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Tramonto su NIsida

L’hai tu vista? L’hai tu vista la Barchetta Fantasma?

Ancora una volta, in Leggende Napoletane, Matilde Serao è in grado di trasportarci lontano, su un lento dondolare, tra discorsi leggeri, donati alla luna.

Tecla non amava Bruno.

I suoi occhi scuri, profondi, rinnegavano superbi il loro legame.  Moglie glaciale, orgogliosa e indifferente.

Tecla nella sua treccia folta e bruna, s’innalzava sprezzante verso l’uomo che l’adorava con tale veemenza.  Ella non l’amava ,non l’odiava,  il suo cuore ruvido e aspro aveva respinto ogni sentimento.

Quel soffio ardente di passione non l’aveva riscaldata, quella voce ansiosa e appassionata non l’aveva commossa, l’amore di Bruno era rimasto inutile, inutile.

Egli moriva d’amore, struggendosi, dimenandosi , divorando ogni briciola raccolta nei penosi anni di sterile vicinanza.

Avrebbe dovuto morire, ma quando s’ama, non se ne ha il coraggio.

Bruno continuò a vivere di lei, incondizionatamente, sperando un giorno di riuscire a cambiare le sorti del loro destino, e riuscire a riconoscere negli occhi della sua amata lo stesso incendio che stava incenerendo il suo cuore.

Ma anche nei nomi vi è una sorta di intrinseca e tragica fatalità, con Tecla s’intende  infatti  cuore colpevole, e la sua colpa aveva lineamenti meravigliosi e una voce armoniosa. La sua colpa aveva un nome e si chiamava Aldo.

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Chiarore lunare

E fu una notte, su un terrazzo pieno di stelle , che Tecla lo vide.

Le parole del giovane struggevano come fuoco liquido, e fu così, che dinnanzi al suo cuore di ghiaccio, la pietra  virtù della donna vacillò e giganteggiò, immenso, l’Amore.

La fanciulla comprese ogni poesia, ogni respiro e sussurro di aedi antichi, si riconobbe in ogni amante, in ogni amore, si percepì in ogni verso e in ogni chiasmo.

Furono travolti dall’Eterno sentimento, e sotto la coperta del cielo,nelle lunghe notti d’estate, navigarono spesso lungo la costa, al chiarore della luna.

Lo sconfinato Golfo di Napoli li proteggeva, si sentivano sicuri nel suo abbraccio.

Ma una notte, ebbri di discorsi d’amore e di baci, una crudele sorte si abbattè su di loro.

-Aldo, il mare è  troppo nero, non ti sembra che siamo lontani dalla sponda?

-Io t’amo, Tecla.

-Io ti amo, Aldo. Perché il barcaiuolo tace?

Vi fu un lampo, uno strillo acuto, e un ghigno di vendetta su uno sguardo indemoniato. Bruno era lì, davanti agli amanti, cieco di rabbia, contratto dalla collera. La barca si capovolse.

Aldo e Tecla si baciarono un’ultima volta, e nella tenerezza di quell’ abbraccio morirono,  assieme al marito offeso.

L’hai tu vista, L’hai tu vista la barchetta fantasma?

Così che non tutti riescono, non tutti possono.

Tra gli scogli del mare, tra i turbinii più profondi, c ’è chi può scorgerla, chi può vederla. Rivive con loro l’eterno bacio, l’eterno odio, il fine ultimo del loro amore, ma non tutti sono all’altezza.

Solo chi ama bene, solo chi ama intensamente può contemplarla. E nei silenzi delle sere, tra il cantilenare delle onde, questa prova d’amore, infallibile e nefasta.

-Arianna Giannetti

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