La tavola natalizia napoletana è una tavola che non lascia molto spazio all’inventiva di chi – in casa – si occupa della gestione della cucina.

Questo perchè la tavola imbandita, che nella smorfia napoletana ha il numero 82! – dalla sera della Vigilia di Natale al giorno di Santo Stefano – segue una tradizione culinaria fortemente radicata nel tempo, quasi impossibile da sradicare, al massimo da arricchire con altre pietanze.

La tavola natalizia: la biancheria del corredo

La tavola delle feste è riccamente decorata. E’ quella per la quale si prepara la biancheria migliore. Tovagliati conservati nei cassetti per un anno intero, iniziano a fare capolino sin dai giorni immediatamente precedenti per essere pronti all’uso, sin dalla sera della Vigilia.

Il menù della tradizione

Il menù napoletano dei giorni di Natale, è un menù che poco spazio lascia all’inventiva. E’ un menù tradizionale, che porta in tavola tutta la cucina campana di mare e di terra, a partire dall’antipasto fino ad arrivare al dolce.

La tavola natalizia della sera della Vigilia

Un menù predefinito!

Dall’antipasto a base di prosciutto e mozzarella (rigorosamente di bufala campana), accompagnato da una ricca pizza ripiena con le scarole, al primo a base di spaghetti con le vongole (se veraci, ancora meglio) arrivando ai must del cenone della Vigilia: capitone e insalata di rinforzo, fino al dolce, dove sono sì ammessi pandoro e panettone, ma non devono mancare struffoli, roccocò, mostaccioli e dolci siciliani, come i cannoli, ma soprattutto le cassatine!

In particolare il capitone, quasi il protagonista principale, il serpente del mare mangiato la sera in cui si aspetta la nascita del Cristo.

Significati e tombola nel menù napoletano

Una sorta di vittoria del Bene sul Male, il capitone a simboleggiare il male (un serpente, come nell’iconografia cattolica tradizionale simboleggia il diavolo) mangiato da chi aspetta il Bene.

E friggendo il capitone, aggiungere baccalà essiccato e sotto sale ma precedentemente dissalato a ammorbidito, anche la così detta frittura di paranza (fatta generalmente di moscardini, gamberi e treglie), non si tradisce la tradizione che vuole il pesce, per la cena della Vigilia.

Al capitone, la smorfia napoletana, nella tombola, ha dedicato il numero 32!

E i contorni? Broccoli di Natale, ma soprattutto la tradizionalissima insalata di rinforzo!

E poi, perchè no, ciociole (noccioline varie), frutta fresca come il melone, protagonista anche sul presepe, appeso ai lati delle sue botteghe e quella secca, ma soprattutto i dolci!

La tavola natalizia tra Natale e Santo Stefano

Il tempo dell’Avvento è un tempo estremamente diverso da quello della Quaresima, poichè non è fatto di privazioni, infatti non sono previste giornate di digiuno come invece i venerdi quaresimali.

Ciononostante la sera della Vigilia si predilige un menù di pesce, considerato un menù leggero, un po’ come il Giovedì e il Venerdì Santo, ma senza la zuppa di cozze che resta prettamente pasquale.

Ne consegue che, a Natale e a Santo Stefano, la protagonista è la carne, nello specifico brodo di carne il 25 Dicembre, minestra maritata il giorno dopo!

Il 27 dicembre

E’ una sorta di day after. Il giorno dopo la battaglia.

Dopo tre giorni di piatti generosi, ricchi ed abbondanti, la tavola natalizia napoletana si arresta, nell’attesa delle celebrazioni delle festività di Capodanno.

Non resta che lasciar trascorrere gli ultimi giorni, fino all’Epifania e poi, come un famoso detto recita: Doppo Natale friddo e famme’!

Crediti immagini:

le immagini inseriti sono state realizzate dall’autrice, l’immagine di copertina è fatta con AI

la tavola natalizia napoletana

Sitografia di riferimento

https://blog.giallozafferano.it/vickyart/ricetta-menu-di-natale-napoletano/#google_vignette

https://storienapoli.it/2023/12/03/i-dolci-siciliani-nel-natale-napoletano/

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