Non è facile trovare città con all’interno un centro storico protetto dalle mura medievali: la provincia di Napoli ha infatti perso quasi tutti i caratteri antichi. Il Borgo Casamale di Somma Vesuviana, invece, ci sorprende già nell’ingresso, guardando ciò che rimane delle mura aragonesi dalle parti di Via Circonvallazione.
Questo piccolo borgo ci racconta storie di guerra e di amore, come quello di Alfonso d’Aragona e di Lucrezia d’Alagno, ma soprattutto di rigenerazione urbana e di tradizioni, come la festa delle Lucerne e le iniziative di Tramandars.
Un’esperienza medievale
Ci troviamo nel cuore di Somma (anche se il paese originale nacque un po’ più lontano ai tempi dell’antica Roma), un villaggio che nacque intorno all’anno 1000 come presidio strategico sul Vesuvio: era infatti in una posizione defilata, panoramica e difficilmente attaccabile. Ideale per controllare il territorio, ma anche per viverci. I terreni vesuviani sono infatti ancora oggi estremamente fertili, con raccolti ricchissimi e frutti saporiti.
Ancora oggi la struttura del Borgo Casamale è rimasta pressoché intatta nella sua forma e, accedendo dalla Via San Pietro, dove un tempo c’era l’omonima porta, ci troviamo immediatamente all’interno dell’antica città medievale, che durante la festa delle Lucerne è illuminata a festa dalle varie installazioni locali.
Un’opera d’arte permanente, invece, compare all’improvviso e la incontriamo immediatamente a Via Troianello: c’è infatti un gigantesco dipinto realizzato da Bosoletti, che riprende un quadro di Solimena ormai andato perso negli anni ’70, quando fu trafugato da ignoti ladri. Quest’opera d’arte intitolata “Alma Memoria”, alta quanto un palazzo, compare all’improvviso ed è uno dei tanti interventi dell’associazione Tramandars a Somma.
Ma la passeggiata non si ferma qui.
Mentre ci avviamo verso la Collegiata, orgoglio dei residenti, c’è da chiedersi un po’ quali siano le origini di un nome che, in apparenza, sembra assai tetro.
Perché si chiama Borgo Casamale?
La risposta risale all’anno 1011, quando compare un atto ufficiale in cui viene menzionata la famiglia nobiliare dei Causamala. Da borgo dei Causamala a Borgo Casamale è un passo rapidissimo.
Ci sono anche tante altre teorie, più o meno fantasiose, come ad esempio quella legata a “Case malandate” (a Napoli, ad esempio, c’è il Borgo Case Puntellate), oppure per “Casa di Guglielmo il Malo“, re di Sicilia. Queste due teorie, però, non hanno sufficienti documenti a supporto.
Un re di Napoli, però, la storia qui l’ha fatta per davvero: Alfonso d’Aragona.
Il Castello d’Alagno: da Lucrezia a Totò
Alfonso d’Aragona era uno degli uomini più colti, affascinanti e potenti dell’intero Mediterraneo. Era abbastanza avanti con gli anni quando si innamorò perdutamente di una diciottenne di Torre del Greco, la giovanissima Lucrezia d’Alagno, che conobbe durante la festa di San Giovanni a Mare, nel porto di Napoli.
La loro relazione fu intensa e non particolarmente segreta. Il re si confidava spesso con la sua amante ed erano frequentissime le fughe a Torre del Greco. Fino alla sua morte, avvenuta nel 1458. I due non riuscirono nemmeno a sposarsi, dato che il Papa si rifiutò di sciogliere il vincolo matrimoniale con Maria di Trastamara, moglie di Alfonso. E Lucrezia rimase senza il titolo di regina, senza un regno ed esclusa dal testamento.
Il dolore fu tanto grande che la donna, trentenne, decise di ritirarsi a vita privata lontano da Napoli: scelse Somma e il suo vivace borgo Casamale, che era frequentato da molti nobili dell’area vesuviana.
La sistemazione durò molto poco, dato che la situazione politica le diventò tutt’altro che favorevole: il figlio di Alfonso, Ferrante d’Aragona, la odiava e la temeva per il suo potere politico. E anche i nobili napoletani, quelli legati al pretendente al trono Luigi d’Angiò, la volevano far fuori dai giochi. Il clima era tutt’altro che comodo.
Fu così che Lucrezia abbandonò il Regno di Napoli per non tornarci più. E il castello di Somma cominciò a passare di mano in mano a varie famiglie nobiliari. Sappiamo che nel XVIII secolo appartenne ai De Curtis, la casata di Totò. Tant’è vero che il Principe ritrovò proprio a Somma Vesuviana i documenti che attestavano la sua nobiltà.
La villa di Augusto accanto al Borgo Casamale
Se la nostra curiosità non è ancora soddisfatta, dobbiamo sapere che Somma Vesuviana era sicuramente abitata sin dai tempi dell’antica Roma. E questa certezza l’abbiamo con un ritrovamento relativamente recente che, spesso, è soprannominato “la villa di Augusto”, anche se non abbiamo certezza che sia appartenuta per davvero all’imperatore.
Sappiamo che sicuramente Ottaviano Augusto era un amante della Campania Felix, come un po’ tutti i latini, e che frequentava spesso i territori della Regio I imperiale. Il fato lo legò a questa regione anche nella morte, essendo spirato nella città di Nola.
Questa villa romana, però, è stata impropriamente definita “di Augusto”, in quanto tecnicamente non esistono prove certe sul legame tra la struttura e l’imperatore romano.
-Federico Quagliuolo
Riferimenti:
Nicola Acanfora, Saggio sugli usi, costumi e storia dei comuni della città metropolitana di Napoli, Booksprint, 2019
De Seta, Buccaro, I centri storici della provincia di Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, 2019
https://www.latestatamagazine.it/2018/08/francisco-bosoletti-emoziona-somma-vesuviana-alma-memoria/
https://www.romanoimpero.com/2020/07/cd-villa-di-augusto-summa-vesuviana.html
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