fine di contrastare il gioco clandestino. L’11 ottobre 1826, per esempio, fu emanato un decreto che prevedeva reclusione e multe salatissime per chi organizzava (partecipandovi) giochi non autorizzati. Un provvedimento che colpiva anche i proprietari dei locali che ospitavano tali organizzazioni.
Una delle zone in cui la repressione in tal senso fu particolarmente dura era la Sicilia. Le autorità infatti vietarono qualsiasi forma di gioco, anche quelli che altrove erano leciti, sia nelle piazze che nelle altre vie pubbliche. Le classi popolari andarono incontro a pene severissime, mentre per i nobili c’era una maggiore tolleranza.

Oltre al Lotto e alla Tombola, anche un gioco come la Zecchinetta era molto popolare nel Regno delle Due Sicilie. Si trattava di un gioco di carte molto diffuso e che divenne tanto famoso da essere menzionato anche nell’opera “Il giorno della civetta” di Leonardo Sciascia. La Zecchinetta e altri giochi simili erano spesso praticati in contesti sociali piuttosto informali che andavano a consolidare una ramificazione del gioco nelle tradizioni popolari.
L’evoluzione del gioco fino a oggi
Al giorno d’oggi, il gioco ha subito una trasformazione piuttosto radicale, soprattutto per via dell’avvento del mondo digitale. Al di là delle piattaforme fisiche, soprattutto i siti web online offrono una vasta gamma di giochi accessibili comodamente da casa o dai device tecnologici a disposizione. Ovviamente, il tutto ha portato a una nuova fase di regolamentazione, con leggi e decreti che cercano di bilanciare la libertà individuale con la corretta necessità di prevenire episodi di dipendenza, proteggendo – al contempo – soprattutto le fasce d’età minori.
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