Il Novellino (una raccolta di cinquanta brevi racconti) pubblicato nel 1476 e redatto da Masuccio Salernitano, autore campano e intellettuale presso la corte di Alfonso V d’Aragona, inizia con una particolare novella, ricca di temi forti.
Affronta, infatti, argomenti come l’ipocrisia religiosa, l’amore illecito, il compimento di un delitto, il pentimento e, infine, la valutazione distorta dei valori etici da parte del mondo della corte.

La novella di Messer Roderico e frate Puccio
Introduzione e dedica a Re Ferdinando d’Aragona
All’interno dell’introduzione, Masuccio Salernitano si rivolge a Ferdinando d’Aragona, re di Napoli dal 1458 al 1494, ammettendo che molti scrittori ben più bravi di lui hanno già celebrato le glorie del sovrano con opere eleganti. Tuttavia, poiché il re aveva precedentemente espresso il desiderio che venisse raccontata una curiosa storia accaduta in Castiglia, Masuccio si era messo all’opera, anche se con uno stile semplice e rustico, per pura obbedienza e devozione, sperando che il re potesse leggerla con piacere, trovandovi divertimento e anche qualche insegnamento morale.
L’introduzione è, però, anticipata dall’argomento:
“Maestro Diego è portato morto da messer Roderico al suo convento. Un altro frate credendolo vivo gli dà con un sasso, e crede averlo morto. Lui fuggesi con una cavalla, e per uno strano caso se incontra col morto a cavallo in un stallone, lo quale con la lanza alla resta, seguelo per tutta la città. Lo vivo è preso, confessa lui essere stato l’omicida; volesi giustiziare. Il cavaliere manifesta il vero, e al frate è perdonata la non meritata morte”
– ARGOMENTO, NOVELLA I
Riassunto della novella
L’esordio
Un frate francescano di Salamanca, di nome maestro Diego, è un dotto predicatore ma anche un uomo giovane e bello, soggetto alle passioni. Durante una predica, si invaghisce perdutamente di Donna Caterina, una bellissima donna sposata a un nobile cavaliere chiamato messer Roderico.
Diego tenta in ogni modo di conquistarla: le scrive lettere d’amore e la tempesta di attenzioni. La donna, pur lusingata, lo rifiuta. Quando il corteggiamento diventa troppo evidente e chiacchierato, decide di confidarsi col marito. Messer Roderico, furioso ma strategico, organizza una trappola: fa credere al frate che la donna sia pronta a incontrarlo in casa la notte seguente. Diego cade nel tranello e viene ucciso dal marito e da un servo.
Dopo averlo strangolato, messer Roderico si pente del delitto e, temendo conseguenze, fa riportare il corpo nel convento e lo lascia seduto come se fosse ancora vivo.
Gli sviluppi
Un altro frate, Puccio, nemico di Diego, lo trova nel convento e, credendolo vivo e desiderando di ferirlo, coglie al volo l’occasione e lo colpisce con un sasso. Quando si rende conto che è morto, si convince di essere stato lui l’assassino. Per liberarsi dai sospetti, porta il cadavere fuori dal convento e lo abbandona davanti alla casa di Caterina, dove era effettivamente stato ucciso. Spaventato, frate Puccio prende una cavalla e decide di fuggire.
Il mattino seguente, poiché il cadavere era stato misteriosamente riportato davanti alla sua porta, Messer Roderico decide di non farlo ritrovare lì per terra, ma di rimandarlo al convento in maniera eclatante e grottesca, cioè sopra uno stallone, legandolo ad esso.
Messer Roderico compie, così, un’azione teatrale, quasi farsesca, con cui ridicolizza il frate, trasformando la scena in una sorta di macabra beffa pubblica: da un lato punisce simbolicamente l’ipocrisia e il desiderio carnale del frate, e dall’altro si assicura che tutta la città veda e sappia.
Lo stallone, dirigendosi verso il convento, è attratto dalla cavalla con cui Frate Puccio era fuggito e inizia a inseguirla per tutta la città in una scena comica e assurda. La gente ride e li segue per le strade, finché non vengono entrambi fermati.
La conclusione
Il frate, preso dal panico, confessa l’omicidio di Frate Diego (che in realtà non ha commesso) e rischia la condanna a morte. Ma messer Roderico, avvertito un forte senso di colpa, si presenta davanti al re e racconta la verità: è stato lui a uccidere Diego per difendere l’onore della moglie.
Il re, divertito dalla storia e ammirando l’onestà del cavaliere, perdona il frate innocente e lo fa liberare. La novella si diffonde per tutto il regno, diventando celebre per la sua stranezza e comicità.
Commento morale dell’autore
Masuccio conclude la novella con un commento ironico e critico verso i frati, specialmente verso i frati Conventuali, accusandoli di ipocrisia, immoralità e finta santità. Dice che la religione cristiana starebbe meglio senza certe congregazioni, e che chi si presenta come santo spesso è solo un ingannatore. Se tutti i frati corrotti ricevessero il castigo che è toccato a Diego, forse smetterebbero di approfittarsi della gente.
Un altro spunto interessante del commento di Masuccio riguarda il fatto che Roderico incarna, secondo l’autore, un esempio di virtù cavalleresca. Non merita, infatti, alcuna punizione. Masuccio lo presenta quasi come un eroe morale in mezzo a un mondo di frati corrotti e ipocriti, gli unici a meritare la sua condanna morale.
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