A Largo Campo, centralissima piazza di Salerno, troviamo Palazzo Genovese. Si tratta di un’opera del periodo giovanile di Mario Gioffredo, architetto napoletano, che seguì i lavori di restauro dell’edificio intorno alla metà del Settecento. Il palazzo presenta delle similitudini con due iconici edifici del Rione Sanità, Palazzo Sanfelice e Palazzo dello Spagnolo, tracciando così un’immaginaria linea che unisce Salerno e Napoli attraverso le creatività architettonica.

La storia di Palazzo Genovese

L’edificio salernitano era abitato fin dal 1621 dalla famiglia Pinto. Fu poi donato dall’ultimo discendente dei Pinto al convento dei Padri Teresiani. Questi, non avendo sufficienti risorse per poterlo restaurare adeguatamente, lo concessero al barone Matteo Genovese.

Furono così avviati, nella metà del Settecento, degli importanti lavori di ristrutturazione, diretti dal giovane architetto Mario Gioffredo. Esponente di spicco dell’architettura settecentesca napoletana, Gioffredo era stato allievo di Ferdinando Sanfelice, suo illustre predecessore, noto in particolare per i suoi caratteristici e monumentali scaloni aperti.

Palazzo Genovese affaccia su Piazza Sedile del Campo, presentando una pianta rettangolare e un cortile interno, da cui si ammirano le maestose scale. Utilizzato come scuola elementare fino agli anni Ottanta, ha ospitato in seguito mostre e festival. Una parte dell’edificio ospita poi alcuni laboratori dell’Università di Salerno.

Palazzo Genovese, Salerno. Ph. Gerardo Russo.

Da Palazzo Sanfelice a Palazzo Genovese

Palazzo Genovese presenta all’interno del cortile un’ampia scala aperta, che riprende chiaramente il modello di Ferdinando Sanfelice, conosciuto come Scala Sanfeliciana o ad ali di falco, espressione del barocco napoletano. Le scale ad ali di falco, simmetriche e a doppia rampa, hanno reso celebri Palazzo Sanfelice, edificato tra il 1724 e il 1726, e Palazzo dello Spagnolo, realizzato a partire dal 1738. I due edifici sono siti nel cuore della Sanità a Napoli  e sono diventati nel tempo simboli del quartiere, oltre che dell’intera città.

Le scale, bizzarre per l’epoca e ancora oggi all’apparenza instabili, rendono possibili gli scenari fantascientifici solo teorizzati successivamente da Escher. La stranezza delle scale ad ali di falco regalò un originale soprannome a Sanfelice, ribattezzato “Levat’a’sott” dal popolo per il rischio suggerito dalle sue strutture.

L’apertura delle scale acquisisce invece una specifica rilevanza scenica all’interno dell’architettura barocca di Sanfelice, poi ripresa da Gioffredo in Palazzo Genovese. Le scale, facendo da maestoso sfondo al cortile, costituiscono una sorta di quinta teatrale alla socialità e alla vita quotidiana dell’ambiente. Una scenografia permanente per gli incontri che nascono e muoiono al piano terra di un complesso di abitazioni, che esso sia nel cuore di Napoli o di Salerno. Non a caso gli edifici sanfeliciani sarebbero poi stati utilizzati per diversi set cinematografici.

Palazzo dello Spagnolo, Napoli. Ph. Gerardo Russo.

Da Sanfelice a Gioffredo, dal barocco al neoclassico

Napoli e Salerno, le due principali città campane, trovano così un inedito elemento di congiunzione attraverso le scalinate dei due eccentrici edifici di epoca barocca.

Un’altra curiosità unisce però Sanfelice e Gioffredo, oltre che Napoli e la provincia salernitana. Nel 1740, si riporta come Sanfelice suggerì di utilizzare le colonne doriche dei templi di Paestum come ornamento del Palazzo Reale di Capodimonte. Ciò non deve sorprendere, poiché il riutilizzo di monumenti antichi per diverse finalità era una pratica molto comune fin dal Rinascimento. La proposta di Sanfelice fu per fortuna declinata e fu proprio Mario Gioffredo, anticipatore dei modelli neoclassici, che insieme al pittore Giovanni Battista Natali diresse la prima campagna di rilevamenti dei resti archeologici di Paestum.

La scoperta dei templi di Paestum avrebbe contribuito non poco alla diffusione dell’architettura neoclassica, che riprende elementi propri dell’architettura classica greca e romana, a scapito di quella barocca rappresentata dai palazzi sanfeliciani. Troviamo proprio a Napoli uno dei più dei più importanti esempi di architettura neoclassica in Italia: la Basilica reale pontificia di San Francesco di Paola, sita in Piazza del Plebiscito.

Basilica reale pontificia di San Francesco di Paola, Piazza del Plebiscito. Ph. Vytenis Malisauskas.

Le ali di falco che uniscono la Campania

Napoli e Salerno, due città molto diverse seppur vicine geograficamente, raccontano la propria storia anche attraverso le scale sanfeliciane che, con un battito d’ali, di falco appunto, ci portano all’istante da Largo Campo al Rione Sanità, da Palazzo Genovese a Palazzo Sanfelice. Così come Paestum ci riporta a Piazza del Plebiscito. Così come le sirene di Ulisse dalla costiera amalfitana ci riportano all’antica Partenope. Così come il mondo greco e poi romano, passando per il barocco e il neoclassico, in un crogiolo di stili e storie eterogenee, ci riportano ancora una volta, instancabilmente, da Napoli a Salerno.

Riferimenti:

Pippo Pirozzi; Palazzo Sanfelice – L’architettura e la scala urbana; 2021

https://cultura.comune.salerno.it/it/luogo/Palazzo-Genovese

https://www.comune.napoli.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/10829

https://www.raicultura.it/arte/articoli/2020/06/Paestum-e-la-fortuna-del-Dorico—4b061a1e-40e7-4b28-9287-2355752fc72a.html

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