Il 2 giugno 1946 fu per Napoli, come per tutte le altre città d’Italia, una giornata davvero importante, che avrebbe segnato il destino del popolo intero. In quel giorno di giugno, infatti, si svolse il referendum istituzionale per decidere tra monarchia e repubblica e si tennero anche le prime elezioni politiche libere dopo il fascismo (per eleggere l’Assemblea Costituente che avrebbe scritto la nuova Costituzione).

Il 2 giugno: Napoli fa la sua scelta
A Napoli, il 2 giugno 1946 si votò con una partecipazione molto alta. La città, come tutto il Sud, si schierò a favore della Monarchia: tra il 77% e il 79% dei partenopei votò per far restare il Re a capo dello Stato. In moltissimi, infatti, erano fedeli alla casa reale dei Savoia che, nonostante la disastrosa gestione della guerra, aveva mantenuto un certo consenso tra gli abitanti del Sud.
Napoli, inoltre, era particolarmente influenzata da una forte presenza di movimenti conservatori. Questi erano ovviamente contrari a qualsiasi tipo di forma di governo diversa da quella monarchica.
Ricordiamo anche che uno dei fattori di maggiore importanza del referendum del 2 giugno 1946 fu dato dal diritto di voto concesso per la prima volta alle donne. A Napoli, come in molteplici altre città italiane, migliaia di donne andarono alle urne per la prima volta nella storia italiana.
Comunque, in Campania e in generale nel Sud Italia, la Monarchia vinse nettamente. Al Nord e in parte del Centro, invece, trionfò la Repubblica. A livello nazionale, dunque, quest’ultima ottenne la maggioranza dei voti (circa 54,3% contro il 45,7% della Monarchia).
Al Sud e a Napoli vince la Monarchia
A seguito dei risultati, in diverse città, tra cui Napoli, sorsero tensioni, proteste e manifestazioni pro-monarchiche a sostegno dei Sabaudi. La grande percentuale di elettori napoletani che aveva sostenuto la monarchia nel referendum del 2 giugno, infatti, non poteva accettare la vittoria della Repubblica. Nacquero, di conseguenza, voci (inventate) di brogli elettorali e scontri tra monarchici e repubblicani.
Napoli e il suo attaccamento alla Monarchia
L’appoggio schiacciante che il capoluogo campano e il resto della regione diede alla Corona e ciò che derivò dalla sconfitta, in realtà, non deve affatto sorprenderci. La monarchia, infatti, era allora molto popolare per motivi storici, sociali e psicologici.
Innanzitutto, Napoli aveva la monarchia “nel sangue”: la città era sempre stata dominata da un Re. Vi erano stati gli Angioni, gli Aragonesi e i Borbone, poi i Savoia. La città, perciò, era stata abituata da secoli a sottostare un unico e grande capo. Quest’ultimo incarnava la figura di protettore e il simbolo di stabilità agli occhi del popolo.
A differenza del Nord, inoltre, dove la Resistenza partigiana era stata molto forte e aveva alimentato l’idea repubblicana, a Napoli e nel Sud l’opposizione al fascismo fu meno organizzata. Il popolo era stato, dunque, protagonista in modo minore rispetto al Settentrione nella lotta per cambiare regime. Anzi, i partiti moderati diffusi al Sud, insieme a quelli monarchici, esaltavano strenuamente il Re. L’instaurazione della repubblica non avrebbe rappresentato nient’altro che un futuro incerto e rischioso. Nella figura della Corona, invece, parte dei napoletani vedeva una certezza ed una stabilità garantita.
La paura di un futuro incerto, la fiducia nella figura del Re e la storia del proprio popolo, condizionò a tal punto i partenopei da respingere in massa la nuova e pericolosa forma di governo proposta.
Il 2 giugno: la festa nazionale della Repubblica
Purtroppo per una parte dei napoletani, però, la Repubblica fu la scelta presa dalla maggioranza degli italiani nel giorno del 2 giugno, nel quale, infatti, si celebra tutt’oggi la festa nazionale della Repubblica Italiana. La celebrazione principale avviene a Roma. Viene depositata una corona d’alloro in omaggio al Milite Ignoto all’Altare della Patria da parte del Presidente della Repubblica e vi è una parata militare lungo via dei Fori Imperiali.
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